Dalle valvole ai transitor

Dalle valvole ai transitor LA STORIA DELLA RADIO Dalle valvole ai transitor L'Uri, primo ente radiofonico, nasce nel 1924 D I servizi radiofonici si comincio a parlare in Italia sin dal 1910, nell'ultimo scorcio dell'età giolittiana. A disputarsi le frequenze erano ima dozzina di imprese, ma alla fine furono la Kadiofono n la Sirac a spuntarla. Con la mediazione decisiva del ministro delle Comunicazioni Costanzo Ciano, dalla loro fusione nacque a Roma il 27 agosto 1924 l'Uri (Unione Radiofonica Italiana). Due mesi dopo, da uno studio di Palazzo Corrodi prese il via il primo regolare servizio di radiotrasmissioni, limitato a qualche ora di programma serale. I.a storia della «scatola magica» comincia con la comparsa all'inizio del secolo dei primi tubi elettronici, meglio noti con il nome di valvole, ad opera di Amorose Fleming e Lee Deforest, rispettivamente inventori del diodo e del triorio. Con queste premesse, si realizzarono strumenti per la rivelazione, l'amplificazione e la generazione di correnti a radiofrequenza, il nuovo elettrodomestico segue due indirizzi di sviluppo: ((nello semplice ed economico della radio a cristallo (solitamente di «galena») e quello più sofisticato e costoso degli apparecchi a valvole. I risultati pratici sono diversi: nel primo caso l'audizione è possibile soltanto con la cuffia telefonica, mentre i modelli valvolari, muniti di altoparlante, consentivano l'ascolto delle trasmissioni a più persone contemporaneamente, La struttura dei primi apparecchi si avvicinava a quella degli strumenti scientifici da laboratorio per via delle macroscopiche dimensioni elei circuiti radioelettrici. Un primo miglioramento estetico lo si ha negli Anni 20 (piando la radio viene organizzata in blocchi componibili: la ricetrasmittente vera e propria, l'altoparlante, l'antenna (quasi sempre a forma di arcolaio), le batterie di accumulatori e di pile per l'alimentazione delle valvole. Come testimoniano i radioricevitori Kadialba e Siti-Doglio R31, entrambi prodotti nel 1924. Frattanto era progredita anche la tecnologia delle valvole. I tipi «a riscaldamento indiretto» permisero la facile accensione a corrente alternata, mentre l'aggiunta a triodo di altri elettrodi portò alla realizzazione di «tetrodi schermati», di «pentodi», di valvole multiple, con la possibili.,'! di circuiti sempre piii sofisticali. Agli inizi degli Anni 30, nonostante i significativi progressi compiuti, la radio ò ancora un... due pezzi: il trasmettitore - a forma di cofanetto, scatola, scrigno, pannello - e l'altoparlante a tromba o il diffusore a cono. 'l'ali sono infatti il radioricevitore Telefunken, del 192G, e il modello Kadiola 00 a 9 valvole prodotto dall'americana Rea nel I92H. E' comunque in questo periodo che il lutto viene a essere montato in un unico mobile. All'origine, l'accordo sulle stazioni si attuava mutando una manopola sulla quale era disegnata una scala numerica, ma con il 1933 viene in uso la «scala parlante»: un sottile indice si sposta su una «finestra» sul cui vetro illuminalo figurano i nomi delle stazioni radio. Tali! sistema favorisce la rapida diffusione del nuovo mezzo di comunicazione che, con il passare del tempo si presenta sul mercato con apparecebiatu- re sempre più sofisticate. Come i radiofonografi, capaci di assicurare una migliore amplificazione dei suoni. La camma di ricezione era quella delle onde medie soltanto. Il 1935 comporta, però, una svolta importante: viene consentito l'uso delle onde corte, determinando una maggior complessità costruttiva degli apparecchi che divengono «plurigamma», con possibilità di ricezione, sui modelli più sofisticati, da 10 a 2 mila metri di lunghezza d'onda. Nascono così realizzazioni famose come il Telesinto della Phonola, a 18 valvole, e i celebri radioricevitori Imcaradio «multigamma» con un'ampia scelta di opzioni. Il vero boom, però, risale alla fine degli Anni 30, quando le case produttrici riducono notevolmente l'ingombro (e il costo) degli apparecchi. Escono modelli curio¬ si, per esempio la radio portatile a valigetta talmente compatta da essere chiamata Cucciolo. O applicazioni stravaganti come Lumeradio, un ricevitore a 5 valvole prodotto dalla Arel che, come dice il nome, era ingentUito da un raffinato portalampada ornato di pizzi e merletti. Col 1940 tutto si blocca. La radio riveste, per cinque lunghi anni, la divisa militare. Così, come durante il primo conflitto mondiale, la tecnologia progredisce vertiginosamente sotto la spinta delle necessità. E' in quel periodo che, su commissione del Duce, dall'unione di diverse case costruttrici nasce Radiobalilla, un apparecchio valvolare fortemente propagandato dal regime fascisLa per l'incremento degli ascolti nelle famiglie italiane. Sono del 1948 i primi semiconduttori o transistor, in grado di migliorare la trasmissione e l'amplificazione dei segnali audio. D'ora in poi la radio ci accompagnerà ovunque, in qualsiasi momento. Bisogna invece attendere il 1950 per vedere sulle strade la prima vettura dotata di autoradio. Alimentato a pile e con altoparlante incorporato, questo prototipo era incluso nella dotazione di serie della Fiat 1100. Un'invenzione che gettò le basi per la costruzione delle prime stazioni radio mobili, che consentivano ai cronisti di restare in collegamento diretto con la postazione fissa, pur spostandosi da un luogo all'altro. Solitamente montate su un furgone Fiat 1500, erano composte da un complesso ricetrasmittente munito di microfoni e di due singolari cuffie dall'aspetto simile a quello dei caschi per motociclisti. Maurizio Scandurra E'degli Anni 30 la Radiobalilla, apparecchio voluto da Mussolini

Persone citate: Arel, Costanzo Ciano, Duce, Fleming, Maurizio Scandurra, Mussolini

Luoghi citati: Italia, Roma