Tremila in cassa il prezzo del rogo alla «Michelin»

Tremila in cassa il prezzo del rogo alla «Michelin» Cuneo: i danni ammontano a 20 miliardi Tremila in cassa il prezzo del rogo alla «Michelin» Effetti anche negli altri stabilimenti della regione Divieto di raccolta di frutta e verdura nella zona Gianpaolo Marra CUNEO Un inferno di fiamme e fumo, duranto due giorni e due notti e non ancora svanito, ha cancellato il «cuore» della sede cuneese della Michelin: il reparto «Z» dove, da 36 anni, vengono prodotte le mescole, cioè la materia prima per i pneumatici che nascono non solo allo stabilimento dei Ronchi (il secondo per dimensione dopo la casa madre a Clermont Ferrand, in Francia), ma anche a Torino Stura, Alessandria, in sedi francesi, spagnole tedesche e inglesi. Quel rogo che così tanto ha preoccupato i cuneesi anche per l'enorme nube nera che ha oscurato le campagne, ora ha prodotto una seconda conseguenza: la «Michelin» ha annunciato che intende chiedere la Cassa integrazione praticamente per tutti i 3000 dipendenti della sede cuneese. E così, se fortunatamente le fiamme non hanno causato feriti nè fra gli operai (al momento dell'incendio nell'azienda c'erano soltanto 20 addetti, impegnati in un altro reparto) nè fra i cento vigili del fuoco che hanno accerchiato l'inferno, ora quel maledetto incendio rischia di compromettere l'economia di tutta una provincia e non solo: la Cassa integrazione potrebbe infatti riguardare anche le sedi che fino ad oggi si rifornivano dallo stabilimento di Ronchi. Ieri i timori delle prime ore sono stati inevitabilmente confermati dall'azienda: «Difficile oggi stabilire con esattezza - è la posizione della multinazionale quali effetti si avranno sulla produzione poiché l'incendio non è ancora stato completamente spento. Anche la valutazione dei danni potrà essere fatta solo in un secondo momento. Sicuramente sarà quasi inevitabile il ricorso alla Cassa integrazione ordinaria, ma non si esclude la Cassa straordinaria per i 3000 dipendenti cuneesi e forse anche per chi lavora in altri stabilimenti che riceveno il prodotto dai Ronchi. E' già iniziato uno scambio di opinioni con i sindacati per cercare di trovare soluzioni per tutti gli addetti interessati». Ma fuori dai cancelli fino a Cuneo, i danni depogqfipdpfqtptfrctdndatarda sera ieri è proseguito il delle fiamme pellegrinaggio di centinaia di operai attoniti: sono tornati qui già tante volte da sabato notte, quando la colonna di fumo e le fiamme hanno fatto credere al peggio. Vogliono rendersi conto di quello che rimane del loro posto di lavoro. In tanti non ce la fanno a non piangere. Per molti quel reparto «Z» ha rappresentato la fonte di reddito di decenni per la propria famiglia. E oggi tutto sembra essere messo in forse, come nessuna congiuntura economica aveva mai fatto credere. E se nella notte è praticamente sparita la nube nera che domenica mattina è arrivata fino ad alcune centinaia di metri d'altezza, resta la paura per un allarme inquinamento. I primi rilievi fatti sull'aria dall'Agenzia regionale per la protezione ambientale hanno escluso il rischio diossina e gravi concentrazioni chimiche, ma nel frattempo i dirigenti del settore ambientale hanno «consigliato» il Comune di prendere un provvedimento, adottato già ieri pomeriggio: con un'ordinanza è stata vietata la raccolta di frutta, verdura e foraggio fresco prodotti nelle terre che lambiscono lo stabilimento di Ronchi. Il divieto riguarda un'area di due chilometri, quindi quasi fino alle porte di Cuneo. Si vuole impedire l'utilizzo per il commercio o alimentazione umana e animale di quei prodotti in attesa dei rilievi ufficiali dei tecnici. Oggi si conosceranno i risultati delle indagini sulle possibili conseguenze di quel fumo nero proiettato in alto dalle fiamme nel reparto mescole (20 mila metri quadrati, dove si utilizzano gomma sintetica, olio minerale, zolfo, nero fumo e additivi particolari). ' Domani pomeriggio in municipio a Cuneo ci sarà un vertice fra Enti pubblici, parlamentari, categone economiche e produttive, prefetto, sindacati e la direzione dell'azienda. Gli ammini stratori della città vogliono garanzie sulla riapertura in termi ni ragionevoli della sede cunee se della multinazionale, scongiurando una crisi che, con molti mesi di Cassa integrazione, per tremila persone avrebbe conse- guenze gravissime. Cuneo, i danni delle fiamme

Persone citate: Clermont Ferrand, Gianpaolo Marra, Ronchi

Luoghi citati: Alessandria, Cuneo, Francia, Torino