Il grande gioco per evitare le elezioni

Il grande gioco per evitare le elezioni 20 e li: LOTTE 01'POTERE Il grande gioco per evitare le elezioni Parola d'ordine: niente Presidenziali nel Duemila analisi inviato a MUNSTER ^■kUALCHE giorno fa, all'iniHLMzio di agosto, un giornale ^HBJ.moscovita tra i più informati - sebbene di proprietà del banchiere Boris Berezovskij, membro effettivo della «Famiglia» o forse proprio per questa ragione - titolava hi prima, con grande rilievo:«Il Cremlino si prepara a un'azione decisiva per (mantenere) il potere». Profetico ma non originale. A Mosca tutti gli analisti aspettavano da un giorno all'altro una mossa del Cremlino. Tra queste era prevista anche la caduta di Stepashin. Perché? Era uno degli scenari più trasparenti per evitare le elezioni di dicembre. E anche il più facile, in apparenza. Licenzi il premier; metti la Duma con le spalle al' muro proponendogliene uno inaccettabile; la Duma lo respinge; sciogli la Duma e cambi la legge elettorale; se qualcuno protesta forte proclami lo stato di emergenza e rinvìi le elezioni; se nessuno protesta le vinci manipolando ì risultati e usando le regole a tuo piacimento. In realtà uno a poche settimane prima c'era un altro scenario, più «pulito»: rinviare di due anni elezioni parlamentari e presidenziali proponendo un accordo con la Duma in vista dell'unificazione tra Russia e Bielorussia. L'argomento era forte, seppure violando la Costituzione vigente: in fondo si crea uno Stato nuovo, che richiede la preparazione di una nuova Costituzione, eccetera. E poi sarebbe stata una decisione consensuale, d'accordo con la Duma. Ma il presidente bielorusso Lukascenko aveva affondato l'idea, ben convinto che sarebbe stato usato e poi scaricato. E la Duma russa non era poi troppo d'accordo. Peggio ancora: il governatore di Mosca, Jurij Luzhkov, continuava a guadagnare punti nella sua marcia verso la candidatura presidenziale. I sondaggi danno ormai in testa il suo nuovo partito, «Patria». I primi test elett orali locali lo vedono stravincente. Il partito, anch'esso nuovo, di un gruppo potente di Regioni, chiamato «Tutta la Russia» - che sembrava pencolare verso Eltsin-Cernomyrdin -, improvvisamente ha deciso nei giorni scorsi di allearsi con «Patria». E, colmo di pericolo, l'uomo in testa a tutti nei sondaggi, Evgenij Primakov, sembra oramai certo alleato di Luzhkov. L'accoppiata: uno dei due presidente, l'altro primo ministro, diventerebbe imbattibile. E per la «Famiglia» eltsiniana sarebbe un disastro, perché difficilmente «quei due» li lascerebbero in pace, a vittoria conseguita. Ecco dunque che i comunisti di Zuganov diventano uri pericolo di gran lunga minore. In fondo potrebbero essere messi fuori legge con un tratto di penna (minaccia ripetuta pubblicamente in questi mesi). Ma non servirebbe a nulla, perché i loro voti andrebbero tutti a LuzhkovPrimakov. Per cui non resta che «usare» i comunisti come fomen¬ tatori di disordini o presunti tali. A tale scopo può essere utile seppellire Lenin e chiudere il mausoleo sulla piazza Rossa. Potrebbe funzionare per reprimere eventuali manifestazioni e poi proclamare lo stato d'emergenza. Se non funzionasse, comunque bisognerà inventare qualche altro casus belli, ma il tempo stringe. Tutti questi scenari sono stati attivamente preparati da diversi gruppi operativi organizzati dall'amministrazione presidenziale. Almeno, di ciò hanno parlato tutti i giornali russi. Per giunta contemporaneamente, af¬ finché al momento opportuno uno di questi scenari potesse essere messo in atto. Aleksandr Voloscin, capo dell'amministrazione presidenziale, ha rilasciato nei giorni scorsi un'intervista in cui apertamente annunciava che il progetto di seppellire Lenin era in via di esecuzione, anche se aveva - con le sue stesse parole, «significativamente» - taciuto la data dell'operazione. Tra questi piani, tenuta in caldo da mesi, c'è la guerra con la Cecenia. Segnali ripetuti, anche nelle ultime ore, di scontri alla frontiera daghestana, dico¬ no che i servizi segreti russi (che fino a ieri erano sotto il comando, guarda caso, di Vladimir Putin) si sono attivizzati in tutto il Caucaso del Nord. Molte cose sono pronte, dunque, per l'«azione decisiva» di cui parlava «Nezavisimaja Gazeta». Si realizzerà? Nessuno può affermarlo. Le varianti sono ancora molte. Fra queste può esserci l'azione dissuasiva di Washington, che non sembra convinta della necessità di salvare Eltsin a qualunque costo. Ma zar Boris - e la sua «Famiglia» - questa volta potrebbero non seguire i consigli.

Luoghi citati: Bielorussia, Cecenia, Mosca, Russia, Washington, Zuganov