«Cambiamo la condizionale» di Giovanni Bianconi

«Cambiamo la condizionale» LA RIVOLUZIONE DELLE NORME. LE PROPOSTE DELL'EX VIGE PRESIDENTE DEL CSM «Cambiamo la condizionale» Grosso: un diritto dell'imputato da rivedere intervista «O! Giovanni Bianconi ROMA GGI, in Italia, non c'è alcuna certezza che la pena venga effettivamente scontata dal condannato, dopo una sentenza. C'è un'imprevedibilità che non si può più tollerare perché la pena dev'essere, al contrario, certa, chiara e prevedibile». Il professor Carlo Federico Grosso, avvocato ed ex vice-presidente del Csm, ha appena consegnato al ministro della Giustizia la relazione sulla riforma del codice penale elaborata dalla commissione che ha presieduto, e che ha lavorato per quasi un anno. Le proposte avanzate dovrebbero contribuire a ribaltare il regime di «incertezza della pena». Come, professor Grosso? «Una prima considerazione è che oggi ci sono massimi di pena troppo alti per molti reati, tanto che non vengono quasi mai erogati dai giudici». Per esempio? «Per esempio per il furto pluriaggravato è prevista una pena fino a dieci anni di carcere. Una condanna del genere non s'è mai vista, e dunque una ridefinizione più razionale, con un abbassamento del tetto, servirebbe a rendere più concreta la possibilità di comminare il massimo della pena. E ci sarebbe un altro effetto importante». Quale? «La riduzione del divario troppo ampio tra minimo e massimo. Rendendo più stretti quei margini si limita il potere discrezionale del giudice che deve calcolare la pena; è un altro modo per rendere più concrete, e quindi più efficaci, le sanzioni scritte nel codice penale». Ma una riduzione delle pene, in questo clima di insicurezza, non rischia di indebolire la risposta dello Stato alla cosiddetta microcriminalità? «Al contrario la rafforzerebbe, perché pene più basse ma certe ed effettivamente applicate hanno un valore deterrente, nei confronti dei potenziali delinquenti, più forte di quello di pene alte ma incerte e non applicate. L'obiettivo è quello di comminare realmente le pene previste dalla legge, e poi eseguirle». L'altro problema sul tappeto è proprio quello delle condanne che non vengono scontate. Come l'avete affrontato? «Noi siamo intervenuti solo sulla parte generale del codice penale, ma anche qui qualcosa si può fare. Per esempio la sospensione condizionale della pena non dev'essere, come ora, un diritto dell'imputato alla prima condanna, ma una possi¬ bilità da subordinare a certe condizioni, come il risarcimento totale della vittima. Non più un automatismo, insomma, ma il frutto di una valutazione fatta anche sul comportamento del condannato». Com'è possibile che oggi la sospensione condizionale venga concessa perfino dieci volte alla stessa persona? «Questo dipende da altre disfunzioni, ma certamente si può codificare meglio di quanto non lo sia già che dev'essere concessa al massimo due volte». Un'altra proposta della vo¬ stra commissione è quella di non prevedere più il carcere per certi reati. «Sì, perché ce ne sono molti per i quali la pena detentiva non ha senso. E' ovvio che per i reati contro la persona o contro lo Stato, come per quelli contro il patrimonio che creano maggior allarme sociale, il carcere va mantenuto. Ma io mi chiedo: che senso ha condannare a 6 mesi di galera per omicidio colposo l'automobilista che ha investito un passante? In carcere non ci andrà perché c'è la sospensione condizionale, e l'assicurazione pagherà i danni; qual è il valore di questa sanzione? Credo che abbia più senso prevedere la sospensione o il ritiro della patente». Ma così non si indebolisce il sistema penale? «Secondo me no, anche perché pene alternative come la detenzione domiciliare, un lavoro a favore della collettività, le sanzioni interdittive o pecuniarie, potrebbero essere sottratte alla sospensione condizionale. Il sistema penale in questo modo non si indebolisce, ma si razionalizza e diventa più incisivo». E per rendere effettiva la pena di chi invece deve andare in carcere, che si può fare? «Quello è un altro settore sul quale bisognerebbe intervenire, perché non è tollerabile che ci siano leggi che di fatto impediscono di andare in carcere. Non era compito della nostra commissione occuparcene, ma sarebbe auspicabile un raccordo tra le riforme nei vari settori, in una cornice di razionalità complessiva. Nel sistema penale tutto si deve tenere, è inutile affrontare solo una questione lasciando aperte le altre». Allo studio della commissione del Csm ci sono proposte come quella di ascoltare il parere delle vittime prima delle condanne o della concessione dei benefici carcerari, o l'esecuzione provvisoria della pena dopo la sentenza di prima grado. Lei che ne pensa? «Un parere alle vittime si può chiedere, fermo restando che non sia vincolante per il giudice. E' giusto ragionare su questo, perché nel codice penale vigente le vittime non sono sofficientemente tutelate, ma sarebbe un salto notevole rispetto alle attuali possibilità d'intervento delle parti civili, e al momento non suprei dare un parere preciso. Sono invece radicalmente contrario all'esecuzione anticipata della pena, così come alla riduzione dei tre gradi di giudizio, anche perché la mia esperienza di avvocato mi dice che molte sentenze vengono riformate in appello. Sarebbero invece auspicabili processi più rapidi e un maggior rigore della Cassazione nel dichiarare inammissibili certi ricorsi». «Sono radicalmente contrario sia all'esecuzione anticipata della pena sia a una riduzione dei 3 gradi di giudizio» FUORI DAL CARCERE IN DETENZIONE DOMICILIARE (scontano la pena a casa) 8036 IN SEMILIBERTA' (devono rientrare in carcere la sera) 4010 IN LIBERTA' VIGILATA (sono liberi con l'obbligo di firma presso la polizia) 1810 IN SEMIDETENZIONE (sono obbligati a rientrare in casa a un determinato orario) 1199 Al SERVIZI SOCIALI (sono affidati in prova) 2.6*463 AL LAVORO ESTERNO (dormono in carcere, lavorano fuori) 762 TOTALI 39.260 DATI ANTIGONE AGGIORNATI AL 1998 l.)ll|IIJ»j.j»W'll>ft)W» «La sospensione della pena deve essere subordinata a certe condizioni, come il risarcimento totale della vittima» 'Accanto: Carlo Federico Grosso, avvocato ed ex vice presidente del Consiglio superiore della magistratura

Persone citate: Carlo Federico Grosso

Luoghi citati: Italia, Roma