L'Asinello punta su un «nuovo Prodi» di Fabio Martini

L'Asinello punta su un «nuovo Prodi» Né Di Pietro né Veltroni: dopo l'addio del Professore i Democratici vogliono ripetere l'effetto-sorpresa del '96 L'Asinello punta su un «nuovo Prodi» Sarà un outsider a correreper Palazzo Chigi Fabio Martini ROMA E ora che Prodi si è sfilato? I Democratici puntano a proporre un nuovo candidato per Palazzo Chigi, alternativo a Massimo D'Alema. La sorpresa è che non scommettono sui soliti noti Veltroni o Di Pietro - ma su un outisider, un personaggio con le caratteristiche del Prodi prima maniera. Il giorno dopo l'annuncio del Professore («In Europa resterò 5 anni»), quelli del l'Asinelio ostentano indifferenza («Dove è la novità?»), ma dalle loro riflessioni spunta una tentazione: quella di lanciare, in concorrenza a D'Alema, un personaggio che abbia lo stesso identikit del primo Prodi: «Se nell'autunno del 1995 avessimo misurato il grado di conoscenza e popolarità di Prodi non ci sarebbe stata gara con Berlusconi o D'Alema - dice il coordinatore dei Democratici Willer Bordon - e ora nessuno può escludere che possa ripetersi il grande effetto-Prodi con un personaggio con quelle stesse caratteristiche». Per il momento i Democratici negano che l'annuncio fatto dal Professore in quel di Felina costituisca una novità: «Quando Prodi ha accettato l'incarico di presidente della Commissione europea - sostiene Bino Piscitello, capogruppo dei deputati democratici - sapevamo tutti che si sarebbe trattato di un impegno, lungo 5 anni e che non avrebbe potuto fare il candidato-premier del nuovo Ulivo». Ed effettivamente sarebbe stato ardito immaginare uno scenario di questo tipo: il prossimo 15 settembre Prodi ottiene la fiducia dal Parlamento europeo, lascia trascorrere un anno e a quel punto mette in crisi il governo europeo allo scopo di contendere a D'Alema la leadership del centro-sinistra. E' dunque credibile quel che spiega l'entourage del Professore («La dichiarazione di Felina è stata l'ennesima risposta a quei giornali inglesi che dubitavano :;nlle intenzioni di Prodi»), ma è pur vero che dopo quelle parole cosi nette, il «concorso» per il futuro candidato premier del centro-sinistra può dirsi formalmente aperto. E il candidato che si presenta con più titoli - questo i prodiani non lo digeriscono • è l'attuale presidente del Consiglio. Arturo Parisi, il nuovo leader dei Democratici, ha affrontato l'argomento con la consueta, pungente sottigliezza («D'Alema ha una legittima aspettativa ad essere uno dei candidati», ma «non ha il titolo di pretendere questa candidatura per il solo fatto che è repressione del partito meno piccolo della coalizione o per il fatto che è il presidente del Consiglio uscente». E se per i prodiani D'Alema è soltanto «uno dei candidati», questo significa che ne vagheggiano altri. Certo, un personaggio in grado di scalzare D'Alema sembra più facile immaginarlo che trovarlo. E la lunga caccia al successore di Berlusconi dimostra quanto sia complicata l'impresa. L'argomento è stato oggetto di chiacchierate molto informali tra Prodi e gli altri capi democratici e finora ci si è limitati a tratteggiare soltanto un identikit. Inutile far nomi. Spiega Andrea Papini, capogruppo dei Democatici al Senato: «Un candidato dei Democatici per Palazzo Chigi non esiste né può esistere: in questo momento l'obiettivo fondamentale è costruire un nuovo Ulivo». Ma ancora prima di trovare un'alternativa a D'Alema, i Democratici sono chiamati a darsi una linea politica stabile, fugando un dubbio alla lunga esiziale: l'Asinelio è la coscienza critica della coalizione o sta 11 soltanto per fare dispetti all'usurpatore D'Alema? «In qualche modo il problema esiste e in settembre ce lo porremo con molta forza - dice Bordon -. Con il nostro 7,8% - per dirla con Prodi - siamo sul bagnasciuga dopo lo sbarco: o veniamo respinti o conquistiamo la postazione, il nostro obiettivo resta il partito democratico e per raggiungerlo dovremo essere prepositivi sul piano programmatico e non più soltanto interditori». E anche Pierluigi Castagnetti, capofila degli «uhvisti» nel Ppi, non vede futuro per un Asinelio scalciante: «Nei prossimi mesi la maggioranza non può gingillarsi nella scelta del futuro leader, ma dovrà compattarsi sui grandi temi irrisolti di questo Paese. Altrimenti a Palazzo Chigi ci andranno gli altri». Parisi: «D'Alema hai titoli ma non basta per pretendere la candidatura» Romano Prodi

Luoghi citati: Europa, Roma