Sole nero, ovvero eclisse apocalisse di Gianni Vattimo

Sole nero, ovvero eclisse apocalisse L'ATTESA Gianni Vattimo Sole nero, ovvero eclisse apocalisse INTENDIAMOCI: può ben darsi che un (bel?) giorno una meteorite gigantesca si scontri con il nostro pianeta e metta fine alla vita animale, vegetale, batterica, sulla Terra, lasciandola nello stato in cui presumiamo si trovi oggi Marte. E magari che questo accada, contro ogni previsione scientifica, proprio in occasione dell'ultima grande eclisse del millennio, il prossimo undici agosto. Sarebbe un evento apocalittico? Più o meno quanto lo è una sciagura che colpisca un'intera famiglia, o lo scoppio di un'epidemia. Non rivelerebbe niente che non sappiamo già, dunque mente apokalypsis, niente svelamento di misteri celati fin dall'origine del mondo. Vale ìa pena di rileggere, in questi giorni di scatenamento di attese superstiziose e della rinnovata popolarità di Nostradamus, un libro un po' meno antico delle sue Centurie, ma certo più utile per chiarirci le idee. Parlo dello studio di Eugenio Corsini, "Apocalisse prima e dopo", uscito una decina di anni fa (presso la SEI) e oggi in attesa di opportuna ristampa - se il mondo scamperà alla fine temuta per 1' 11 agosto. Corsini è un insigne studioso di storia del Cristianesimo e di letteratura patristica. La sua tesi, sostenuta da robuste ragioni filologiche, è che la «profezia» apocalittica contenuta nel libro neotestamentario di San Giovanni non riguarda la fine del mondo ma semplicemente gli eventi connessi con la ciocifissione di Cristo e la sua risurrezione. Sono questi i fatti sconvolgenti a cui, dopo che sono accaduti, Giovanni pensa quando parla di una catastrofe che conclude la storia dell'uomo vecchio e inaugura «nuovi cieli e nuova terra», quella Gerusalemme celeste che è destinata ad essere, fin da quaggiù, la chiesa cristiana in cui si raccolgono i salvati. E' ben vero che - non però nella mente di Giovanni e dei suoi lettori dell'epoca, bensì solo nei secoli seguenti - il libro dell'Apocalisse è stato per lo più inteso come profezia della fine del mondo e del giudizio universale, come una cronaca anticipata del «dies irae». Ma, se dobbiamo dar retta alla tesi di Corsini, proprio le immagini raccapriccianti e (piacevolmente) agghiaccianti del dies irae sono quelle a cui dovremmo rinunciare. Come in genere, ci sembra di poter aggiungere, a tutte quelle commistioni fra storia mondana e volontà divina di cui è sempre vissuta la superstizione m i ! leu arisi iea. Il Dio delle letture catastrofiche dell'Apocalisse è colui che si rivela nella sciagura - anche quello di cui diciamo «sia fatta la sua volontà» quando ci capita una disgrazia e non, per esempio, quando vinciamo al totocalcio. Ritornare al senso originario dell'Apocalisse, non solo per i credenti, potrebbe dunque voler dire fare un passo avanti sulla strada del riconoscimento di un più autentico rapporto tra il mondo e il divino. Non è la Bibbia che ci dice come è nato l'universo fisico in cui ci troviamo gettati, e nemmeno ci dice come e quando finirà. Legggerla cercandovi la predizione della fine di questo mondo (o magari i numeri del Lotto) è forse solo un modo per liberarsi della responsabilità di costruire quei nuovi cieli e nuova terra che Cristo ha reso possibili, e la cui realizzazione dipende ormai soprattutto da noL

Persone citate: Corsini, Cristo, Eugenio Corsini

Luoghi citati: Gerusalemme