«Ma Cuneo non l'ha mai capita»

«Ma Cuneo non l'ha mai capita» «Ma Cuneo non l'ha mai capita» Rovelli: «Un'industria sempre sottovalutata» inviato a CUNEO Nuto Revelli va in controtendenza. Lui che ha scandagliato nel «Mondo dei vinti» la saga degli operai-contadini, quelli che per la Michelin negli Anni Sessanta hanno abbandonato a poco a poco le alte valli, non crede al rapporto fabbrica città., «La Michelin è stata importante - ci dice - anche se forse Cuneo non ne ha tenuto abbastanza conto». E racconta, Revelli, di come nel '63, quando venne aperto lo stabilimento, ebbe la sensazione che la città nel suo complesso «fosse estranea a questa industria che sorgeva a due passi da casa. Era come se la gente di Cuneo non la considerasse "sua"». Forse perché le assunzioni furono essenzialmente contadine? «Certo, uno dei motivi fondamentali dell'insediamento industriale era la disponibi¬ lità di manodopera contadina, cioè laboriosa e non politicizzata. In un ambiente di agricoltura povera, lo stipendio di operaio attirava i giovani, ma anche gli uomini di quarant'anni. Attirava tutti. Era il momento della Michelin che prometteva 7000 posti di lavoro a Cuneo, e della Ferrerò ad Alba. Grandi trasformazioni». E grandi speranze. «Oltretutto entrare alla Michelin non era mica facile. Molto importanti erano le garanzie offerte dai parroci. Io sostenevo polemicamente, allora, che il vero ufficio di collocamento era il Vescovado». E lo sosterrebbe anche oggi? Nuto Revelli ride, i tempi sono molto cambiati. Quello era un mondo arcaico, pieno di leggende e di storie vere. Come per esempio la faccenda dei turnisti di notte, il posto agli inizi più ambito perché di giorno si poteva coltivare la campagna. «Qualcuno esagerava, come quel tale che si addormentò sul suo trattore proprio in mezzo ai binari del treno da Cuneo e Moretta, in un posto che si chiama San Chiaffredo di Busca. Arriva il convoglio, e semplicemente si ferma senza pericolo per nessuno. Sa perché? Perché i macchinisti c'erano abituati, a tutti i passaggi a livello incustoditi si aspettava¬ no un "turnista'', e guidavano con gli occhi ben aperti». Leggenda, storia vera? Chissà. Se la campagna almeno all'inizio «respirava» la vita Michelin, la città no. La città era un'altra cosa, insiste Revelli. «Ricordo le pochissime manifestazioni in via Roma, con gli operai, non tanti, e la gente intorno totalmente disinteressata. Io credo che Cuneo abbia amato assai poco la grande industria. Spero che adesso la Michelin possa rimediare a questo terribile incidente, ma spero anche che tutti noi diventiamo più partecipi di fronte a queste realtà. Avremmo dovuto spiegarlo nelle scuole che ci sono la Michelin e la Pennytalia, la grande vetreria, e che cosa rappresentano. Ignorarle è un grosso errore». Im.b.l «La gente non la considerava sua e non era solidale con i lavoratori Perciò durante le manifestazioni c'era sempre un gran disinteresse» Lo scrittore cuneese Nuto Revelli

Persone citate: Michelin, Nuto Revelli, Revelli

Luoghi citati: Alba, Chiaffredo Di Busca, Cuneo