«Martinazzoli non lasciarci»

«Martinazzoli non lasciarci» Franceschini: dovrebbe almeno aspettare il congresso in cui decideremo il nostro futuro «Martinazzoli non lasciarci» Sul Ppi lo spettro di un altro strappo ROMA C'è già chi sta preparando l'inno del nuovo partito del Nord e chi vagheggia un nome: «Mi piacerebbe 'Popolari per l'autonomia e la libertà'...», dice Lino Duilio, deputato lombardo del Ppi. Gli amici di Mari mazzoli sono sicuri che stavolta il loro tormentato leader terrà duro dopo la decisione di tornare in politica e di farlo con due operazioni: creando (subito) un movimento nordista e federalista parallelo al Ppi e sfidando (nella primavera 2000) Roberto Formigoni per la presidenza della Regione Lombardia. E in prospettiva Martinazzoli immagina, in tandem con Prodi, di creare un polo cattohco-liberale in grado di competere con i Ds per la leadership del centro-sinistra. . E il lavorìo organizzativo è così avanzato che nelle ultime ore, ha preso corpo l'ipotesi che lo strappo si consumi prima del congresso del Partito popolare, previsto a partire dal 30 settembre. Gli amici di MartinazzoU hanno infatti deciso di lanciare il progetto in una manifestazione che si terrà al PalaTenda di Brescia il 24 o il 25 settembre, a pochissimi giorni dall'inizio di un difficilissimo congresso del partito popolare, chiamato ad eleggere il successore di Marini e a dare una nuova linea politica al partito. Certo, Martinazzoli e i suoi amici sono intenzionati a dar vita ad un movimento, ma non hanno ancora deciso la profondità di quello strappo e neanche se parteciperanno o meno al congresso del Ppi. Ma la sola ipotesi di un divorzio inquieta assai un partito oramai dissanguato. Dice il presidente del partito Gerardo Bianco: «Penso che Mino stia cercando nuovi percorsi, ma sempre all'interno di un rilancio del Ppi...». E poi con un pizzico di ironia: «Non vorrei che si ripetesse il percorso di coloro che se ne vanno e più tardi chiedono di riunificarsi. Sì, ci vorrebbe una logica più aristotelica che hegeliana...». E il vicesegretario del Ppi (e candidato alla segreteria) Da¬ rio Franceschini: «Spero che MartinazzoU non abbia già deciso di uscire dal partito, personalmente la valuterei una scelta sbagliata: il 30 settembre non è fra due anni. E al congresso i popolari non sceglieranno soltanto un segretario, ma soprattutto decideranno del proprio futuro. I bilanci si potranno fare soltanto dopo». Ma c'è un elemento che accelera il distacco degli amici di MartinazzoU dal Ppi: i popolari si stanno avvicinando al congresso deUa verità con una Uturgia complessa, per certi versi piùbizantina di quella di alcuni congressi della de. Ancora oggi non si sa quanti saranno i candidati alla segreteria: Marini - come sussurrano i malevoU - si ricandiderà, oppure gli basterà essere protagonista del congresso e kingmaker? Pierluigi Castagnetti, capofila della opposizione interna e «ulivista» è candidato comunque o soltanto se troverà un accordo con Marini? E Dario Franceschini (ben visto da MattareUa, dalla Bindi e dalla Jervolino) avrà o no l'appoggio, tante volte sbandierato, di Franco Marini? E De Mita da che parte farà pendere la bUancia? Dice DuiUo: «Non abbiamo ancora deciso se i nostri delegati parteciperanno al congresso del Ppi: se si profileranno le solite Uturgie, non andremo certo ad arruggirdrci a Roma. Certo, se il congresso fosse l'occasione per un evento, per una cesura vera, per far nascere un partito veramente federato, beh allora potremmo partecipare». Ma MartinazzoU e i suoi amici non sono un gruppo e tanto meno una corrente. Al dunque sarà lui a decidere il da farsi al ritorno (previsto a Brescia il 20 agosto) daUa vacanza a Salina. L'ex sindaco di Brescia ha gà spiegato ai suoi amici che anche in caso di divorzio, il nuovo movimento dovrà mantenere un legame con il Ppi, mentre con i Democratici di Prodi è probabile che si vada ad un rapporto preferenziale, ad un patto federativo. Anche perché - e questa potrebbe essere una vera novità - da qualche tempo si sta lavorando affinché in alcuni re gioni-laboratorio (Lombardia e Veneto in particolare) si sperimentino liste unitarie di tutti i partiti del centro-sinistra esclusi i Ds, un replay della «Margherita» trentina. Dice Franco Monaco, deputato milanese dell'Asinelio: «Per vincere bisogna sperimentare formule nuove che ripetano il metodo che fu dell'Ulivo». E oltre a Martinazzoli, candidato alla presidenza della Regione Lombardia, Monaco ipotizza in Veneto due nomi: «Tognana, il leader degli industriali del Triveneto o l'imprenditore Margotto». [f. mar.] L'ex segretario della De e del Ppi Mino Martinazzoli