APPUNTAMENTO ALL'OSTERIA DEGLI AMICI di Alessandro Perissinotto

APPUNTAMENTO ALL'OSTERIA DEGLI AMICI APPUNTAMENTO ALL'OSTERIA DEGLI AMICI Roberto Balocco e il suo compact disc un viaggio sentimentale tra vecchie canzoni Venerdì 6 agosto alla shopville «Le Gru» di Grugliasco alle ore 21 le canzoni piemontesi di Roberto Balocco, e cabaret con Jean Porta. Pubblichiamo un articolo su Balocco dello scrittore Alessandro Perissinotto. L5 INSEGNA in latta di quel locale mi aveva un poco insospettito, così smaccatamente «retro»: Osteria degli amici. Temevo che si trattasse di uno dei soliti bar finto-antichi che fino a ieri avevano il bancone in duralluminio simile alla plancia di comando dell'Enterprise e che, in quattro e quattr'otto, con un Eo' di tavoli vecchi e qualche ottiglia di gazzosa con il tappo a biglia recuperata in cantina, si erano costruiti una storia fasulla. E invece no, era proprio una piòla in piena regola. Ma come ci ero finito? Dove ero esattamente? Non riuscivo a capirlo, i contorni delle cose erano sfumati, imprecisi. Mi sedetti sotto la tòpia e ordinai un mes a stop. Vicino a me cantavano, accompagnati da una fisa e da una fruia. A dire il vero, più che cantare, sembrava raccontassero in musica le loro storie: «Mi i sai nen cò a l'è tacame, quand ch'i son mariame mi i son rovinarne...» aveva intonato uno, evidentemente deluso dal matrimonio. Terminata la sua canzone, un altro gli aveva fatto eco: «L'è na stòria dolorosa d'un éschinà da la morosa, na ciampòrgna 'd San Salvari ch'a sfrutava ij me orari...». E un altro ancora aveva poi continuato sullo stesso argomento: «Dòpo des ani 'd fìdansament e mila e mila ripensament, tapà de scur, le scarpe 'd vernis... na bruta matin son andarne ampiché...». Mi sembrava di essere capitato nel Castello dei destini incrociati di Calvino, ma qui, invece dei tarocchi, i vari personaggi parevano costretti ad utilizzare le note per raccontare le loro vicende. Vicende che mi apparivano comuni, già sentite, eppure così fortemente personali. Vicende amare, che si facevano via via più vivaci e maliziose all'aumentare delle bottiglie vuote sui tavoli. «E la tabachin-a a pòrta pa '1 capei sensa ch'a l'abia la piuma di' osel. E l'osel a l'è na roba fin-a...». «E monta, monta su, Nineta an-namorà, a Superga pen-a desbarcà, 't podras toché la ponta... del Mònvis e mentre ti da dzora 't guarde '1 cel e mi da sota... el Paradis...». Ad un certo punto è entrato un frate, con un saio di foggia settecentesca, un grosso frate dal volto rubicondo; «È il padre Ignazio Isler, quello della chiesa della Crocetta» si è mormorato in giro, e tutti hanno intonato una canzone scritta proprio dal frate: «Lassela pa pi scapé, lassela pa pi 'ndé via, la treuve pi nen doman n'àutra parija...». Questa la sapevo anch'io e così mi sono unito al coro: «A l'è mach àuta un fus». È stato in quel momento che mi sono svegliato; ero seduto su di una sedia dal design futuribile, davanti a me un barman shakerava beveroni improbabili dietro ad un bancone in duralluminio che sembrava la plancia di comando dell'Enterprise; dalle cuffie del walkman appoggiate sulle mie orecchie usciva ancora la voce da chansonnier parigino di Roberto Balocco. Dentro l'apparecchio, il secondo CD del doppio album Canson & Tradission era quasi alla fine: ho inserito il primo, ho richiuso gli occhi e il gelido American Bar, tutto vetri e cromature, ha nuovamente lasciato il posto all'Osteria degli Amici: «Oj bela fija dai pomini in seno, mi i son disposto per evnì a tocheje. Chila l'ha rispondù da fija galanta: "chi tocherà i pomin a l'avrà la pianta"...». Alessandro Perissinotto Nella foto: Roberto Balocco «%r* 17

Persone citate: Alessandro Perissinotto, Calvino, Ignazio Isler, Paradis, Roberto Balocco

Luoghi citati: Grugliasco