La lingua del Corano

La lingua del Corano LINGUISTICA: L'ARABO La lingua del Corano Punto d'incontro tra le culture d'Oriente e Occidente te a contatti con lingue appartenenti ad altre famiglie linguistiche, come é avvenuto in quelle aree interne dell'Algeria in cui, accosto alla lingua dei colonizzatori Arabi, sono ancora parlati dialetli berberi indigeni, appartenenti alla famiglia camitica. Volendo analizzare succintamente le principali particolarità linguistiche dell'Arabo letterario, possiamo menzionare la grande ricchezza di suoni consonantici, tra cui quelli posdentali, enfatici, laringali e glottali, contrapposta all'esiguità dei suoni vocalici, ridotti a (Al, |I|, |U1. L'Arabo, inoltre, mantieni: invariate le vocali finali ricostruibili perii protosemita, perdute nelle lingue del gruppo nord-occidentale come l'Ebraico, e presenta costantemente una [F)laddove le altre lingue semitiche hanno una [P], La morfologia nominale mostra una flessione a tre casi: nominativo, accusativo e genitivo. La formazione del plurale é spesso espressa tramite il ricorso a collettivi. Questi sono formati, in massima parte, per mezzo di modificazioni interne di radicali singolari, e sono noti col nome di plurali interni ofratti. Tale pluralizzazione presenta una non indifferente difficoltà per chi si avvicina allo studio della lingua araba. L'Arabo ha anche mantenuto, con l'Accadico, il numero duale. Questa categoria grammaticale serve ad indicare, oltre alle cose naturalmente in coppia, tutto eia' che si presenti in numero di due. Molte sono le particolarità dei dialetti moderni, rispetto all'Arabo letterario. La fonetica presen¬ ta la caduta delle vocali brevi, parallelamente a quanto avviene nelle lingue del gruppo nord occidentale; una maggior varietà di suoni vocalici; alterazioni del sistema consonantico, e, talvolta, modifnazioni prosodiche e accentuative, come nel dialetto egizia¬ no. La morfologia nominale, tra le innumerevoli modificazioni, ci presenta la perdita della declinazione nominale, con conseguente irrigidimento della costruzione della frase; la riduzione dell'uso dei plurali interni o fratti e un uso raro del duale e dello stato costrutto, spesso sostituiti da forme analitiche. Come le lingue neolatine rispetto al Latino, i dialetti arabi moderni presentano un maggior ricorso alla costruzione analitica piuttosto che a quella sintetica, e alcune forme sia pronominali sia verbali molto semplificate. La diatesi passiva si ottiene per mezzo di forme derivate del verbo, invece che tramite modificazione vocalica interna. Il futuro è espresso tramite la preposizione al verbo di particelle che sono differenti da zona a zona. Il lessico dialettale, oltre a differire per uso di radici o ignote all'Arabo letterario o di mutato valore semantico, risente fortemente degl'influssi dovuti alle lingue europee. Al fine di porre un limite all'introduzione d'imprestiti da lingue straniere, soprattutto dal Francese e dall'Inglese, i linguisti hanno creato dei neologismi sia utilizzando termini tradizionali il cui significato originario è stato mutato, sia inserendo i lemmi non semitici in schemi di tre o di quattro lettere conformemente alla lingua araba, in modo da camuffarne l'origine allotria molto armonicamente. Le lingue semitiche, sia antiche, sia moderne presentano alcuni tratti comuni molto caratteristici che le differenziano notevolmente da favelle appartenenti ad altre famiglie. Tra questi annoveriamo il peculiare fenomeno del trilitterismo, consistente nella strutturazione in tre consonanti della maggioranza delle radici. Queste ulti- ' me possono essere prefissate o suffissate, subire geminazioni o sincopi consonantiche, modificando, così, il loro valore semantico. I generi grammaticali sono solo due: maschile e femminile, mancando il neutro. La flessione verbale è basata su un'originaria opposizione tra valore perfettivo e imperfettivo dell'azione. La sintassi delle lingue semitiche è piuttosto semplice e regolare se paragonata a quella di lingue indeuropee come il Latino, il Greco antico e l'Indiano vedico. Non mancano, però, forme morfologiche di grande complessità. Tra queste: l'espressione della vicendevole concondanza tra numerali e sostantivi; la determinatezza e l'indeterminatezza del nome; l'annessione tra nome reggente e nome retto in quello che è definito lo stato costrutto; l'esistenza di pronomi personali suffissi ai nomi per formare dei possessivi e l'uso di pronomi personali suffissi al verbo per indicare l'oggetto dell'azione. Le lingue semitiche occidentali utilizzano scritture alfabetiche, in cui, normalmente non sono notate le vocali. Quest'ulti mo fatto crea non pochi problemi di lettura a chi non è avvezzo a tale sistema di scrittura. Tutti gli alfabeti europei, comprese le rune germaniche, derivano dall'an tico alfabeto fenicio, adattato dai Greci alle particolari esigenze della loro lingua, per molti versi assai diverse da quelle di una favella semitica. L'alfabeto greco è stato spesso adottato dagli altri popoli tramite l'intermediario etrusco, con conseguente confu sioni nell'annotazione delle con sonanti sorde e sonore, distinzione ignota alle lingue paleo-mediterranee e all'Etrusco. Luca Quaglia La celebre fortezza-palazzo dell'Alhambra a Granada. in Spagna, edificata dagli arabi nel XIII secolo ifotor apostolo] Q UASl tutti i recenti immigrati originari del nord_ Africa, in special modo dai Paesi dell'Atlante, da Algeria, Tunisia, Marocco, Egitto, Ubano, generalmente, sono di fede islamica sunnita e, nella maggioranza dei casi, parlano dei dialetti arabi. [-'Arabo ò stato una lingua che ha veicolato una grande cultura nell'Europa me «vale. Se gran parte oblia cultura filosofica e scientifica dell'antichità ò stata tramandata agli europei moderni, ciò ò dovuto anche all'opera di studiosi di lingua semitica come Averroè e Avicenna. Si tramanda, inoltre, che grandi Università del tempo, come quella occitana di Montpellier, avevano tra i migliori docenti degli studiosi arabi. L'Europa deve molto ai Paesi arabi anche dal punto di vista linguistico. Molti vocaboli in uso nelle lingue europee sono di origine araba. Si pensi a termini come alchimia o alchimia, alcol(e), alcova, àlgebra, ammiraglio, azzardo, azzurro, carruba, festuca, liuto, meschino, sciroppo, tazza, zucchero; ai termini presenti in Occitano alferan (cavallo di razzai e alfiòr, almatrac (materasso), barracan (tipodi tessuto, barracano), drogoman (interprete), jarra (brocca), jupa (gonna), ribeba (violino a due corde) la(m)bor (tamburo); o allo spagnolo alcoton (cotone). Dell'origine araba di queste parole e sovente chiaro indice la prefissazione in "al-" o tramite forine da essa derivate in cui, già in Aralxi, sia intervenuta Tassimilazione della |l.| con la consonante seguente, come nel caso di "az-" in azzurro. "Al" rappresenta l'articolo determunativo dell'Arabo classico, La lingua e i dialetti arabi appartengono al gruppo sud-occidentale della famiglia'linguistica semitica. Tale famiglia fu cosi definita, convenzionalmente, dallo studioso A. L. Schl"zer nel 1781, sul nomi! Seni, citato nella (arnesi. Essa annovera al suo interno altri due gruppi: quello orientale e {(nello nord-occidentale. Dell'uno, ora estinto, faceva parte il solo Accadici) o Assiro-Babilonese. Dell'altro, oltre agli antichi Eblaita, Amorreo, Ugaritico, Aramaico, fa parte il sottogruppo Cananeo. Quest'ultimo comprende, insieme con gli estinti Fenicio, l'unico, Moabita e Ammonitico, la lingua ebraica antica e moderna, Il gruppo a cui appartiene l'Arabo e i suoi dialetti, si ritiene che sia il più conservativo rispetto ad un ricostruito linguaggio semitico comune, da cui deriverebbe. L'Arabo presenta, infatti, unii ricca serie di suoni consonantici, non presenti nelle altre Invidie della stessa famiglia. Appartengono al medesimo gruppo sud-oc indentalo: l'Arabo meridionale antico o epigrafico; l'Arabo centro-settentrionale pre classico; l'Arabo settentrionale classico; i dialetti arabi meridionali moderni e i numerosi ed importanti dialetti regionali di derivazione classica. A queste favelle arabiche, si affianca la lingua etiopica! e i dialetti Tigrina, Tigre, Aniiiarico, Harari, Gurage, nonchj il Gafat e l'Argobba, virtualmente estinti. Dall'Arabi'settentrionale classico; la lingua in cui fu redatto il Corano, deriva l'Arabo letterario moderno, e i moderni dialetti regionali. Questi sono suddivisi, a seconda delle regioni in cui sono parlati, in centro-asiatici, iracheni, arabica, siro-libano-palestinesi, egiziani, magrebini. Tra essi si annovera anche il Maltese, dialetto parlalo nell'isola di Malta, fortemente influenzato da influssi non semitici. La lingua colta di tutte le popolazioni anzidette e l'Arabo letterario moderno. Esso e utilizzato por la redazione di giornali, libri e testi scolastici, nel disbrigo delle pratiche amministrative, nella stesura di documenti e lettere ufficiali, nonché nelle trasmissioni radiotelevisive di argomento elevato, Ò in uso nei notiziari e nei documentari, nella produzione teatrale e cinematografica ricercata od ò lingua di referenza durante congressi, conferenze, incontri politici e riunioni all'interno della Lega Amba o tra capi arabi di differenti Stati. L'Arabo letterario moderno è utilizzato, inoltre, per l'insegnamento, in special modo universitario, o ogniqualvolta ci si voglia rivolgere, in modo univoco, a tutte le popolazioni di lingua araba. I moderni dialetti arabi si differenziano dalla lingua letteraria sia per naturale evoluzione interna, sia a causa di influenze dovu- Gran parte delle scienze umanistiche e filosofiche dell'antichità sono state tramandate da studiosi semitici Molti vocaboli in uso in Europa provengono dall'arabo: come algebra, liuto, azzurro, alchimia

Persone citate: Greci, Greco, Harari, Luca Quaglia

Luoghi citati: Africa, Algeria, Egitto, Europa, Marocco, Spagna, Tunisia