«Questo è il nuovo premier e mio erede»

«Questo è il nuovo premier e mio erede» Il leader russo apre la campagna per le Parlamentari di dicembre e le Presidenziali del 2000 «Questo è il nuovo premier e mio erede» Dopo 3 mesi Eltsin silura Stepashin e nomina Putin AnnaZafesova MOSCA Boris Eltsin ha aperto ieri la grande stagione elettorale e per non smentire la fama di mago delle sorprese, l'ha fatto con una cannonata. Lunedi la Russia si è di nuovo svegliata con un nuovo premier: Serghej Stepashin, insediato meno di 3 mesi fa, è stato cacciato per cedere il posto a Vladimir Putin, capo dell'ex Kgb. Ma la vera novità è un'altra: zar Boris ha proclamato Putin suo «erede», l'uomo che «porterà la Russia nel XXI secolo». Nessuna motivazione è stata data per il licenziamento di Stepashin. Anzi, in un appello televisivo alla nazione Eltsin l'ha ringraziato per .'«ottimo lavoro». Ma il motivo è evidente e nemmeno tanto celato: sempre ieri il presidente russo ha dato formalmente il via alla campagna elettorale per la Duma. E Stepashin è stato considerato incapace di fronteggiare Jurij Luzhkov, il favorito alle Parlamentari di dicembre e alle Presidenziali del 2000 che il Cremlino teme più di chiunque altro. Del resto 1 ex premier veniva dato per morto fin dal momento della nomina. Venerdì scorso il canale televisivo Ntv aveva commentato: «Oggi non è stato licenziato e quindi rimane in carica fino a lunedì». E lunedì in effetti è diventato il giorno nero per Stepashin, che accomiatandosi dal suo governo è riuscito a stento a nascondere la furia, giurando «fedeltà al Presidente» ma lanciando anche pesanti avvertimenti. «L'importante - ha detto - è che rimaniamo per ora nell'ambito costituzionale. Nessuno riuscirà più a ingannare il nostro popolo». Un'allusione più che evidente a Putin, che ieri si è guadagnato l'inedito titolo di «erede designato» di zar Boris. Nel suo appello televisivo Eltsin è stato esplicito: «Io mi fido di lui, ma vorrei che lo facessero anche tutti quelli che dovranno fare la loro scelta nel luglio del 2000». In altre parole, il. Presidente e la sua «famiglia» si sono scelti il successore che gli infonde fiducia e che può garantire la loro sicurezza. La vita dopo la fine del «regno» e i suoi pericoli sono ormai l'incubo principale del Cremlino. Serghej Zve- rev, uno degli artefici della vittoria elettorale di Eltsin nel '96, cacciato dal suo staff una settimana fa, afferma che la «famiglia» sarebbe disposta a tutto pur di rimanere al potere. Anche a cancellare le elezioni con un pretesto o un altro e indire uno stato d'emergenza permanente. E secondo molti, la figura deH'«uomo forte» Putin, che controlla tutti i servizi segreti, deve servire proprio a questo. Un sospetto che il premier designato si è affrettato a smentire: «Non ci sarà nessuno stato d'emergenza, le elezioni si terranno come previsto», ha garantito ieri alla sua prima conferenza stampa. E ha poi promesso che non ci saranno cambiamenti sostanziali nel governo. Dunque, il problema del Cremlino non era il gabinetto, ma Stepashin stesso, sospettato di mire presidenziali e di eccessiva condiscendenza verso Luzhkov. La popolarità dell'ex premier cresceva pericolosamente, e Stepashin aveva cominciato a mostrarsi troppo autonomo. In un recente viaggio negli Stati Uniti aveva detto: «Così vedono che non abbiamo soltanto leader idioti in sedia a rotelle». Una battuta molto pesante e chiaramente diretta a Eltsin. E così il padrone del Cremlino, nel suo solito stile, ha rovesciato la schacchiera, incurante delle conseguenze. Facendo scoppiare innanzitutto una crisi economica: ieri il rublo è sceso da 24,55 a 25,29 rispetto al dollaro e le «blue chips» russe sono crollate dell'undici per cento. Le conseguenze politiche sono ancora più gravi: il Cremlino ha perso ieri le ultime briciole di fiducia da parte del Paese. La reazione dei politici e dell'opinione pubblica è stata negativa e unanime. Il leader del partito comunista Ghennadij Ziuganov ha riassunto il parere generale: «Siamo nella fase clinica». Ma le chances di Putin di passare lunedì prossimo l'esame della Duma sono abbastanza alte. Zhirinovskij ha già dichiarato il suo sostegno al premier designato, e lo stesso Ziuganov ha fatto capire di essere d'accordo: «Votare per Stepashin o per Putin a questo punto non fa nessuna differenza». Tanto la partita vera si giocherà alle elezioni di dicembre. «Riuscirà a portare la Russia nel XXI secolo. Io mi fido di lui, vorrei che lo facessero tutti». Il leader licenziato non nasconde la rabbia

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