Perché il Sole Nero affascina e fa paura

Perché il Sole Nero affascina e fa paura Il E i RICHIAMI DEL Mll Perché il Sole Nero affascina e fa paura Un fenomeno irripetibile nell'arco della nostra esistenza la stòria HE cosa spinge centinaia "migliaia di persone, fore milioni, a mettersi irf* posa, indossando appositi occhiali schermati, dinanzi alla stella spettrale di colore giallo chiamata Sole nel momento stesso in cui questa sarà allineata con Luna e Terra? Che cosa attrae veramente nell'eclisse che renderà buia per un tempo limitato una fascia del nostro Pianeta larga al massimo 200 chilometri? Perché il disco nero della durata di alcuni minuti cattura magneticamente gli sguardi di tanti uomini e donne? In verità, l'occhio dell'uomo preferisce la luce all'oscurità e noi stessi siamo, salvo eccezioni, cliotropici; il senso della vista si forma infatti nell'embrione già nelle prime settimane sotto forma di un rudimentale sistema ottico. Eppure è innegabile, l'eclisse del Sole esercita un fascino magico, le tenebre, in questo caso, sono più suggestive della luce. Se da un lato l'idea di partecipare a un evento unico e quasi irripetibile, almeno nell'arco della vita umana, è il -motore primo di questa attrazione fatale, dall altro è vero che c'è qualcosa di più profondo che l'eclisse, più o meno parziale, evoca nelle menti umane. Ad atti-arci nella contemplazione della temporanea tenebra del Sole è 1 idea stessa di partecipare a qualcosa di magico, di insondabile, di mitico, di assistere, in altre parole, seppur per brevi attimi e in modo incompleto, alla creazione del mondo. Come si sa, le eclissi generavano tra i popoli antichi l'idea di un cataclisma, della fine del mondo, dell'azzeramento imponderabile della vita stessa. Ma c'è di più. Nella mitologia di tutti i popoli è descritta, in forme diverse, l'idea che il momento iniziale, l'atto creativo dell'Universo, si è prodotto attraverso una situazione di oscurità totale. Recita la Genesi: «La Terra era sterminata e vuota, le tenebre erano sulla faccia dell'abisso». Le tenebre, il nero, sono l'inizio di ogni cosmogonia delle civiltà mediterranee, e non solo di esse. Ed è da questo che deriva il significato simbolico del nero nella nostra civiltà. Si può dire che siamo stregati dal nero dell'eclisse? In una certa misura sì. Il nero è il più seducente dei colori, quasi più del bianco, per quanto nel canone della scienza newtoniana sia, alla pari del suo contrario, un «non-colore». Anche Leonardo nel suo Trattato della Pittura definiva il nero «il più scuro dei colori, negazione del colore stesso». Negli antichi testi egiziani l'Infinito, il Nulla, l'Inesistente e il Buio sono invece quattro degli otto principi della creazione. A Eliopolis i sacerdoti sostenevano che all'inizio lo Spirito Primigenio giaceva, insieme a tutte le possibilità latenti della creazione, nelle «Infinite Tenebre» dello spazio cosmico, come ricordano Lia Luzzatto e Renata Pompas nel capitolo dedicato al nero del loro libro «Il significato dei colori nelle civiltà antiche» . (Rusconi). Il nero è insieme il Tutto e il Nulla, e anche dal punto di vista percettivo esprime la concentrazione e la latenza inespressa: è il centro dell'universo e il suo punto di partenza, riunisce il negativo e il positivo. Kandinskij, teorico del colore, oltre che pittore, scrive: «Come un nulla senza possibilità, un nulla morto dopo la morte del sole, come un silenzio eterno, senza avvenire, senza speranza stessa di un avvenire, risuona interiormente il nero». / La cultura occidentale non ama troppo il nero, o meglio lo tiene ai margini della propria simbologia, affidandogli un si gnificato luttuoso, di morte, oppure riservandolo alle autorità: sacerdoti, arbitri sportivi, sorveglianti, poliziotti, militari, per quanto, come ricorda Michel Pastoureau nel suo «Dictionnaire des Couleurs de Notre Temps» (Editions Bonneton), il nero è nell'ultimo secolo e mezzo il colore dell'eleganza e della modernità (costume nero, cravatta nera, biancheria nera), tenuta da cerimonia, indicatore di ricchezza e di profondità: gli artisti e le persone raffinate amano il nero. Ma il hero è il colore dei riformatori religiosi, sia in Oriente come in Occidente, colore ecclesiastico, colore indossato dai fondamentalisti, da tutti coloro che propugnano dure riforme pobtiche, ma anche dagli outsider: adolescenti, ribelli, pirati, signori della notte, adepti di vari culti, seguaci di riti satanici, puritani, anarchici. James Hillman in una affascinante conferenza tenuta al convegno dedicato ai Colori della vita (ora raccolta nel volume omonimo della Editrice La Stampa) spiega come il nero sia un colore fondamentale della nostra cultura che «respinge al fine di destrutturare», colore «necessario al cambiamento», ma che tuttavia può intrappolare chi vi si identifica, «confondendo uno stadio della nostra esistenza con l'esistenza stessa». Chi sostiene che il nero sia un colore della privazione l'assenza di luce - non tiene conto del fatto che il nero pompare anche in piena luce diurna nei pigmenti naturali, ma anche in fenomeni come il carbone, l'ossidiana, le more o gli occhi degli animali. Evocando l'esperienza alchemica della nigredo, lo stadio dell'annerimento, dell'inscurimento, della caligine - e che cos'è Lezione di ottica al bambini di Amman. La Giordania è interessata da un'eclisse parziale e il governo si preoccupa di informare la popolazione sui pericoli dell'osservazione solare a occhio nudo o con lenti inadatte, come i comuni occhiali da sole. Sul momento non si avverte nessun fastidio, soltanto dopo qualche ora compaiono I sintomi delle lesioni alla retina. l'eclisse se non una grande nigredo che avviene nello specchio del cielo? - Hillman definisce l'annerimento come lo stadio della depressione, confusione, angoscia, quel momento in cui si è soggetti a pensieri pessimistici, perfino paranoici, che riguardano malattia, insuccesso e morte (il nero come colore della morte), e che è assolutamente necessario attraversare se si vuole raggiungere la vita: «La psicologia alchemica ci insegna a conside rare le qualità degli infruttuo si periodi amari e aridi, delle malinconie che non sembrano mai dover giungere alla fine, delle ferite che non si rigenera no allo status quo ante, le cocenti mortificazioni della vergogna e delle putrefazioni dell amore e dell'amicizia». Il nero come colore e simbolo del Principio? Forse più che evocare immagini millenaristi che, strane aspettative apoca littiche, bisognerebbe considerare che l'attesa delle tenebre dell'eclisse, il Sole nero che sta per palesarsi nei nostri cieli estivi è l'attesa di qualcosa di nuovo, non rappresenta una fine ma un inizio. «Il nero conclude Hillman - non è di per sé un paradigma, ma piut tosto un elemento di rottura del paradigma». E' questo che attendiamo fiduciosi? Secondo la Genesi la Terra Nera uno spazio sterminato e vuoto: l'oscurità è l'inizio di tutte le cosmogonie Nell'ultimo secolo e mezzo è diventato la tinta della modernità e dell'eleganza e indicatore di ricchezza Ad attrarre alla tenebra temporanea è l'idea stessa di partecipare a qualcosa di magico e di insondabile come la nascita del mondo

Persone citate: Hillman, James Hillman, Kandinskij, La Terra, Lia Luzzatto, Luna, Michel Pastoureau, Renata Pompas, Spirito Primigenio

Luoghi citati: Amman, Giordania