«E' pronto il conflitto del Duemila»

«E' pronto il conflitto del Duemila» «E' pronto il conflitto del Duemila» Zoellick: Pyongyang e Golfo i punti più caldi intervista Maurizio Mofinari WASHINGTON ROBERT B. Zoellick è uno degli uomini che «pensa» la politica americana in Asia nei fòri che contano: dall'Università di Harvard all'Aspen Institute. Nominato dall'AmrninÌ8trazione Clinton nel Consiglio politico del Dipartimento della Difesa, durante la presidenza di George Bush venne chiamato alla Casa Bianca e sono in molti a Washington a sconnettere che se George Bush ir. dovesse vincere nel novembre del 2000 sbarcherebbe nei piani alti del Dipartimento di Stato. Può davvero scoppiare la guerra fra la Cina e Taiwan? «La Cina non sta per attaccare Taiwan ma a Pechino sono in molti a chiedere di assumere una posizione più rigida. Non è chiaro se questa è la posizione del governo, di chi vuole condizionare ilgoverno o so si tratta piuttosto di una grande campagna di intimidazione nei confronti di Taiwan. In Cina c'è chi è rimasto molto contrariato dalle dichiarazioni nazionaliste del presidente di Taiwan, Lee Teng-Hui, ma anche chi si rende conto che un'escalation con Taiwan non potrebbe non avere serie conseguenze nel rapporto con gli Usa». Perché la Cina Popolare sta diventando più aggressiva? «La Cina attraversa un momento di forte instabilità interna. La messa al bando della setta Fa km Gong conferma la disperazione sociale che c'è in tutto il paese. L'economia non sta andando bene come pensavano. L'incapacità di centrare l'obiettivo dell'adesione all'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) ha portato a divisioni inteme. E poi sono venute le dichiarazioni di Lee. La leadership cinese in questo momento è in ritiro e sta decidendo quali passi compiere. Da questi incontri usciranno scelte più chiare». L'America ricorrerebbe alla forza per difendere Taiwan? «La Cina vuole dimostrare a Taiwan la sua risolutezza: lancia missili, sbarca i soldati sugli isolotti, minaccia. Ma la Cina non ha dimenticato che nel 1996 la risposta Usa non mancò: inviammo due squadre navali. Non è nell'interesse cmese fare la guerra a Taiwan. Taiwan è una democrazia di 22 milioni di persone e l'opinione pubblica americana è molto attenta a queste cose. Se la Cina userà la forza la risposta Usa sarebbe puntuale e molto negativa. Pechino, mi creda, questo lo sa bene». Come uscire dalla spirale di questa crisi incandescente? «Questa Amministrazione tenterà di evitare un peggioramento dei rapporti. L'occasione è in settembre, quando è in programma un incontro con il presidente Jiang Zemin. Potrebbero tornare a parlare di Wto per capire se su questo terreno si può lavorare per sciogliere le altre tensioni regionali». Come ad esempio la Corea del Nord? «Ci sono due buoni candidati per la prossima guerra sul pianeta: la Corea del Nord ed il Golfo Persico. Siamo molto preoccupati per gli sviluppi in Nord Corea. La società e lo Stato sono a pezzi, 2 milioni di persone sono morte di fame negli ultimi 3 anni e l'aggressività contro i vicini è superiore a quella che la comunità internazionale può accettare. I negoziati degli ultimi 5 anni hanno portato a una pericolosa dinamica: in Corea del Nord da un lato riceve aiuti e dall'altro sviluppa i missili a lunga gittata». Si parla di un nuovo test... «Se dovessero fare un altro lancio sperimentale la reazione del Giappo ne sarebbe durissima, sarebbe diffici¬ le per la Corea del Sud mantenere la politica di apertura e verrebbe pregiudicato ogni sostegno americano alla ripresa dei rapporti. Il rischio è che azioni imprevedibili della Corea del Nord facciano precipare gli eventi, il problema potrebbe esplodere». Ma il vero incubo dell'Asia è l'escalation nucleare fra India e Pakistan. Come fermarla? «La lunga disputa sul Kashmir è la miccia della pericolosa crisi fra due potenze nucleari. Bisogna però prima evitare l'escalation. Gli Stati Uniti l'hanno fatto recentemente ottenendo dal Pakistan il ritiro delle truppe sconfinate nel Kashmir. Dovranno essere in grado di ripetersi anche se la responsabilità sarà di altri». IpUl GURU DELLA POLITICA AMERICANA iN ORIENTE

Persone citate: Clinton, George Bush, Jiang Zemin, Maurizio Mofinari Washington Robert, Teng, Zoellick