Scout morte, indagati i capi

Scout morte, indagati i capi Non ancora spediti gli avvisi di garanzia per omicidio colposo plurimo, ma le famiglie delle vittime li difendono Scout morte, indagati i capi «Colpa loro la strage in Val Cbiavenna» Fabio Potetti invialo a SONDRIO Non dovevano costruirle palafitte nel torrente, non dovevano lasciarci dormire i giovani scout, non dovevano sottovalutare la piena del Febbraio dopo i temporali, cinquanta metri cubi d'acqua al secondo che, come uno schiaffo, hanno travolto tutto, trascinando a valle «lupetti» e «coccinelle», come Giulia, Anna e Martina, che non ce l'hanno fatta. Sono queste le ipotesi di lavoro dei magistrati di Sondrio, alle prese con la tragedia in Val Chiavenna. Sono queste le linee guida degli inquirenti, che hanno deciso di indagare i responsabili del gruppo scout Verona otto, gli adulti che per leggerezza, incapacità e sottovalutazione del pericolo, hanno portato alla morte delle tre bambine, soffocate nei loro sacchi a pelo, imprigionate nei teloni verdi delle tende, scivolate a valle per cinquanta metri. Si sa che alla decisione di indagare i capi scout, non sono ancora seguiti gli avvisi di garanzia. Ma ò solo questione di tempo. Il procuratore capo di Sondrio Gianfranco Avella e il magistrato che si occupa direttamente del caso, Anna Ferrari, stanno preparando le richieste al gip Pietro della Poma, per nominare i periti, i geologi che devono verificare la portata d'ac- qua, gli ingegneri che devono accertare la costruzione delle palafitte, appena appoggiate nel greto del torrente, con i massi a fare da ancora per i treppiedi di legno. «L'ipotesi sulla quale lavoriamo è l'omicidio colposo plurimo, più avanti vedremo se emergeranno altri reati satelliti, come il disastro colposo e la mancata custodia di minori», spiega il procuratore capo, mentre annuncia che non verrà data pubblicità all'emissione degli avvisi di garanzia. «Spero solo che questa vicenda inviti tutti alla riflessione, ma non generalizziamo. Quella degli scout è un'attività emerita», aggiunge, a placare le polemiche, quasi in risposta ai famigliari dei giovani scout di Castel d'Azzano, che ancora ieri hanno fatto quadrato, attribuendo tutto a una tragica fatalità. Nella chiesa di Castel d'Azzano dove questa mattina il vescovo di Verona Franco Carraro celebrerà i funerali, anche ieri c'è stato il pellegrinaggio davanti alle tre bare di legno chiaro, coperte da fiori bianchi. «Non ho mai visto un paese così unito», racconta don Antonio Righetti. E anche lui sposa la tesi della fatalità, attribuendo ad altri la costruzione delle tre palafitte. Una difesa smontata dagli scout più piccoli del campo, che hanno forse fotografato la costruzione delle sopraelevate e sono già stati sentiti dal magistrato. . «Al campeggio sotto alla cascata siamo arrivati il 26 luglio. Il giorno dopo abbiamo iniziato a costruire le sopraelevate. Il legno ce lo siamo portati direttamente da Verona. La sera stessa, come stabilito, abbiamo iniziato a dormire nelle tende sulle palafitte», fauno mettere a verbale, senza la paura di avere qualcosa da nascondere, senza aver capi- to che quel gioco poteva finire male. Ma i capi scout, i genitori dei bambini travolti dalla piena del torrente, continuano a negare. «Siamo vicini alle famiglie duramente colpite da questa disgrazia, per la quale non ci sono parole», legge una mamma davanti alle telecamere che da due giorni fanno avanti e indietro a Suesta chiesa bianca sullo straone che arriva da Verona, con il sole a picco e quelli che passano si fanno il segno della croce. «La nostra comunità si stringe anche attorno ai suoi capi scout e intende esprimere la sua fiducia, il suo affetto e il ringraziamento per la dedizione con la quale ci hanno aiutato a crescere i nostri figli», va avanti il comunicato, letto con l'inflessione di queste parti, con la voce che a fatica trattiene la commozione. E questa mamma non è sola. «Rimanderei mia fighe domani, a quel campeggio», assicura un'altra signora, anche lei vicina ai capi scout, a Simone Paolini responsabile di Verona otto che dall'accampamento sotto alla cascata del Borghetto se ne era andato il giorno prima, a Francesco Vinco che per primo ha dato l'allarme, che tre ragazzini li ha salvati tagliando una tenda con il coltello, che altre nove forse dieci bambine strap¬ pate al torrente gli devono la vita. A lui e a tutti gli altri capi scout, a Marco Mazzi, a Nicoletta Fenzi, a Sibilla Pimazzoni, a Jeremy Redy. Su al campo appena fuori Isola di Medesimo, tutto è ancora fermo a sabato all'alba. Ci sono ancora le sette tende blu e rosse, i sacchi a pelo sul prato, i vestiti stesi ad asciugare e nemmeno' un fiore. Su un masso vicino alla riva i carabinieri trovano un fazzoletto scout sporco di fango. Sulla fibbia di cuoio c'è un nome, quello di Alice, forse la sorella di Anna. Su un altro fazzoletto, si legge il nome di Maria Chiara. Tutto finisce nel materiale sequestrato. Insieme al manuale degli scout, che avvisa di non campeggiare nei pressi di fiumi e ruscelli. Alle prime deposizioni degli abitanti del posto, che avevano avvertito che le palafitte messe così erano pericolose. Insieme alle corde, spesso da pacchi, sottili come fin per la biancheria, utilizzate per tenere insieme i tronchi delle palafitte. E al racconto dei ragazzini più giovani, che ricordano che solo due giorni prima la sopraelevata centrale, quella poi rovinata a valle portandosi via tutto, era stata rinforzata alla meglio perchè traballante. Una mole di materiale che al magistrato, Anna Ferrari, fa strappare una promessa: «Sarà un'inchiesta rapidissima». Una mamma legge un breve comunicato «Questi giovani ci hanno aiutato a crescere inostri figli» I bambini del campo alpm:«Le palafitte erano pericolanti» pillili GHIA PEI» ^0» I manifesti a lutto annunciano I funerali delle bambine. Sopra il procuratore di Sondrio, Gianfranco Avella

Luoghi citati: Chiavenna, Sondrio, Verona