Stepashin: sterminale i banditi ceceni Guerra sulle montagne del Daghestan

Stepashin: sterminale i banditi ceceni Guerra sulle montagne del Daghestan Violenti scontri tra soldati russi appoggiati dagli elicotteri e i miliziani islamici Stepashin: sterminale i banditi ceceni Guerra sulle montagne del Daghestan Anna Zatesova MOSCA E' guerra ormai nelle montagne del Daghestan, dove da due giorni si stanno fronteggiando i guerriglieri ceceni e le truppe russe. Una guerra che nessuno vuole chiamare tale: l'incubo del conflitto ceceno del '94-96 è ancora troppo vivo e Mosca promette di risolvere la situazione senza colpire i civili. Ma gli scontri attorno ai villaggi di Ansaita e Rakhata possono riaccendere la miccia di un conflitto nel Caucaso. Sabato mattina un gruppo di ceceni - da 300 a 600 secondo varie stime - hanno occupato i villaggi del distretto botlikhi nskij per instaurare «l'ordine islamico». Nonostante la resistenza opposta dagli abitanti locali, hanno chiuso l'assedio e a quanto pare non hanno nessuna intenzione di ritirarsi. Il loro comandante, il leggendario Shanìil Bassaev, a una proposta di negoziato ha risposto: «Non siamo venuti fin qua per poi tornarcene indietro». Ieri i militari russi hanno ammesso di aver usato contro i guerriglieri ceceni elicotteri e artiglieria. Il capo dello Stato Maggiore russo Anatolij Kvashnin, che sta dirigendo personalmente l'operazione, afferma che gli abitanti della zona non verranno colpiti: «La nostra strategia è di impedire a ogni costo un danno ai ri vili», ha promesso. Una garanzia che più che tranquulizare inquieta: tutti ricordano fin troppo bene i bombardamenti «ad alta precisione» che hanno distrutto mezza Grozny e i razzi multipli russi lanciati contro un convoglio di ostaggi dei ceceni. I russi giustificano questo impiego di forze spiegando che i «terroristi», a loro volta, sono pesamente armati: due blindati, armi anticarro e missili aria-terra. Ma riprese amatoriali - l'unica immagine finora esistente di quello che sta accadendo nel Daghestan • mostrano i guerriglieri in marcia, armati soltanto di mitra e lanciagranate. La situazione rimane comunque estremamente confusa. Non si sa nemmeno quanti villaggi sono diventati bersaglio dei cece- I guerrhanno andaree bamtrattenin ostsoltagli uo riglieri asciato donne mbini nendo aggio anto omini ni. Il premier Stepashin ha parlato di «tre o quattro» località, ma non è stato in grado di essere più preciso. E non è chiaro chi ci sia dietro: la Grozny ufficiale smentisce ogni coinvolgimento nella vicenda. Si sa che a comandare gli attaccanti c'è Bassaev. A quanto pare, lo affianca anche il comandante estremista Khottab, che ha deciso di festeggiare con il raid il suo compleanno. I guerriglieri hanno rifiutano di trattare perfino con gli anziani locali, gesto inaudito per le tradizioni caucasiche. La tragedia della guerra di quattro anni fa, terminata in una disastrosa sconfitta di Mosca e 100 mila morti di cui la maggior parte civili, grava pesantemente su tutti i protagonisti del nuovo conflitto. Il premier Serghej Stepashin - nel '94 uno degli artefici, anche se dei meno aguerriti, dell'invasione russa nel Caucaso - l'ha ammesso apertamente: «Quell'esperienza spaventa, qualcuno ha paura di assumersi la responsabilità. Io no». E per quanto la decisione di Mosca di «sterminare i banditi», come dice Stepashin, non può non spaventare, anche la scelta di non intervenire sarebbe drammatica. I ceceni infatti sono decisi, a quanto pare, a estendere la loro influenza annettendosi zone confinanti delle altre repubbliche russe. E stavolta il conflitto potrebbe non essere più solo tra Grozny e Mosca, ma coinvolgere il Caucaso intero. Ieri tutto il Daghestan era in tumulto: durante le numerose manifestazioni in piazza la gente formava spontaneamente milizia armate e chiedeva vendetta. Ad alimentare la tensione sono serviti anche i racconti dei profughi dai villaggi occupati. I guerriglieri hanno lasciato andare via solo le donne e i bambini, tenendo gli uomini come ostaggi. Le donne, arrivate nella capitale Makhachkala, hanno pianto e invocato sugli attaccanti tutte le maledizioni. Hanno raccontato che uomini armati - ceceni, ma anche russi e arabi - entravano nelle case con armi spianate prendendo oro, gioielli e soldi, Insomma, più che una C" d sembra una scorreria da diti. I guerriglieri hanno lasciato andare donne e bambini trattenendo in ostaggio soltanto gli uomini Il primo ministro russo Serghej Stepashin e nella foto grande due militari russi che caricano un lanciagranate

Persone citate: Anatolij Kvashnin, Bassaev, Stepashin