Abdallah, Il re imprevedibile

Abdallah, Il re imprevedibile Abdallah, Il re imprevedibile Si traveste, sorprende i sudditi, è già popolare personaggio Fiamma Nirensteìn 'anno primo del suo regno, il giovane Abdallah di Giordania inaugurò i giorni dei travestimenti. E' facile immaginarlo al mattino, nella calura del palazzo Bah el Salam di Amman domandarsi o domandare alla moglie Rania! «E oggi, che dici, come mi camuffo?». E' facile figurarsi anche un sorrisetto ironico, divertito, che dice «ora li prendo tutti in giro.io». E non è detto che, mentre scriviamo, il trentasettenne Leoncello, figlio del Leone, ovvero Re Hussein discendente di Maometto, non stia girovagando travestito, che so, da turista israeliano. Dopo tutto Golda Meir, andò a trovare il suo bisnonno travestita da beduino. Abdallah, nel giro di una settimana si è già messo nei panni di un reporter, di un paziente di ospedale pubblico, di un taxista, per intervistare nascostamente il suo popolo sulla propria condizione di vita. Barbe finte, lunghe galabje, accessori popolareschi, accento inglese mascherato, Abdallah non si è risparmiato nulla. In tanti lo hanno già fatto nel passato, primo fra tutti suo padre. E non è accaduto solo in Oriente: anche i vecchi monarchi occidentali a corto di sondaggi e desiderosi di un tuffo di popolo, spesso hanno sondato gli umori della gente sotto mentite spoglie. Abdallah dà in queste ripetute sortite il forte segno di una personalità spiccata, di una volontà di farsi idee personali senza l'intermediazione di consiglieri e dignitari. E forse, c'è anche qualcosa di più. Tutto il mondo rimase stupito quando re Hussein, mo- rente in una clinica americana, destituì dalla successione il fratello Hassan, principe della Corona da 34 anni, e designò invece il suo primo figìio maschio, appunto Abdallah, di cui il mondo quasi nulla sapeva, mescolato com'era ad una tribù di undici fratelli nati da quattro diverse mogli. La mamma di Abdallah, Muna, si chiamava un tempo Tony Gardiner e molti ricordano come fu rispedita al mittente, l'ufficiale britannico suo padre, quando il Re dichiarò conclusa la breve vicenda matrimoniale. Il piccolo Abdallah era stato per i primi tre anni della sua vita principe della Corona, ma poi Hussein decise che aveva bisogno di un adulto forte al suo fianco. I primi anni del re, tuttavia, hanno poi disegnato tutta la sua educazione: prima in Inghilterra alla St. Edmund School nel Surrey ; poi in America; poi ancora in Inghiterra a Oxford; poi di nuovo in America alla Georgetown University a studiare affari internazionali; e su e giù, avanti e indietro per il mondo alla ricerca del meglio che c'è, alla ricerca di quello che fa per un re, all'Accademia militare di Sandhurst e poi in Germania Est, e poi ancora in Inghilterra. Anche se il nostro re si configura certo come un militare, tanto da divenire capo delle Forze Speciali che difendono personalmente il re e candidato a capo di stato maggiore, pure dentro di lui il gran contesto internazionale della sua educazione ne fa certo un personaggio imbevuto di contemporaneità. E certo, non indifferente alla democrazia britannica, la più storicamente consistente del mondo. Abdallah è un sovrano il cui cursus honorum, è anche solidamente orientale: il suo ruolo stesso di guardia del corpo del sovrano-padre; la sua funzione di capo delle Forze Speciali nel reprimere la «rivolta del pane» che nel '96 insanguinò il Sud del Paese; e di comandante delle «teste di cuoio» che hanno sconfitto il gruppo estremista che assassinò nel '98 otto persone fra cui l'incaricato d'affari dell'ambasciata irakena ad Amman. Sonò i compiti speciali tipici del figlio di un re arabo, teso oltre tutto a riscattare la sua parte non araba che teoricamente avrebbe potuto impedirgli l'accesso al trono. Tutto è sapientemente costruito nella biografia dell'ex studente che amava le corse in macchina, lo sport, la bella vita: è significativo il matrimonio con l'affascinante Rania, figlia del popolo palestinese, che annovera fra i suoi il 70 per cento dei cittadini giordani, Rania non è solo bella: ha un'educazione accademica, e quindi moderna, e tuttavia uno stile tipico dei nobili yassin di Tulkarem, nel West Bank. E ancora più importante, nella breve ma consistente biografia di Abdallah re, il ristabilimento delle relazioni fra la Giordania e la Siria, iconizzate dal prolungato abbraccio con Assad che fu fatto entrare prima di tutti i grandi di tutto il mondo, compreso Clinton, all'omaggio del feretro, al funerale di Hussein. Abdallah infatti è uno dei fautori più attivi del nuovo asse della pace mediorientale, quello israelo-siriano, che M liba rak e Arafat non controllano, e quindi temono. Se riesce la Giordania balzerà in primo piano come al tempo degl accordi israelo-palestinesi fa voriti da re Hussein. L'Ameri ca dette allora grande onore i ricompense al ruolo del re, i 10 stesso può accadere oggi. E ancora, un'altra mossa di Abdallah che ormai possiamo definire un re iperattivo, < stata la strenua sponsorizza zione con discorsi e inviti già al tempo della campagna elettorale, del candidato della sinistra israeliana Ehud Barak poi risultato vincitore su Netanyhau. Dunque, in questo quadro 11 giovane discendente di Maometto non appare più come un re nuovo venuto in cerca di un'aura favolosa, da otte nersi al mite prezzo di qua! che straccio invecchiato; ap pare piuttosto come un sovra no molto determinato a non farsi schiacciare dalla memoria del grande, piccolo Re, che seppe tenere insieme con ono re un Paese sempre minaccia to di frammentazione, e la cui calva, pallida figura di eroe resta come il più grande sim bolo, insieme al volto di Ra bin, della drammatica fame pace in Medio Oriente. Abdallah è giovane, forte, militaresco, sa che farà parte di una generazione intera di giovani successori che per non soccombere ai grandi problemi economici e sociab dei loro Paesi, finora tenuti insie me col pugno di ferro, dovranno forse fare uso di un altro grande strumento: un po' più di democrazia. di L'abbraccio con Assad al funerale del padre è il simbolo della sua volontà di riavvicinarsi alla Siria e diventare così un protagonista del processo di pace