«Quei dossier vanno salvati»

«Quei dossier vanno salvati» LA PROPOSTA PEI GOVERNO DIVIDE POLITICI E STUDIOSI «Quei dossier vanno salvati» Gli storici: anche le buste sono «prove» spionaggio Mario Baudlno WSmmm Idossier dei servizi segreti possono essere sì stati raccolti in modo illegale, essere infarciti di calunnie e pettegolezzi, ed essere infine «privi di interesse per lo Stato», come ha detto il vicepresidente del Consiglio, Mattarolla, ma queste non sono buone ragioni per distruggerli. Anzi, al contrario. Le bugie, le storiacce sessuali vere o inventate, le fantasie sulla camera da letto e tutta la possibile spazzatura messa insieme da 007 al servizio di questo o quel politico contro l'altro sono materiale storico. Perché esiste anche una storia del costume, o per usare le parole di Gabriele De Rosa, una «storia dell'ignominia» che si occupa di come e perché nei secoli si sono montati castelli di menzogna. Al di là delle polemiche strettamente politiche, questo è il giudizio dolla maggioranza degli storici, dopo l'editoriale di Massimo L. Salvadori sulla Stampa di ieri che chiedeva al governo di non dar seguito alla decisione di distruggere i dossier «illegittimi» raccolti in passato dai servizi segreti, di non «cestinare la storia segreta». Con lui ò perfettamente d'accordo Nicola Tranfaglia: «Tutta la nostra esperienza, soprattutto nel campo della contemporaneistica, è che abbiamo bisogno di consultare non solo i documenti ufficiali, ma anche di poter vedere quelli che Norberto Bobbio chiama gli "arcana imperii". Se poi siano informazioni raccolte lecitamente o meno, dal punto di vista dello studioso è irrilevante. Lui dovrà stabilire semmai se sono attendibili». Ci pensa già la storia a distruggere, tra guerre, incendi, crolli, o l'era telematica che sta spingendo la carta in un angolo. Non diamole una mano, dice in sostanza Tranfaglia. Nemmeno in nome della privacy. «Posso capire questa necessità, anche se ritengo abbastanza pericolosa la crescente preoccupazione per la privacy. Ma non dico di pubblicare, dico di conservare. Per esempio, la famiglia Moro ha lasciato uun archivio privato dello statista ucciso, di notevoli dimensioni, a condizioni che per 70 anni non sia visibile. Questo si può capire. Il "mai" è assurdo». Assurdo? C'è un'obiezione non irrilevante, il «mai dire mai» delle vicende italiane. C'è il problema che i dossier «illegali» sembrano piuttosto difficili da tenere a bada, sono un'arma di ricatto, una mina contro lo Stato di diritto, In questo caso, qual è l'interesse maggiore? Storia o legalità? Si pone il problema Massimo Teodori, che in linea di principio è d'accordo con Tranfaglia, anzi aggiunge come secondo lui sarebbe necessario non solo conservare, ma anche «rendere pubblico». Cita l'esempio degli Stati Uniti, dove sono pubblicati i dossieri segreti fino agli Anni Settanta. «Però bisogna distinguere. I documenti raccolti illegalmente vanno distrutti; non si deve tenere in circolo quella spazza- tura. Poi andrebbe stabilito che comunque i nuovi dossier devono essere resi pubblici a distanza di pochi anni: questo sarebbe un deterrente per evitare che i servizi si comportino in maniera illegittima». I servizi hanno sempre distrutto dossier. «Quando ero membro della commissione affari costituzionali, negli Anni 80, scoprimmo che facevano periodicamen¬ te "pulizia"». Non solo, ma come sostiene Giuseppe De Lutiis, consulente della commissione stragi e studioso dei servizi segreti (la sua classica «Storia» è pubblicata dagli Editori Riuniti) queste periodiche distruzioni sono state un grave intralcio proprio alla legalità. «Quando scoprimmo nell'82 i documenti del Sifar che aveva Gelli a Montevi- deo non potemmo fare confronti con quelli di Roma perché c'era stato il "grande falò" del '74, dove vennero distrutti i fascicoli illegittimi scoperti nel '68 e "congelati" senza però un controllo vero». Per De Lutiis conservare «sempre» è quindi utile sia dal punto di vista del diritto sia da quello della storio- ?rafia. E decidere un nuovo alò, ora, mentre è in discussione «una riforma dei servizi segreti che sembra ottima», parrebbe affrettato. Anche perché è difficile fugare il sospetto di una cattiva coscienza: distruggere documenti e anche salvare documenti, aggiungiamo noi, è sempre un'operazione di «riscrittura» della Storia ad opera del Potere. Un Potere assoluto non ha problemi ad assumersi una responsabilità del genere. Ma una democrazia? Su questo tema, Teodori è categorico. «Il vero problema è la commissione che dovrà distinguere i documenti illegittimi e calunniosi da quelli che si devono conservare. Non può essere una commissione governativa, ma non può nemmeno essere "consociativa", con scambi di cortesie tra maggioranza e opposizione. Ci vogliono commissari dotati di assoluta estraneità allo iorze politiche e di alta competenza». Difficili da scova re? Forse no, ma attenti ai criteri, Insiste Franco Frattini, p. adente della Commissione Parlamentare sui servizi segre ti. .'L'arbitro è tutto. Non si può, proprio mentre si sta far. lido una riforma dei servizi, cavarsi d'impaccio con un ripulitura degli archivi». Questa è la risposta al politi co. Che cona dice invece allo storico che chiède di conserva re e basta? «•Mie purtroppo l'embargo totale è difficile. Ci sono tre categorie di atti: quel li che possono avere una rile vanza penale, quelli che riguardano i rapporti tra forze politiche e potenze straniere, e altri semplicemente lesivi della reputazione di privati, dalla Rai al Vaticano. E' evidente che questi ultimi vanno distrutti, e gli altri assolutamente no. Le Faccio un esempio: abbiamo trovato un dossier che va fino al '91, dedicato alle correnti della De romana. Ci sono dentro cose ignobili». Sarebbe appunto «storia dell'ignominia"». «Già, ma i casi simili ritengo che sia pericoloso conservare notizie puramente calunniatorie». Frattali: ma le calunnie contro i cittadini non servono a nessuno m ■ srvv Sopra: Franco Frattlni' » » v I dossier: materiale storico ' o carte prive di vero interesse?

Luoghi citati: Roma, Stati Uniti