Pechino minaccia di invadere Taiwan di Franco Pantarelli

Pechino minaccia di invadere Taiwan Si apre un altro fronte di crisi in Asia: la Gorea del Nord si prepara a un test missilistico Pechino minaccia di invadere Taiwan Gli Usa: se lo farete, noi interverremo Franco Pantarelli NEW YORK Forse si tratta solo di parole, ma sono state sufficientemente dure da far salire di colpo la tensione attorno alla disputa fra la Cina e la sua «provincia ribelle» Taiwan e di conseguenza nei rapporti fra Pechino e Washington. E come se non bastasse, la Corea del Nord ha annunciato che da un momento all'altro sperimenterà il suo missile «Taepodong 2», capace di raggiungere la Corea del Sud, il Giappone e perfino il territorio degli Stati Uniti, intesi come Alaska, sicché di colpo quella zona del mondo è diventata il «punto caldo» del momento. Quelle «ufficiali», di parole, sono state riferite da Douglas Paal, un esperto di Cina che ha fatto parte del Consiglio per la sicurezza nazionale di Washington. Alcuni esponenti del governo cinese, ha detto Paal, gli hanno fatto presente che Pechino considera le dichiarazione fatte la settimana scorsa da Lee Tenghul, il Presidente di Taiwan, «più seriamente» di quanto non abbia considerato la visita che lo stesso Lee fece negli Stati Uniti nei 1955. Allora i cinesi si arrabbiarono cosi tanto per quello che consideravano un «tradimento» americano (gli Stati Uniti erano impegnati ad avere con rosa "che le loro navi da guerra presero a pattugliare aggressivamente le acque dell'isola e a uh certo punto furono anche sparati doi missili nelle sue vicinanze, i Ora, hanno spiegato / gli esponenti cinesi a PaaK le parole di Leo Teng-hul, che ha chiesto una trattativa con Pechino «da Stato a Stato», devono essere «punite» perché la Cina le considera estremamente «sfacciate». Se non saranno ritirate Pechino potrebbe essere «costretta» a «passare all'azione». La risposta americana, sempre «ufficiale», è venuta da un ammiraglio, Timothy Keating, comandante della flotta che ha appena concluso una manovra congiunta con Thailandia, Malaysia e Singapore. «I cinesi - ha detto - impareranno a loro spese che so intraprenderanno ogni tipo di azione, contro Taiwan o chiunque altro, avranno a che fare con la Marina americana», Il Pentagono non ha voluto commentare quelle parole da «cow boy» del suo ammiraglio, ma nel frattempo si èTaiwan solo rapporti rigore mente non ufficiali) che saputo che altre parole, non ufficiali ma molto più dure, sono corse nei giorni scorsi fra cinesi e americani. A riportarle è stato ieri il «New York Times» in un articolo piazzato nel mezzo della sua prima pagina, Secondo le fonti del giornale, i diplomatici cinesi a Washington hanno «avverti- to» il dipartimento di Stato che gli Stati Uniti farebbero bene a starsene tranquilli nel caso di un'azione armata cinese contro Taiwan e che gli americani hanno risposto che se quell'attacco avverrà, l'unica cosa che Pechino potrà aspettarsi sarà la rappresaglia americana. Poi la Casa Bianca ha smentito il reportage del «New York Times», ma non del tutto. Per esempio David Leavy, il portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, ha detto che «ogni decisione cinese di risolvere la sua disputa con Taiwan al di fuori dei mezzi pacifici sarebbe motivo di grave preoccupazione». Questo ha scatenato tutti gli «esperti» di qui, che hanno preso a «prevedere» in che termini l'azione militare cinese potrebbe avvenire e quali potrebbero essere i suoi obiettivi. Probabilmente, dice uno dei più accreditati di quegli esperti, Robert Suettinger, una ex spie! ora al Brooking Institute, ci sarà un ammassamento di mezzi militari nella provincia del Fujian, che si trova proprio di fronte a Taiwan, e dopo la celebrazione del primo ottobre, il cinquntesimo anniversario della rivoluzione cinese, scatterà l'operazione contro l'isola in cui appunto cinquant'anni fa si rifugiarono gli sconfitti nazionalisti di Chang Kay Shek, forse con l'occupazione simbolica di qualcuna delle isolette disabitate che la circondano. Washington si chiede atterrita che cosa sarà «costretta» a fare nel caso che quella previsione si avverasse. Intanto però - si diceva - c'è l'esperimento missilistico annunciato dalla Corea del Nord a complicare le cose in quella zona di mondo. Il Giappone, in vista del lancio del «Taeopong 2», ha già messo in allerta la sua Marina, ma gli americani a quanto pare non disperano di dissuadere Pyongyang. La loro ultima, discreta mossa, riferiva ieri il «Los Angeles Times», è stata quella di offrire ai nordcoreani la fine dell'embargo in cambio della sospensione dell'esperimento. Quell'embargo dura da quasi cinquant'anni, è perfino più vecchio di quello contro Cuba. L'idea che gli americani siano disposti a rinunciarvi la dice lunga su quanto quel missile, che potrebbe minacciare la stabilità dell'intera zona, li preoccupi. Per l'attacco all'isola una data simbolica il primo ottobre cinquantesimo anniversario della rivoluzione maoista Hill Hill A sinistra, quotidiani cinesi. A destra un aereo militare nella basa dlTaipel I due rivali: à fianco Lee Teng-hui presidente di Taiwan. A sinistra jiang Zemin, presidente della Cina

Persone citate: Brooking, Chang Kay Shek, Douglas Paal, Hill Hill, Lee Teng-hui, Paal, Robert Suettinger, Timothy Keating