Fede, fucili e oro nero di Domenico Quirico
Fede, fucili e oro nero Dietro il conflitto, secoli di odio e il «grande gioco» del petrolio Fede, fucili e oro nero Domenico Quirico «Aspiriamo alla vittoria e al paradiso» ha gridato ieri Shamil Bassaev, spada dei credenti, vendicatore del popolo daghestano, e incubo permanente dei russi nel Caucaso. Più di cento anni fa, nel 1824, un altro sceicco pronunciò le stesse parole. Voleva scacciare altri russi vestiti con le divise verdi dello zar, che già allora occupavano queste terre croce dei geografi, dove l'ondata delle razze si intorbida in trenta dialetti. L'Imam Shamil brandiva un'arma formidabile, come Bassaev, a cui i russi, allora come oggi, oppon- Sono solo i loro goffi maneggi: i fede. L'esercito con cui inflisse sanguinose unghiate alle truppe zariste era affilato dall'ardore dei discepoli della «Naqsbandiyah», una setta di puri dell'islam; una delle tante confraternite che, tra le montagne dove secondo un proverbio russo Dio dopo aver creato il mondo ha gettato tutti i popoli che erano avanzati, da secoli coltivano i loro santi ardori. In questo selvaggio groviglio di pietre grigie, altipiani pieni di sconsolata malinconia, crateri vuoti che degradano verso il Caspio è cresciuto un islam che è di nuovo solo guerra e preghiera, dove i credenti non devono saper fare che tre cose, combattere, leggere il corano e pregare. E' la stessa religiosità aspra e feroce che si è sviluppata nelle sabbie morte dell'Arabia, quando la setta w ah abita riconquistò la Mecca scacciandone musulmani diventati sapienti ma scettici, è la fede dei grandi mistici-politici come Gemei Heddin che proprio dal Caucaso hanno indicato al¬ l'Islam la via della riscossa contro l'Occidente. Il Daghestan è l'unico caso al di fuori del mondo arabo in cui la lingua della fede è rimasta, ostinatamente, quella di Maometto. Qui la gente chiama gli uomini di Allah «gli arabisti» perché da dodici secoli pronunciare il nome di Allah con altra lingua sarebbe bestemmia. Per i guerriglieri di Bassaev c'è solo ciò che è comandato, ciò che è indifferente e ciò che è proibito. In questo mondo semplificato dal Corano i kalashnikov e i cannoni sono le varietà moderne dell'antichissima spada di Maometto. Il loro sogno è la ricostruzio¬ ne dell'emirato del Caucaso di Shamil, una democrazia teologica retta dal consiglio dei saggi e dalla decima imposta dalla sharia, che resistette agli attacchi dei russi fino al 1859. A Shamil, sconfitto, lo zar consentì di andare a morire alla Mecca. Eltsin non sarà certo così magnanimo. Mosca sa bene che i fondamentalismi sono una sorta di lotta permanente combattuta con le parole, le idee e nei casi estremi i proiettili; con ogni tipo di arma , a volte presa in prestito al nemico: come il petrolio. E' quello estratto nel Caspio che oggi viaggia lentamente su lunghe, preziose tradotte dalla capitale daghestana Mattimeli ka la verso il Mar Nero. L'oleodotto ceceno, antico, sforacchiato dalle esazioni dei fratelli ceceni, è chiuso. Le nuove vie del petrolio sono ancora righe sottili su fogli di carta. Bassaev in nome della fede vuole un altro prosaico dono di Allah: i diritti di transito sull'oro nero. Il sogno dei guerriglieri di Bassaev è la ricostruzione dell'emirato del Caucaso creato più di cent'anni fa dall'Imam Shamil
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