Benzina, tregua per Ferragosto di Raffaello Masci

Benzina, tregua per Ferragosto Compromesso tra governo e petrolieri. Nel mirino resta la rete distributiva, che è da rifare Benzina, tregua per Ferragosto Poi si vedrà. Rimane il rischio-inflazione Raffaello Masci ROMA Per Ferragosto il governo e i petrolieri ci hanno preparato il regalo di Polifemo a Ulisse: un rinvio della condanna. L'aumento paventato della benzina non ci sarà prima di domenica, anche perché non si farebbe in tempo ad applicarlo, ma potrebbe esserci subito dopo, come un acquazzone raggelante dopo il solleone. Ci sia però di consolazione, sapere che l'aumento non sarà di 50 lire al litro (o almeno non subito), perché il governo si sta prodigando affinché il prezzo alla pompa sia frenato il più possibile. Dopo un'ora e mezzo di colloqui tra le compagnie petrolifere, in ampia delegazione presieduta dal leader dell'Up (Unione petrolifera) Pasquale De Vita, e il governo rappresentato dal sottosegretario all'Industria Umberto Carpi, si è giunti a questa decisione. Un sostanziale rinvio previo «monitoraggio dei prezzi». I problemi strutturali posti sul tappeto sono stati riassunti dal sottosegretario in un colloquio con i cronisti, e sono sintetizzabili nei termini che seguono. La prima questione è la rete distributiva. Mentre in Europa non esistono quasi i benzinai e tutte le pompe sono «fai-date», in Italia la tradizione è come è noto - diversa, e questa anomalia grava rper crea 50 lire al litro sul costo del carburante. Inoltre i distributori sono circa 17 mila quando ne basterebbero quasi la metà. Il problema dei problemi resta quin- di quello della rete da rifare, razionalizzare e - soprattutto snellire: meno pompe e meno personale lascerebbero alle compagnie una maggiore possibilità di tagliare i prezzi. Il sottosegretario Carpi ha sottolineato come già si stia lavorando a questo processo, ma i tempi, si capisce, saranno lunghi e le modalità non indolori, dato che dietro ogni distributore c'è qualcuno che ci lavora. Ma il motivo vero di questo imminente rincaro sta nella lievitazione repentina del prezzo del greggio, che due giorni fa ha sfondato il tetto dei 20 dollari al barile, raddoppiando in poche settimane. E allora? Il presidente dell'Unione petrolifera, De Vita non ha lesinato dichiarazioni sincere: il prezzo aumenterà, in quanto «se le attuali tensioni sul mercato non dovessero calare, bisognerà prenderne atto e quindi attendersi rialzi». Che non saranno però delle supposte e paventate 50 lire al litro, ha rassicurato il sottosegretario Carpi forte di una analoga dichiarazione dei petrolieri. Di quanto saranno, però, non è dato sapere. Il questo ultimo scorcio d'estate infatti, governo e compagnie terranno «un tavolo» di confronto (la cui agenda non è stata ancora definita) per cer¬ care di salvare il salvabile. Il prof. Carpi ha anche lasciato intendere che il governo potrebbe rivedere alcune scelte di politica fiscale, soprattutto sull'applicazione della carbon tax, che non verrebbe certo stravolta, ma potrebbe almeno venire applicata secondo le aliquote più favorevoli. Ma questa è materia tutta da vedere. I benzinai, in tutto questo, non ci stanno ad apparire come coloro che, per il fatto stesso di esistere, gonfiano il prezzo alla pompa, e quindi si sono difesi. «Il vero nodo per la riduzione del prezzo della benzina è rappresentato dal carico di tasse ed oneri impropri» hanno protestato, e non dalle prebende dei gestori che, anzi, con l'aumento del carburante ne avrebbero una ricaduta negativa sui costi di gestione. E dunque - è il senso - i petrolieri non se la predano con noi. Tra tante lacrime per l'aumento annunciato, spicca il plauso di Legambiente che ricorda come l'alto costo del carburante induca una riduzione dei consumi, con grande e benefica ricaduta ambientale: la natura - secondo l'organizzazione ambientalista - trarrebbe da questa operazione un respiro di sollievo e gli italiani risparmierebbero 170 mila mi liardi di danni ambientali. In Italia ci sono 17.000 distributori Un record europeo Ne bastano la metà Verso sgravi fiscali? Obiettivo: ridurre i costi di 80 lire con una riforma LA «VERDE» IN EUROPA Piewi .il I luglio. Ino Imo Paese INGHILTERRA Al consumo 2089 Tasse 1717 Incidenza fiscale 82% Prezzo industriale 372 FINLANDIA 1942 1434 74% 508 2*% OLANDA 1942 1425 73% 517 M ITALIA 1850 1357 73% 493 1350 73% 500 li FRANCIA 1821 1452 80% DANIMARCA 1813 1344 74% 369 469 BELGIO 1734 GERMANIA 1654 1283 74% 451 PORTOGALLO 1638 1258 76% 396 3E AUSTRIA 1537 1284 74% 434 1059 69% 478 I I IRLANDA 1453 985 907 68% 468 67% 450 LUSSEMBURGO 1325 863 65% 462 GRECIA 1266 806 64% 460

Persone citate: Carpi, De Vita, Umberto Carpi