Par condicio «Giallo» sul ritardo

Par condicio «Giallo» sul ritardo Ddl al Quirinale Par condicio «Giallo» sul ritardo Maria Grazia Brurzone ROMA D'Alema o l n Due settimane di scontri e la par condicio è già diventata il tormentone d'agosto. Ma a tanto attivismo verbale corrisponde un'insospettabile flemma sul versante dell'attività legislativa. A tutt'oggi il disegno di legge non è stato assegnato a uno dei due rami del Parlamento. E non solo perché le Camere sono chiuse. Il testo approvato dal governo il 4 agosto è fermo al Quirinale in attesa del «via libera» del Capo, dello Stato, costituzionalmente necessario per tutti i ddl di iniziativa governativa. Siamo di fronte a una freddezza di Ciampi nei confronti di una proposta a cui D'Alema ha attribuito un significato addirittura «etico»? Nessun giallo, all'apparenza. Semplicemente il testo e arrivato al Quirinale da tre giorni. Quando il Presidente era già partito per la Maddalena. Ciampi lo esaminerà insieme ad altri provvedimenti del governo quando, a cavallo di Ferragosto, farà una puntata nella capitale. Né c'è da attendersi sorprese da parte del Presidente, che in questi giorni ostenta tranquillità. Come chi ritiene che lo scontro in atto sia frutto di un'effervescenza agostana. Affezionato all'idea di un dialogo riformatore fra i Poli, Ciampi è fiducioso che a settembre il Parlamento possa Uovare una soluzione consensuale sia sulla par condicio sia sul conflitto di interesse. Tanto più che ai suoi occhi tutti i protagonisti dello scontro hanno un minimo comune denominatore: riconoscono che qualcosa, per risolvere il problema, si dovrà lare. Resta da capire perché il governo ha tardato a mondare avanti un provvedimento su cui sembra scommettere. «Tanto le Camere sono cTrfuse», sì dice, ma pare uria spiegazione superficiale. In realtà c'è chi vede una ragione più sottile, legata alla consapevolezza che l'intera materia è terreno minato. E mette in relazione tanta cautela con ria disponibilità a discutere avanzata sia dal vicepresidente del Consiglio MattareUa, che nel chiedere all'opposizione un «linguaggio più misurato» sottolinea come quello del governo non sia un decreto ma un dell, quindi modificabile. Sia da parte del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Minniti il quale, pur difendendo il provvedimento, chiede agli alleati di avanzare «proposte alternative», ma «altrettanto efficaci» di quelle del governo. E un'apertura a ridiscutere la parte sulle emittenti locali - che minacciano un referendum - viene ripetuta dal sottosegretario alle Comunicazioni diessino Vita. Sollevando forti perplessità del verde Paissan, perii quale lasciarle fuori «sarebbe sbagliato»: «Coi collegi uninominali le tv locali contano ben più di Canale 5. Oltre il tatto che lo spese elettorali esploderebbero, con rischi di corruzione da non sottovalutare». D'Alema

Persone citate: Ciampi, D'alema, Maria Grazia, Minniti, Paissan

Luoghi citati: La Maddalena, Roma