Scoppia la polemica Nesi-industriali

Scoppia la polemica Nesi-industriali Scoppia la polemica Nesi-industriali «Non pensate al Paese». «Sbagli, non conviene investire» ROMA Gli industriali italiani sanno solo pensare al profitto e non hanno alcuna intenzione di «agire nell'interesse del paese», a differenza di quello che facevano i loro predecessori della «borghesia industriale che hanno fatto crescere l'Italia». E' duro l'attacco di Nerio Nesi, mente economica dei comunisti italiani e presidente della commissione industria della Camera ai «potenti» dell'economia. La base per questa critica è il rapporto '99 di Mediobanca sull'economia italiana su cui, avverte Nesi, «devono riflettere in molti». L'ultimo documento del servizio ricerca e sviluppo di via Filodrammatici, reso noto nei giorni scorsi, «parlava chiaro: i profitti delle grandi imprese dice l'ex banchiere - sono aumentati in modo forte, del 53% in un anno, ma questi guadagni non sono stati investiti, nè hanno creato nuova occupazione. I padroni - critica Nesi - se li sono semplicemente messi in tasca». Il presidente della commissione Industria di Montecitorio spiega di avere «rispotto per la grande borghesia industriale di un paese» e di vedere le cose «sempre con realismo. So benissimo - dice - che l'imprenditore lavora per fare profitti, per guadagnare». Ed a questo punto attacca gli industriali italiani, chiedendosi «dov'è finita la loro coscienza nazionale, dov'è l'interesse per il benessere della nazione. Vedo - aggiunge - una classe industriale votata solo alla difesa dei suoi interessi». Per Nesi «è sparito lo spirito delle famiglie che hanno fatto grande l'industria italiana, come i Pirelli, i Costa, i Falck, i Cini, i Volpi... per non parlare di Olivetti... Tutti capitalisti che realizzavano i loro profitti, ma rispondevano sempre agli appelli di persone come Togliatti, Nenni, De Gasperi, Einaudi, quando gli si diceva: avete guadagnato? Bene, ora fate qualcosa per il paese». Nesi si rivolge infine alla Confindustria chiedendo di «non pensare sempre al tornaconto immediato. Ho visto l'imbarazzo in cui si è trovato il direttore di viale dell'Astronomia, Innocenzo Cipolletta, nel commentare i dati di questa indagine...». Ma l'uscita di Neri non è piaciuta affatto al presidente di Federmeccanica, Andrea Pininfarina, che definisce l'accusa «eccessiva»: «Se fossi al posto del presidente Nesi, visto che secondo lui gli imprenditori italiani non vogliono investire in Italia, cercherei di capire perchè anche quelli esteri non lo fanno. Questa carenza, infatti, non riguarda solo - dice Pininfarina gli industriali nazionali, ma anche quelli che operano oltre confine. E la risposta è semplice: in Italia non c'è sufficiente com- petitività e, soprattutto, non ci sono le condizioni di interesse per investire». A questo proposito il presidente di Federmeccanica fa poi notare che oggi, in un sistema sem- Ere più globalizzato, non è possine restringere la questione solo all'Italia. «Bisogna guardare avanti. Oggi l'economia basata sul libero scambio richiede a un paese di essere competitivo, se questo non lo è non può addossare la colpa ai propri imprenditori. Credo, piuttosto - dice Pininfarina - che il sistema dovrebbe interrogarsi su un altro problema: perchè da una lato gli imprenditori stranieri non vengono nel nostro Paese e perchè dall'altro molte nostre imprese emigrano all'estero?». ' é , 9 Il portavoce dei comunisti Nerio Nesi Sopra, Andrea Pininfarina

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