Inseguimenti d'amore

Inseguimenti d'amore ^ seconda puntata del racconto di Alessandra Montrucchio Inseguimenti d'amore Sstuoie, Kbuote- ^ seconda puca fa per te. Esci Insegcon il beneplacito dei tuoi, raggiungi la Civica, ti piazzi a un tavolo, apri i libri e hai la certezza di tornare a casa ignorante come ne sei uscito. Perché è impossibile studiare in biblioteca: gente che entra ed esce, lo stridio delle sedie sul pavimento, i sussurri amplificati dal silenzio, la tentazione di sbirciare gli altri - e i libri non li sbirci mai. Quella mattina, alla Civica Mat ci era andato col suo migliore amico, Felix, un gattone che trascorreva ogni minuto libero a documentarsi sul tabacco, convinto che il futuro stesse nel fumo: potevano scomparire gli Stati, non i vizi. Mat si era portato dietro Felix per due ragioni: perché cosi avrebbe evitato la catatonia che d'estate lo coglieva nella biblioteca pigra e semideserta; e perché voleva parlargli di Lavinia: che amore è se uno non può raccontarlo? Ma Felix, semisdraiato a fumare sulla scalinata fuori della Biblioteca Civica, non collaborava molto. «A me non sembra che quella ti fili molto». «E allora perché si è fatta accompagnare in scooter?». «Perché era a piedi e faceva caldo». «Una non si fa portare a casa dal primo che...». «Non mi pare che ti abbia dato un appuntamento». Mat esitò a ribattere. A Torino ci si incontra sempre, aveva detto lei. Sicuro: magari ogni dieci anni, ma ci si incontra. Era stato un modo elegante per liquidarlo? «E se fosse una tecnica? Magari vuole farsi inseguire, o...». Felix sbuffò una nuvola di fumo, stirandosi. «Magari» acconsentì, poco convinto. «E allora, per incontrarla che pensi di fare? Ti apposti sotto casa sua?». «Come no, lei che esce e io che salto fuori come il Mago Zurli, ciao - passavo di qua per caso... no, meglio...». Meglio cosa? Mat senti una cappa di impotenza calargli addosso insieme all'afa. Felix spense la sigaretta, si alzò. «Dov'è che si incontrano i giovani, d'estate?» sospirò. «Ai Murazzi o agli imbarchi. Vai ai Murazzi o agli imbarchi». Ai Murazzi o agli imbarchi. Giusto - e la sera, con un paio di amici, verso le dieci e mezza, Mat irruppe sul Lungo Po. Che non era molto diverso da giugno o luglio: forse tutti i torinesi rimasti in città si erano riversati lì, nel posto che più ricordava una località di villeggiatura. Una località costiera, per la precisione: di quelle che si affacciano su un mare inquinato e puzzolente. Montrucchio more Quella sera il Po tanfava come se fosse ammuffito. La gente, però, non pareva accorgersene: fascino del luogo dannato della città, voglia di vacanze comunque e ovunque? Tutti bevevano, sorridevano, conversavano a loro agio, soprattutto chi dannato non era... lei. Beveva, sorrideva, conversava. Era li, e palpitava di grazia e di vita. Mat mollò gli amici e le si avvicinò. Appeso a un bicchiere di birra che gli tremolava in mano. «Ciao». «Ciao». Non pareva soipresa di vederlo. Ne era felice? «Be', ci siamo incontrati». «Eh si». Lei era li, stava con lui, parlava con lui: era un sogno. «Senti, pensavo...» «Lav, andiamo?». Dietro il sogno, era spuntato un dio troppo bello perché Mat trovasse la forza di ingelosirsi. «Arrivo» gli rispose lei, poi tornò a guardare Mat: «Ci vediamo». «Si... Lavinia, vero?». «Esatto. Tu come ti chiami?». «Matteo. Mat». Lei sorrise, e quel sorriso scese come brezza a rinfrescare il cuore di Mat. «Mat come matto» disse lei, e andò via. E Mat tornò dai suoi amici, inebriato nonostante la puzza del fiume, felice nonostante il dio. Innamorato. E scemo. Alessandra Montrucchio [2 continua]

Persone citate: Alessandra Montrucchio, Montrucchio

Luoghi citati: Torino