Reunion: l'isola appesa al cratere di un vulcano

Reunion: l'isola appesa al cratere di un vulcano TREKKING TRA MARE, MONTAGNE E FORESTE NELL'OCEANO INDIANO Reunion: l'isola appesa al cratere di un vulcano REPORTAGE :-;( ■ Voleito Màssimo Manfredi L/ISOLA Reunion non è altro che la parte superiore di un vulcano che sorge dal fondo dell'Oceano da una profondità di 4000 metri, un gigante di proporzioni imponenti che svetta nella luce per altri 3200 metri fino alla cima del «Piton des Neiges» come è chiamato il cono più alto, non perché vi sia della neve, ma perché talvolta vi biancheggia un po'di brina. Meno conosciuta di Mauritius che è meta ormai di un turismo di massa, fa parte con lei dell'arcipelago delle Mascarene, al largo delle coste orientali del Madagascar ed è territorio francese e Cdi europeo. Anche qui si può vita di spiaggia se uno è portato per quel tipo di vacanza, perché la natura ha dotato quest'isola meravigliosa di lunghe barriere coralline che tengono lontani gli squali ma se uno ha un poco di curiosità di scoprire l'interno può fare qui, nel limitato spazio di 2500 chilometri quadri, esperienze che non potrà più dimenticare. Perché il vulcano che l'ha creata, scolpita, sconvolta, è anche il responsabile della sua incredibile bellezza. L'isola infatti ha più di quattrocento cascate, alcune di altezza vertiginosa, altre, quasi inaccessibili, che precipitano fra nubi di schiuma iridescente in spaventosi inghiottitoi, altre ancora sono soltanto veli luccicanti su enormi superfici di basalto. Alcune di esse precipitano in un lago e da questo in altro e in un altro ancora ed è possibile, \ volendo, calarsi in cordata da una balza all'altra fmo a raggiungere l'ultimo bacino e da qui, imboccato il fiume emissario, avanzare per chilometri sotto una foresta a galleria fra liane fiorite ed enormi macigni sospinti a valle in epoche remote dalle sfuriate parossistiche del vulcano. E' questo un viaggio che permette di conoscere, nel breve spazio di una trentina di chilometri, tutti i tipi di ambiente che una natura selvaggia e possente ha saputo modellare nel corso di milioni di anni. Si può salire, per esempio da Saint Philippe, nella parte sudorientale dell'isola che è ù luogo più isolato e solitario. Dietro si vedono ancora le colate laviche dell'ultima eruzione che ha lasciato incredibilmente intatta una chiesetta, ora incastrata fra due tenaglie di lava pietrificata. Qui la montagna che torreggia davanti a noi scende al mare abbastanza ripida e dirupata e l'ultima colata lavica si distingue immediatamente per la larga ferita che ha inflitto alla vegetazione lussureggiante dell'isola. Il paesaggio è orncantevole bellezza: si attraversano piccoli corsi d'acqua limpidi come il cristallo con le rive ricoperte di migliaia di calle in fiore con grandi calici bianchi e carnosi. Nel sottobosco occhieggiano fucsie nane dall'intenso colore viola e ogni tanto fra un ramo e una fronda luccicano come oro le poderose ragnatele del ragno isolano, enorme creatura tanto minacciosa d'aspetto quanto innocua nella realtà. Ciò che stupisce è l'incredibile robustezza della sua tela, strutturata dall'evoluzione per resistere ai fortissimi venti ciclonici che di tanto in tanto spazzano la Reunion. La foresta profuma intensamente di ogni sorta di aromi, di muschi stillanti per l'acqua che gocciola, scorre, scivola fra le rocce e le sabbie vulcaniche. Man mano che si sale la pendenza si fa più ripida e lo zaino con la tenda e il sacco a pelo diventa sempre più pesante. La vegetazione si dirada e può succedere di trovarsi d'un tratto davanti un paesaggio in tutto simile ad un alpeggio svizzero o dolomitico. Sullo sfondo il cono del Piton si staglia contro un cielo incredibilmente luminoso e gli orli quasi taglienti del cratere si possono intuire fra le pieghe delle colate laviche. Questa è la parte ancora attiva del vulcano; il cono originario, al centro dell'isola, è collassato da milioni di anni dando origine ad una gigantesca caldera trilobata, di imponente, superba bellezza. L'ultima parte dell'ascensione è la più fantasmagorica: si incon- * ^. V. \ è > - tra ad un certo momento una foresta di criptomerie, alberi meravigliosi per la straordinaria imponenza del portamento e per la meravigliosa architettura dei rami e delle fronde, poi si avanza attraverso una vegetazione sempre più bassa ma comunque fitta e ricchissima che d'un tratto si arresta senza alcun graduale diradamento ai bordi di un deserto sulfureo di bellezza apocalittica, di colori cangianti dal giallo al viola intenso, dal rosso all'arancio al grigio: uno spettacolo senza paragoni. Fa fresco in questa parte della montagna e, di notte, decisamente freddo tanto che bisogna dotarsi di un ottimo sacco a pelo e dormire possibilmente riparati dal vento. Il sentiero si dipana attraverso fumarole e crateri minori, su un terreno completamente arido fra sabbioni infernali, neri come i! basalto e chiazze dai colori più accesi, violenti nella luce limpida dell'altezza. Ed ecco finalmente la bocca del cratere; la via per discendervi fu scoperta soltanto agli inizi del secolo e fu completata intagliando nella viva roccia oltre seicento gradini dalla parte opposta per risalire sull'orlo meridionale del bacino. Attraversare l'immane caldera è un'emozione unica: incredibili le forme cristallizzate della lava rappresa, impressionanti i crateri minori dall'aspetto bizzarro di formicai giganteschi ma qui è il momento di maggiore pericolo. Il vasto catino può essere invaso, da un momento all'altro, dalle nubi sicché il viaggiatore perde completamente il senso dell'orientamento. Ci sono sentieri tracciati con segnali sulle rocce e sulle pietre che non bisogna mai perdere di vista e dai quali non bisogna scostarsi per nessun motivo. Tutta la zona è percorsa da canali lavici vuoti sotto la superficie che possono cedere improvvisamente sotto il peso di una persona e trasformarsi in una tagliola aguzza e mortale. Chi fosse sorpreso dall'oscurità non deve muoversi per nessun motivo e aspettare la luce dell'alba per riprendere il cammino. Molto meglio, ovviamente, uscire dal cratere prima che faccia scuro e accamparsi dalla parte opposta a quella da cui si è entrati. Da qui, dal versante Ovest, si può cominciare a scendere verso la Plaine des Palmistes e poi compiere la seconda parte di questo meraviglioso tragitto attraversando l'antico cratere collassato oggi coperto di foreste. Si scende per valloni scoscesi e poi di nuovo si attraversa la foresta seguendo il corso di fiumi e torrenti, di cascata in cascata, scoprendo angoli di tale paradisiaca bellezza da sembrare artificiali. Alla fine ci riaccolgono i campi coltivati e le esplosioni di spuma sollevata fino al cielo dai marosi che frangono contro i promontori di lava pietrificata. Meno conosciuta di Mauritius (che è meta ormai da tempo di un turismo di massa) fa parte con lei dell'arcipelago delle Mascarene, al largo delle coste orientali del Madagascar ed è territorio francese, quindi europeo CASCATE, LAGHI, LAVA PICCHI: IN 30 CHILOMETRI, TUTTI I TIPI DI AMBIENTE CHE UNA NATURA SELVAGGIA E POSSENTE HA SAPUTO MODELLARE NEL CORSO DI MILIONI DI ANNI DISCESA DI 6.00 GRADINI '' ■ Si scende nel vulcano per oltre seicento gradini intagliati nella roccia vìva. ■ Attraversare la caldera è un emozione unica. Incredibili le forme cristallizzate della lava rappresa. Impressionanti i crateri minori dall'aspetto bizzarro di formicai giganteschi: qui è il momento di maggiore pericolo. \ÌM. Trekking sull'isola di Reunion: il cono più alt'aVdel vulcano che si vede dappertutto è il «Piton des Neiges» alto 3200 metri. Nelle altre immagini , foreste, cascate e mare da una costa all'altra (Foto: Walter Leonardi)

Persone citate: Walter Leonardi

Luoghi citati: Laghi, Madagascar, Reunion