Pensioni, agli statali il doppio dei privati

Pensioni, agli statali il doppio dei privati Listai; conferma: la spesa cresce, ma aumenta anche l'evasione. Nel '98 l'Inps ha speso 300 mila miliardi Pensioni, agli statali il doppio dei privati La media annuale sfiora i 25 milioni contro 12,5 | Pinza: il vero problema è sviluppare l'economia Raffaello Masti ROMA Poiché la guerra delle pensioni sembra tutta incentrata sui numeri - zero virgola in più o in meno l'I sta t ha ritenuto di dover diffondere i dati ufficiali e quindi, almeno teoricamente, incontrovertibili. Ebbene: le pensioni - come ritiene tutto il partito trasversale della riforma subito - in effetti stanno aumentando, sia per numero di prestazioni erogate, sia in termini di spesa complessiva, sia per importo medio e, infine, anche per incidenza sul prodotto interno lordo. In sostanza l'allarme lanciato dal «Sole 24 Ore» due giorni fa, e che aveva scatenato ogni sorta di polemiche, era largamente fondato. Va da sé che si può anche fare finta di niente e aspettare il 2001 per la revisione, ma si tratterebbe di una scelta squisitamente politica e non rigorosamente amministrativa. Alla fine del '98 - fa sapere l'Istat - le pensioni in pagamento, tra assistenziali e previdenziali, erano 21,6 milioni, per un importo medio di 14 milioni l'anno. Il maggior numero di trattamenti si concentra nel settore privato (18,4 milioni per una spesa di 230.940 miliardi), ma gli assegni più ricchi sono quelli percepiti dagli ex dipendenti pubblici, che possono vantare un importo medio di quasi 25 milioni l'anno rispetto ai 12,5 milioni dei dipendenti privati. Sempre nel '98, la spesa per il complesso delle prestazioni pensionistiche è stata di 309.086 miliardi, pari al 15,3% del pil (prodotto interno lordo). Tra il 1992 (anno di avvio del processo di riforma del sostema previdenziale) e il 1998 - rileva l'Istat l'incidenza sul pil della spesa pensionistica è tuttavia cresciuta di quasi un punto percentuale (0,8%), passando dal 14,5% al 15,3%. Se poi osserviamo gli ultimi due anni ('97 e '98), l'incremento della spesa pensionistica complessiva è staio pari al 3,2%: più contenuto che non tra il '96 e il '97, quando era stato del 5,57%, ma comunque allarmante e, soprattutto, se è vero che le pensioni sono diminuite (-0,1 %), è altret| tanto vero che il loro importo Il sinfa quD'A«Via do sarà dacato adrato ntoni: al tavolo rottura» medio è aumentato del 3,3%, con un tasso superiore all'inflazione. Questi dati sarebbero meno allarmanti se non ci fosse l'evasione contributiva: nel '98 è stata di 1552 miliardi, ogni azienda risultata «irregolare» ha sottratto contributi per 35 milioni in media, che diventano 37 nel primo trimestre di quest'anno. Su 60 mila aziende «ispezionate» dall'Inps lo scorso anno quasi 45 mila sono risultate insolventi. E anche questi sono numeri da tener presenti quando si parla di tagli. «Il problema vero del Welfare ■ ha detto il sottosegretario al Tesoro Roberto Pinza - è lo sviluppo dell'economia che non si riesce a far partire con la forza necessaria. E' esattamente quel che avviene in Germania Invece che dalle pensioni bisogna ripartire dalla riforma fiscale, abbassare la pressione del fisco e far muovere l'economia e lo sviluppo. Tutta la questione della revisione delle pensioni in realtà è soltanto un pezzo del riequilibrio della spesa». Posta in questi termini, ovviamente, la diatriba previdenziale si stempera di ogni contenuto conflittuale. Peraltro lo stesso Marco Rizzo, coordinatore della segreteria dei comunisti italiani, ritiene la «provocazione» di Confindustria sulle pensioni «una bolla d'aria» in quanto di fronte ai conti della previdenza ci si accorgerà che non c'è nulla da riformare e che tutto va secondo le previsioni. Sottigliezze della politica, si dirà. E allora eccone un'altra: «Sul fronte delle pensioni non vedo pericoli - ha detto il leader dell'Udeur Clemente Mastella -, da che mondo è mondo le rifornì e si fanno all'inizio della legislatura e non al crepuscolo». Non dormono sonni tranquilli, invece, i sindacati. Il segretario confederale della Cgil Walter Cerfeda stigmatizza chi «accende falò estivi» sui temi previdenziali quando invece «bisognerebbe evitare di drammatizzare», dal momento che i numeri sono noti e previsti. E tutto questo «can-can» - per il leader della Ufi Pietro Larizza - è solo «una campagna militare di Confindustria». E Sergio D'Antoni, leader della Cisl, avvisa il governo: «Via le pensioni dal tavolo, o sarà rottura». Il sindacato fa quadrato D'Antoni: «Via dal tavolo o sarà rottura» (LA MAPPA NUMERO PENSIONI CHI GUADAGNA, CHE NO ftPPA DELLE PENSIONI DAL 1995 AL 1 1995 1998 998) Differenza | VECCHIAIA 5.420.646 5.406.988 • 19.688 ANZIANITA' 1.944.984 1.970.511 +425.527 INVALIDITA' 3.890.228 3.225.145 . 365.080 SUPERSTITI 3.580.577 3.623.325 + 42.748 TOTALE 14.136.432 14.225.939 + 89.507 IMPORTO (in milionl dl lira) VECCHIAIA 65.965.990 69.599.128 + 3.643.138 ANZIANITA' 33.331.149 44.971.082 +11.639.933 INVALIDITA' 34.680474 33.160.608 - 1.519.866 SUPERSTITI 28.071.991 32.875.389 + 4.803.398 TOTALE 162.039.604 180.606.207 +18.566.603 IMPORTO MEDIO ANNUO i (In milionl dl lire) j VECCHIAIA 12.168 12.872 + 704 1 ANZIANITA' 21.574 22.822 +1248 1 INVALIDITA' 9660 10.262 + 622 J I SUPERSTITI 7840 9073 - +1233 J i TOTALE 11463 12.696 +1233j|

Persone citate: Clemente Mastella, D'antoni, Marco Rizzo, Pietro Larizza, Roberto Pinza, Sergio D'antoni, Walter Cerfeda

Luoghi citati: Germania, Roma