La Cina vieta Hong Kong al Papa

La Cina vieta Hong Kong al Papa I rapporti tra il Vaticano e Pechino restano tesi per le questioni della Chiesa cattolica nazionale e del riconoscimento di Taiwan La Cina vieta Hong Kong al Papa No a una tappa durante il viaggio in India Luca Tornasi CITTA' DEL VATICANO Il governo di Pechino non vuole Giovanni Paolo lì ad Hong Kong a novembre. Il no ufficiale è stato confermato da mons. Joseph Zen, vescovo ausiliare della città che da poco più di un anno è amministrata dalla Cina. Il motivo peraltro non è nuovo: Pechino si considera l'unica e legittima Cina, dunque non gradisce il riconoscimento di Taiwan da parte del Vaticano e pone come condizione la fine di questi rapporti diplomatici. □ «niet» di Pechino è solo l'ultimo di una lunga serie, ma arriva dopo ima girandola di complessi rapporti e contatti, con sullo sfondo il viaggio che Giovanni Paolo lì deve compiere in Asia nel mese di novembre. Un viaggio difficile e contrastato ancora prima di cominciare, ma anche un viaggio obbligato: il Papa deve assolutamente andarci, in Asia, per promulgare lì il documento finale del Smodo dei vescovi svoltosi in Vaticano l'anno scorso. E' prassi, al termine dei Sinodi, cioè appunto le riunioni dei rappresentanti dei ve- scovi, che il Papa si rechi nel Continente per rendere noto il testo-guida dell'impegno della Chiesa in quell'area. Consultati sul luogo più adatto, i vescovi all'unanimità hanno indicato l'India, con New Delhi al primo posto. Ma negli ultimi mesi andare in India è diventato problematico: si sono moltiplicati gli attacchi degli estremisti hindu contro scuole, ospedali e conventi cristiani in generale e cattolici in particolare. Proteste pubbliche, appelli, una marcia di associazioni cristiane e una lettera dell'arcive- scovo cattolico di Delhi al primo ministro non hanno sbloccato la situazione, anzi il governo insiste nel sostenere che. non c'è alcun complotto contro la Chiesa ma solo casi isolati di criminalità comune, che comunque restano impuniti. A risentire del clima di tensione, soprattutto l'organizzazione del viaggio papale, con il via Ubera del governo che è arrivato solo negli ultimi giorni della settimana scorsa, quasi all'ultimo momento. Il primo ministro e il suo esecutivo non gradiscono una visita del capo della Chiesa cattolica che arriva nel pieno della crisi politica e con le elezioni alle porte in un Paese luminista e scosso da una crescita del fondamentalismo. In questa situazione, la Santa Sede ha cautamente esplorato la possibilità di abbinare all'India un'altra tappa. E da qui l'ipotesi di Hong.Kong: una maniera di guardare alla Cina dove Giovanni Paolo H desidera ardentemente andare e allo stesso tempo una zona in cui il governo di Pechino poteva sentirsi non troppo impegnato poiché è solo da poco sotto la sua sovranità ed ha uno statuto particolare. Ma le autorità cinesi sulle questioni religiose risultano praticamente irremovibili e pretendono che il Vaticano tolga il riconoscimento a Taiwan. A nulla vale che la Santa Sede tenga in quell'isola non un nunzio ma piuttosto un incaricato d'affari. Il no di Pechino è arrivato anche sull'ipotesi di una sosta del Papa a Macao, territorio sotto sovranità portoghese che passerà alla Cina nel dicembre di quest'anno. Dietro la disputa diplomatica, c'è in realtà la spinosa questione dei cattolici cinesi, divisi tra Chiesa fedele a Roma e la Chiesa cosiddetta patriottica, voluta e installata dal governo, con una gerar¬ chia parallela. I cattolici fedeli al Vaticano, la cosiddetta «Chiesa clandestina», sono forse 5 milioni, quanti quelli della chiesa patriottica. I vescovi sono pochissimi, tutti assai anziani poiché il governo cinese si oppone sistematicamente a nomine da parte della Santa Sede. Da questa complessa situazione si capisce quanto sia forte il desiderio del Papa di andare verso questa Asia, per parlare direttamente alla Cina continentale, un Paese finora impermeabile, anzi l'unico rimasto, poiché anche nel Vietnam stanno aumentando i segnali di ammorbidimento del regime. Scartata Hong Kong, scartata l'ipotesi delle Filippine in quanto già spesso visitate, via anche la pista del Giappone a causa delle condizioni climatiche che a novembre non si presentano adatte, impossibile una tappa in Indonesia per la situazione politica, il viaggio in Asia di Giovanni Paolo II dovrà dunque limitarsi alla sola India. Possono sempre darsi sorprese dell'ultimo momento di una sosta intermedia per rivolgersi alle popolazioni musulmane del Medio Oriente. Ma anche la visita a New Delhi prevista per novembre, si annuncia difficile per le violenze anti-cristiane degli ultra hindu Si annuncia più difficile del previsto la prossima visita di Papa Giovanni Paolo II in Oriente. La tappa principato del tour, che dovrebbe cominciare a settembre, sarà Delhi

Persone citate: Giovanni Paolo, Giovanni Paolo H, Giovanni Paolo Ii, Joseph Zen, Luca Tornasi