Un giorno prigionieri in fondo alla grotta

Un giorno prigionieri in fondo alla grotta Erano rimasti intrappolati in una cavità allagata dall'ultimo nubifragio, senza vie d'uscita Un giorno prigionieri in fondo alla grotta Due speleologi salvati a500 metri di profondità nel Cuneese Giulio Geluardi inviato a MONESt Salvi. Sono salvi i due speleologi piemontesi bloccati per 24 ore in una grotta profonda oltre 800 metri del massiccio del Marguareis, immensa montagna di granito che fa da spartiacque tra le province di Imperia e di Cuneo. La cavità che stavano esplorando si è improvvisamente riempita d'acqua dopo un terribile nubifragio impedendo ai due la'risalita verso la salvezza. I soccorritori, dopo 10 ore di tentativi, li hanno raggiunti a circa 500 metri di profondità: con le loro ultime foize stavano tentando da soli la pericolosa risalita verso la luce. L'incidente è accaduto giovedì sera al Passo del Duca, lungo l'ex strada militare d'alta montagna che collega Monesi in provincia di Imperia à Limone Piemonte, resa tristemente famosa dall'incidente accaduto al comico Beppe Grillo con il suo fuoristrada in cui vi furono due vittime, e dalla tragedia che qualche anno fa aveva visto ben nove speleologi imperiesi vittime di una valanga ali uscita di una grotta. I due appassionati di esplorazioni sotterranee si chiamano Riccardo Pozzo, 29 anni di Biella e Daniele Crossato, di 33, abitante a Torino, entrambi molto esperti. Facevano parte di un gruppo di cinque persone, fra cui Maurilio Chieri di Barge in Valle Po e Walter Calieri, medico del reparto Rianimazione dell'ospedale di Cuneo. Con loro anche un appassionato sanremese di cui il Cai non ha fornito le generalità. Questi ultimi si erano dati appuntamento mercoledì sera al Rifu¬ gio Morgantini, 2300 metri d'altitudine, nel Comune di Briga Alta, nel cuore delle Alpi Marittime. L'area è molto frequentata dagli speleologi non soltanto italiani ma anche francesi e statunitensi per la grande quantità di ricchissimi percorsi sotterranei che la natura carsica della regione ha permesso di formarsi nei millenni. Il gruppo dopo aver raggiunto il campo base si era unito e dopo circa un'ora di cammino, aveva raggiunto l'imboccatura della grotta Cappa, la cui ultima parte è ancora in via di esplorazione. La discesa è stata fatta di notte, abitudine frequente fra gli speleologi. Poi giovedì sera Chieri, Calleri e il sanremese avevano deciso di risalire. Pozzo e Crossato avevano invece stabilito di fermarsi ancora, nella parte più profonda, e di tornare al campo base al massimo venerdì mattina. L'incidente è avvenuto nella tarda serata. Un nubifragio di grande intensità si è abbattuto sulle Alpi Marittime, provocando persino danni alla Riviera di Ponente. Nel giro di pochissimo tempo la grotta, attraverso il complicato sistema carsico dell'area, si. è riempita d'acqua. I due speleologi sono stati sorpresi nella parte più bassa della caverna a circa 650 metri di profondità: devono la loro vita alla prontezza di riflessi. Si sono immediatamente messi al riparo su uno sperone di roccia per evitare la furia del torrente sotterraneo. Ogni via d'uscita, da quel momento era bloccata: l'acqua in pochi minuti aveva allagato tutti i passaggi per tornare indietro. Per i due speleologi sono cominciate ore d'angoscia, anche se gli appassionati di questa disciplina sanno che i soccorsi scattano nel più breve tempo possibile. Quando ieri mattina gli altri compagni hanno visto che Pozzo e Grossato non uscivano, hanno capito che era successo qualcosa. L'allarme è scattato immediatamente. Si è messo in moto il Corpo nazionale di Soccorso Alpino e Speleologico che fa capo al Cai. Sono intervenute alcune squadre trasportate dall'elicottero dei vigili del fuoco, del 118, e la Guardia di Finanza. E' scattata una lotta contro il tempo. Il timore era che l'acqua anche se non travolti, avesse potuto toccare i due speleologi: in una grotta come la Cappa, freddissima (la temperatura raggiunge i 2 gradi) e alcune pareti sono ricoperte di ghiaccio, avere le tute bagnate può voler dire morire di freddo. Sotto le direttive del responsabile del Cai Alberto Ubertino, nella grotta che si apre subito con un abisso, già nella prima mattinata si sono calate tre squadre, di cui facevano parte anche due medici. Per prima cosa è stata approntata una linea telefonica fra la base e la squadra avanzata. Per dieci ore ben 14 speleologi hanno tentato di raggiungere il punto dove Pozzo e Grossato potevano trovarsi. Finalmente alle 18 il contatto: i soccorritori hanno sentito gridare e si sono trovati davanti Riccardo Pozzo che, aveva quasi completato la risalita, ed è tornato alla luce dopo le 22. Il suo compagno, poco più indietro, è riemerso nella notte. I medici li hanno visitati, sono in buone condizioni. I due devono la vita alla loro prontezza di riflessi: si sono riparati su una roccia ed hanno evitato la piena del torrente sotterraneo Ma le acque hanno bloccato per ore i cunicoli per risalire in superfìcie A dare l'allarme ieri mattina gli altri compagni di cordata Si temeva per la vita dei due piemontesi a causa della bassa temperatura Nelle operazioni di soccorso sono state impegnate fino a sera 14 guide Possano • ^Drenerò # Mondovì CUNEO • • Piemonte ^ Ceva j *■ ./SAVONA ITALIA <? o" I due speleologi sono riusciti a risalire la deviazione e a mettersi in salvo dalle acque che hanno riempito il pozzo che si trova a 600 metri dallimbocco delia-grotta. I soccorritori li hanno recuperati perche l'acqua e defluita. MASSICCIO DEL M ARGU AREI5 Imbocco grotta a quota 2200 metri; larghezza pozzo 80 metri CIMA DELLA FASCIA