Da Treviso a Palermo: adesso basta di Marco Sartorelli
Da Treviso a Palermo: adesso basta Da Treviso a Palermo: adesso basta Gli italiani si confessano: non rinunceremo all'auto Marco Sartorelli ROMA Il partito di quelli che «l'aumento della benzina è un cosa vergognosa» è sempre esistito, ma in questi giorni ha considerevolmente aumentato il numero dei simpatizzanti. Gli italiani sono infelicemente uniti nel dichiararsi «incazzati», «rassegnati» e «sciaguratamente impossibilitati a fare a meno dell'auto». Sembra infatti essere un casa Isolato quello di Nello Scapoli, di Tresigallo, nel Ferrarese, che liquida la questione cosi: «Non me ne frega nulla. Ho sempre messo 5 mila lire di benzina alla volta, e cosi continuerò a fare». Ecco dunque un microcampionario di italiani, da Treviso a Palermo via Roma, accomunati da un cinismo doc che sembra essere l'unico antidoto trovato per sopravvivere. Camillo Corsetti, fotografo, 39 anni, romano: «Sono preparatissimo per partecipare al campionato mondiale di rassegnazione. Gli aumenti di benzina ogni due giorni mi tengono in una forma strepitosa...». Marco Ardito, 30 anni, cameriere alla Taverna Parione, ristorante a due passi da piazza Navona: «Paghiamo e basta. Quando posso uso la moto, ma lavoro fino a tardi e l'auto è senz'altro più comoda. Usare i mezzi di trasporto? E come ci torno a casa alle due di notte se i pullman non arrivano, e io dovrei addirittura prenderne due?». Già. Al quarto squillo del telefono appeso alla palina del parcheggio di via Bainsizza, zona Prati-Trionfale risponde Vincenzo Falcione, tassista, «62 anni». Il suo è un comizio-appello senza pause per respirare: «Non ce la facciamo più, non possiamo più lavorare, abbiamo sempre più spese, io spendo dalle 6 alle 7 mila lire in più ogni giorno, e poi aumenterà tutto perchè quando aumenta la benzina arriva l'inflazione». Scendiamo a Palermo. Salvatore, 23 anni, gestisce il «Bowling & games», paninoteca, iliardi, ping pong e altro. «Gli aumenti della benzina sono una catastrofe perchè nessuno ormai può fare a meno dell'auto. E poi, chi la usa per lavorare come farebbe? Qui i mezzi pubblici praticamente non ci sono». Saliamo nel mitico Nord-Est: Treviso. Corrado Zamuner, 42 anni, parrucchiere: «Se i petrolieri aumentano il costo, perchè lo Stato non diminuisce della stessa cifra la parte che finisce nelle sue tasche? Gli italiani apprezzerebbero». Meno idee e un'unica certezza per la «vedova Fantin Agostino», anni 80, pensionata: «E' tutto uno schifo». Il rappresentante-filosofo Mario Danesin, 59 anni: «Faccio 30 mila chilometri all'anno. Ero arrabbiato, sono rassegnato. Non c'è soluzione al problema. Non so neppure se lo Stato ha il potere di impedire gli aumenti». Pieghiamo verso Milano. Cristina, 33 anni, lavora alla palestra «Wellness Club». «L'aumento? Cosa cambia? Secondo lei posso cercare un ufficio comodo da raggiungere in metropolitana? Secondo lei si trova lavoro facilmente? Guardi, le cose stanno cosi: mi lamento come facciamo tutti e continuo ad andare avanti. No?». Franco Cascella, 26 anni, imbianchino napoletano trasferito a Torino, sembra darle ragione. «Aumenta la benzina? Bene, gli italiani se ne stiano a casa. Nessuno usi l'auto. Paralisi totale». Poi confessa di avere comperato una nuova auto «pochi giorni fa. Devo pur andare a lavorare». Più pragmatico Antonio Baldanza, 42 anni, operaio: «Lo Stato trattenga meno soldi sulla benzins». Fuori dal coro, Angelo Sicurella, impiegato in una concessionaria di auto a Roma: «Cosa sono 50 lire di aumento? L'italiano paga sempre con le diecimila lire, mica si accorge di mettere un goccio di benzina in meno nel serbatoio. Siamo abituati a questi piccoli aumenti. Si sa che le cose sono sempre andate così». Sembrava non mentisse. Qualcuno si chiede:* Perché lo Stato non taglia una parte di quanto mette in cassa?»
Persone citate: Angelo Sicurella, Antonio Baldanza, Camillo Corsetti, Corrado Zamuner, Fantin Agostino, Ferrarese, Franco Cascella, Mario Danesin, Vincenzo Falcione
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