GLI ORFANI DELLA GUERRA FREDDA
GLI ORFANI DELLA GUERRA FREDDA GLI ORFANI DELLA GUERRA FREDDA Giandomenico Picco LA dottrina militare del Pakistan si chiama «difesa offensiva». Essa prevede uno stato di allerta continuo delle proprie forze armate come deterrente ad un possibile attacco indiano. Quella indiana si chiama invece dottrina da «una guerra e mezzo»: prevede una capacità militare per combattere una guerra totale contro il Pakistan e contemporaneamente sostenere una operazione militare limitata contro la Cina. Nonostante o piuttosto a causa della diversa dimensione geografica, esiste tra i due Paesi un certo equilibrio di forze convenzionali dovuto al fatto che negli anni passati il Pakistan era appoggiato militarmente e politicamente da Washington e l'India da Mosca. I cambiamenti militari e politici degli Anni Novanta hanno in realtà alterato quell'equilibrio. L'India non ha ancora ritrovato un nuovo ruolo internazionale dopo la caduta dell'impero sovietico. Il Pakistan, da Paese di frontiera contro l'Urss e grande amico di Washington, si è trasformato nel Paese che ha inventato il talibanismo, forse l'erede di quell'Islam politico che aveva trovato la sua base a Teheran ma che ora sembra essere emigrato verso Est. Talibanismo e bomba atomica «islamica», come dicono a Washington, non hanno migliorato l'immagine di Islamabad agli occhi degli Usa, mentre le difficoltà con la Cina hanno modificato la posizione di New Delhi agli occhi degli americani. L'India si è sempre considerata più al livello della Cina che del Pakistan. Così l'India sta cercando un nuovo ruolo tra Washington e Pechino, un ruolo tutto ancora da costruire ma favorito dalla distanza che si è creata tra gli Usa e Islamabad. Il Pakistan dal canto suo sta intensificando i rapporti sia economici che militari con l'Arabia Saudita e anche con altri emirati del golfo. L'incertezza sui nuovi ruoli ha rotto l'equilibrio del passato. La capacità nucleare di entrambi si aggiunge a quella incertezza. Le tensioni ne sono la conseguenza. Ex sottosegretario all'Onu
Persone citate: Giandomenico Picco
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