Tirana chiede aiuti, Ia Nato manda gli italiani
Tirana chiede aiuti, Ia Nato manda gli italiani Forniranno sostegno logistico alla Kfor in Kosovo, garantendo i collegamenti tra Durazzo e Kukes. Roma procurerà la maggior parte dei soldati Tirana chiede aiuti, Ia Nato manda gli italiani Nuovo contingente di2500 uomini a guida tricolore dalli settembre WASHINGTON Le truppe Nato non abbandoneranno l'Albania: dal primo settembre verrà dispiegato un nuovo contingente di 2500 uomini, a guida italiana, in coincidenza con la conclusione del ritiro degli ultimi 4500 uomini della «Albania Force», impiegati dallo scorso marzo nel soccorso ai rifugiati del Kosovo. Il compito del nuovo contingente sarà quello di «fornire sostegno logistico alla Kfor in Kosovo, garantendo i collegamenti dal porto di Durazzo sull'Adriatico fino a Kukes sul confine», ha spiegato ieri a Tirana il portavoce della Nato, Helge Eriksen. «In Kosovo abbiano di fronte una presenza di lungo termine e quindi abbiamo bisogno di un altro canale di rifornimento per le truppe, oltre a quello già esistente tra Salonicco, Skopje e Pristina», precisano fonti militari alleate. L'Italia fornirà la maggioranza dei soldati - oltre 2000 - e quindi avrà il comando dell'unità, che dipenderà dal comandante della Kfor a Pristina, il generale britannico Michael Jackson (che presto verrà sostituito da un tedesco). «L'Italia sarà il paese guida di questa operazione militare a cui comunque anche altri alleati prenderanno parte» confermano da Bruxelles. L'annuncio giunto ieri da Tirana chiude un mese di intense discussioni fra gli alleati sul «caso Albania». La scadenza del mandato di sei mesi per l'operazione «Allied Harbour» - che nel momento di massimo sforzo richiese l'impiego di 8000 uomini, di cui 2200 italiani - e il rientro in Kosovo dei profughi prima rifugiati in Albania hanno obbligato la Nato a ridisegnare la propria presenza in quel Paese e quindi, in primo luogo, a decidere se restare o meno. 11 percorso per arrivare alla decisione non è stato privo di ostacoli. In più incontri diplomatici a Bruxelles e Washington, i rappresentanti italiani avevano chiesto con fermezza «il mantenimento di una presenza militare Nato», mentre altri alleati, come danesi e norvegesi, avrebbero preferito un ritiro definitivo, nel timore di un sempre più complesso coinvolgi mento nei turbolenti Balcani. «Noi abbiamo insistito - spiega una fonte diplomatica italiana -, perché il ritiro della Nato dall'Albania sarebbe stato contro i nostri interessi nazionali, a causa dei problemi di criminalità, profughi e traffici, che minacciano direttamente le nostre coste». Dopo prolungate «riflessioni», 1 Amministrazione Clinton si è lasciata alle spalle dubbi e perplessità, dando luce verde alla richiesta italiana, ferma restando però la disponibilità di Roma a fornire la maggioranza dei soldati da inviare sul terreno. «D'altra parte, sin dai tempi dell'operazione Alba avete dimostrato di saper esercitare un ruolo di leadership internazionale in Albania», si fa notare al Pentagono. A chiedere alla Nato di non lasciare Tirana era stato nelle ultime settimane anche il premier albanese, Pandeli Majko. «Desideriamo che la Nato resti nel nostro Paese non una settimana o un mese, ma per sempre», aveva ribadito Majko al presidente del Consiglio, Massiino D'Alema, durante l'incontro della scorsa settimana sulla costa amalfitana. La permanenza della Nato garantisce all'Albania anche vantaggi economici: non soltanto per i contributi versati dall'Alleanza nelle casse di Tirana, ma anche per i lavori di ristrutturazione della rete stradale, del porto di Durazzo e - in parte - dell'aeroporto di Tirana. Im.m.l Un mazzo di fiorì per gli italiani della Kfor che pattugliano i villaggi del Kosovo
Persone citate: Clinton, Helge Eriksen, Kukes, Majko, Massiino D'alema, Michael Jackson, Pandeli Majko
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