L'Europa dei servizi surclassa l'industria di Bruno Gianotti
L'Europa dei servizi surclassa l'industria La «fotografìa» di Eurostat: il terziario è l'unico settore a creare occupazione. La sfida della flessibilità L'Europa dei servizi surclassa l'industria Produce i due terzi delpil. Anche l'agricoltura perde terreno Bruno Gianotti BRUXELLES E' un'Europa di commercianti, albergatori, intennediatori finanziari, produttori di servizi: tutta in mano al terziario, il settore che ha progressivamente superato tutti gli altri, industria compresa, e che produce ormai i tre quarti del Pil, il prodotto intorno lordo europeo. E l'Italia ha un ruolo importante: 6 al primo posto nelle classifiche del Commercio. L'induslriu, la produzione che fece del Vecchio Continente il centro del mondo, non abita più qui: decentramento produttivo, globalizzazione, riduzione del costo del lavorò l'hanno portata altrove. Soltanto il terziario, gli uffici e i servizi, oggi sono in grado di espandersi, di creare fatturato e riciclare posti di lavoro. Nel 1977 (ultimo dato disponibile), erano cento milioni a lavorare sotto l'ombrello del terziario nell'Europa dei Quindici. Lo ha calcolato Eurostat, l'istituto di statistica che ha attribuito al settore il 71% di tutta l'economia continentale ed ha previsto una ulteriore espansione, tutta a discapito degli altri settori produttivi come Industria e Agricoltura: «È l'unica area dell'economia europea - scrivo il rapporto Eurostut - che mostri un'espansione dei posti di lavoro negli ultimi due decenni». E' un mondo complesso, diviso in una miriade di sottosettori, con caratteristiche molto diverse da Paese a Paese. Il principale, ovviamente, è il Commercio con il suo proliferare di imprese di tutto le dimensioni. In testa alla classifica per numero di esercizi c'è proprio l'Italia, in virtù di un sistema distributivo variegato e un po' caotico: conta un milione e duecentomila insegne ùi aziende commerciali, quasi il doppio di quante ne conti la Francia (636 mila) e quasi il triplo della Germania (429 mila). Ed è molto probabilmente una caratteristica che viene dal Sud, dove le imprese sono tante, piccole e a gestione familia- re, con bassi profitti e bassi costi di gestione: Eurostat conferma infatti che i Paesi dell'Europa del Sud sono caratterizzati da un alto numero di imprese, per lo più piccole o piccolissime. Altra conferma, il numero dei dipendenti per ciascuna azienda: in Italia la media è di 2,1 contro gli 8 della Germania e i 10 della Gran Bretagna. Negozi piccoli, dunque, e vicini uno all'altro: l'Italia ne registra un'altissima densità, 209 ogni 10 mila abitanti. All'estremo opposto c'è la Gran Bretagna: chi va a fare la spesa deve camminare, perché esistono appena con 66 negozi per 10 mila abitanti. Ma in Italia, secondo Eurostat, il Commercio è l'ancora di salvezza che ha supplito al- l'emorragia di posti nell'industria. E' un settore vitale, in continua espansione: malgrado l'alta densità e le distorsioni della distribuzione, presenta un saldo netto positivo di 30 mila nuovi posti di lavoro creati a fronte di 40 mila perduti. Subito dopo il Commercio, troviamo alberghi e ristoranti che sono per l'Italia il secondo principale sottosettore con 207.500 imprese: ci batte soltanto la Spagna, che ne conta 258 mila. Seguono trasporti e comunicazioni, l'intermediazione immobiliare e quella finanziaria. Tutto ancora in rapido sviluppo, dice Eurostat, perché è sempre una questione di costi. L'industria perde colpi, chiude stabilimenti in Europa per aprirli nei Paesi in via di sviluppo abbassando i costi per reggere la concorrenza. L'agricoltura deve fare i conti con ì'apertura delle'frontiere e la caduta dei prezzi. Per l'industria il costo del lavoro arriva in Europa a sfiorare le 60 mila lire l'ora. Il costo medio, calcolato in ecu da Eurostat con i dati 1996, indica una forbice larghissima, che va dai 6,1 ecu (circa 12 mila lire) in Portogallo ai 26,5 ecu (circa 53 mila lue) in Germania. L'Italia è a livelli decisamente inferiori alla Germania, ma a livello statunitense: 17,2 ecu contro i 17,4 degli Usa (intorno alle 34 mila lire) e i 19,7 del Giappone: tutti sotto la media di 20,2 ecu (circa 40 mila lire) che costituisce calcolata sui i quindici Paese dell'Ile, sempre inferiore alla «zona Euro», dove i costi medi raggiungono le 43 mila lire, di Eul5«, i 15 paesi dell'Unione europea. Il terziario ricicla quindi i posti perduti e si espande grazie al costo «relativamente basso» per avviare .un'attività in confronto agli investimenti di partenza richiesti - nell'industria. Non solo: i servizi hanno aperto la strada alla flessibilità, hanno permesso - sottolinea l'indagine - a molte donne di inserirsi o di reinserirsi nel mondo del lavoro ed hanno dato una forte spinta alla diffusione del «part Urne». Negli ultimi anni, in Europa, c'è stato il grande ribaltone. I servizi hanno battuto industria e agricoltura e producono ormai I due terzi del prodotto lordo europeo
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