MINO, UMBERTO E LA BATTAGLIA DEL NORD di Gian Enrico Rusconi
MINO, UMBERTO E LA BATTAGLIA DEL NORD E NUOVO PARTITO MINO, UMBERTO E LA BATTAGLIA DEL NORD Gian Enrico Rusconi Lm IDEA di Mino Martin azzoli di un «partito popolare al Nord» si presta a due ipotesi. La prima, più scontata, è la volontà di alzare il tiro per aggregare più forze possibili attorno alla sua candidatura alla Presidenza della Regione Lombardia, in alternativa al centro-destra. La seconda ipotesi è più ambiziosa, ma ancora confusa. Non si capisce infatti se l'obiettivo è il rilancio del «centro nel centro-sinistra», secondo il linguaggio e lo stile logorato e logorante di questi ultimi mesi, con l'unica novità di «ripartire dal Nord». Oppure se c'è dietro una prospettiva più dirompente: la creazione di un nuovo partito di centro democratico, programmaticamente federalista, senza obiettivi separatisti ma schiettamente orientato sui problemi specifici del Settentrione. Un partito «bavarese» insomma. Non so se i tempi sono maturi per questa seconda ipotesi. Ma proviamo ugualmente a tracciarla, cominciando da due premesse generali. Innanzitutto una quota consistente di elettori non si muove più secondo appartenenze identitarie tradizionali ma per calcoli di convenienza. Nel senso nobile del termine: ci si affida a chi offre garanzie di competenza e di efficacia tangibile di gestione. Ebbene, proprio oggi, crescono i dubbi sulla capacità di governo delle forze politiche esistenti. A questo proposito la retorica sul federalismo, che caratterizza tutu i partiti, ha peggiorato la situazione creando aspettative esagerate e confuse. La seconda premessa è l'irreversibilità della crisi del leghismo di Bos si. Naturalmente Bossi si farà presto sentire con equilibrismi tattici e con qualche iniziativa clamore sa. Ma il grosso dell'elettorato che gli ha dato il successo degli anni passati non lo seguirà più. A di spetto del suo tanto decantato e temuto intuito politico, Bossi non capisce che il suo vasto elettorato di ieri era moderato, e usava il radicalismo verbale come schermo per attese ben altrimenti concrete Questo spiega perché la diaspora del leghismo avviene proprio tra le file degli ani ministra tori locali, oggi ingiustamente calunniati di essere attaccati al proprio piccolo potere. Il risultato è che al Nord c'è un potenziale elettorale ancora disponibile ad un serio progetto federalista. L'operazione che può essere let ta dietro le parole di Martinazzoli è estremamente impegnativa. In fatti non deve soltanto offrire - al di là dell'orizzonte lombardo - una grande occasione a tutte le forze autonomiste del Nord-Est e alla diaspora leghista di tutte le latitu dini. Deve soprattutto fare i conti con i partiti esistenti, Poi e Ds in prima fila, che sentono l'iniziativa come ima minaccia anziché vederla come un passo verso quell'organizzazione «federale», di cui si compiace talvolta la loro retorica ROMA. Il temuto aumento della benzina non ci sarà prima di domenica, anche perché non si farebbe in tempo ad applicarlo, ma potrebbe esserci subito dopo. Unica consolazione concessa agli italiani: il rincaro non sarà di 50 lire al litro (o almeno non subito), perché il governo si sta prodigando affinché il prezzo alla pompa sia frenato il più possibile. Questa la decisione, dopo un'ora e mezzo di colloqui tra le compagnie petrolifere, in ampia delegazione presieduta dal leader dell'Up (Unione petrolifera) Pasquale De Vita, e il governo rappresentato dal Sottosegretario ali Industria Umberto Carpi. Un sostanziale rinvio previo «monitoraggio dei prezzi». E dalle banche un'altra notizia che non rallegrerà gli italiani: è in vista un rialzo dei tassi di interesse sui mutui casa. Il sistema bancario attende di conoscere anche l'orientamento della Federai reserve, che si riunirà il prossimo 24 agosto, e il cui esito potrebbe avere ripercussioni sulla politica monetaria della Bce. L'Istat ha invece scoperto che nella voce «errori ed omissioni» della Bilancia dei pagamenti dei supplementi al Bollettino statistico della Banca d'Italia sono finiti in otto anni oltre 142 mila miliardi di lire, tutti capitali usciti dall'Italia, persi di vista dall'amministrazione. Sono così diventati clandestini: qualcuno ha venduto merci all'estero e non ha fatto tornare a casa i ricavi o ha reinvestito oltrefrontiera. Bertone, Mate), Recanatesi, Sartorelli e Zailarin ALLE PAGINE 2 E 3
Persone citate: De Vita, Martinazzoli, Mino Martin, Recanatesi, Sartorelli, Umberto Carpi
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