Il mattone fa gola andie in Borsa spinto dagli «spin-off» dei gruppi di Francesco Bullo

Il mattone fa gola andie in Borsa spinto dagli «spin-off» dei gruppi Il mattone fa gola andie in Borsa spinto dagli «spin-off» dei gruppi Francesco Bullo MILANO Venerdì, mentre l'indice in Piazza Affari toccava i nummi dell'anno, Unim (la società nata dalla costola immobiliare dell'Ina) guadagnava più del 3% e ancor meglio si comportava Metanopoli (gruppo Eni) con un rialzo superiore all'8%: la prima si è fatta avanti nella gara per acquisire la seconda, ma questo spiega solo in parte i rialzi. In realtà è tutta la pattuglia immobiliare ad essere in fermento in Borsa (dall'Aedes alla Bastogi) e la febbre rialzista ha contagiato anche settori limitrofi come costruzioni, cemento ed alberghi che sembrano aver trovato nuova vitalità. Che cosa sta capitando? La famiglia italiana riscopre il mattone, magari nella forma più moderna dei titoli immobUiari? Pare proprio di sì, e secondo il Censis già si avvertono i primi segnali, destinati a consolidarsi l'anno prossimo, di un passaggio dal risparmio gestito a forme più tradizionali di investimento come quello immobiliare: non solo azioni, dunque, ma mattoni veri e propri, alloggi, case. Intanto l'interesse per le immobiliari quotate in Piazza Affari, delle quali l'Unirti è di gran lunga la maggiore con 5000 miliardi di capi tale (contro i 2500 che capitalizzano tutte le altre messe insieme), secondo gli analisti è destinato ad accentuarsi via via che andranno in porto i già annunciati spin-off (questo il termine mutuato dall'inglese per indicare operazioni di scissione societaria) immobiliari di Fiat, Telecom-Sirti, Enel, Popolare di Milano, ai quali andrà tra breve ad aggiungersi quello degli immobi¬ li di Sanpaolo-Imi, già destinati a confluire nella Beni Stabili. «I patrimoni disponibili già con le carte in regola, cioè correttamente censiti ed accatastati, non sono molti - commenta Marco Breglia di Scenari Immobiliari - specie se si cercano patrimoni di dimensioni sufficienti per interessare gli investitori professionali italiani ed esteri». Per questo le poche "immobiliari" già quotate in borsa risultano particolarmente appetibili, in quanto possono fungere da contenitore per futuri scorpori e cessioni. Questa tendenza non deve comunque trarre in inganno. La moda delle azioni estere, recente scoperta delle famiglie italiane, non è passata: 134 mila miliardi di lire investiti a luglio, attraverso i fondi comuni, contro 65 mila miliardi in azioni italiane. Se nel portafoglio delle famiglie figurano meno azioni di Piazza Affari (disinvestinienti netti per 11 mila miliardi tra ottobre '98 e marzo '99, secondo Bankitalia), oltre che meno Bot, il fenomeno si spiega innanzitutto col passaggio dal «fai da te» alla gestione professionale. «Prima - spiega Giuseppe Roma, direttore del Censis - si faceva tutto in maniera diretta, soprattutto lenendo conto dei titoli di stato, oggi con l'intermediazione si finisce anche col non sapere dove i soldi vengono investiti. E' il meccanismo che brucia i confini nazionali». E comunque «il risparmiatore non ha mai avuto - aggiunge troppa fiducia nei meccanismi finanziari nazionali, a meno che non si tratti della privatizzazione di alcuni grandi imprese, come dimostrano i casi Telecom, Eni, Acea. E' probabile, dunque, che scontiamo una certa debolezza di immagine della finanza italiana, ma penso che il trend sia congiunturale più che strutturale e che la fiducia nel mercato domestico crescerà». Oltre alla prudenza di fondo del risparmiatore che lo porta, dopo aver guadagnato eoi Fondi, la Borsa, le privatizzazioni, alla ricerca di qualcosa di relativamente ancora più sicuro come l'investimento immobiliare, c'è la congiuntura favorevole al mattone: «Vi sono segnali positivi - spiega Roma sugli affitti, c'è l'aria di qualche limatura della pressione fiscale, il rendimento delle abitazioni non è malvagio e se poi parliamo di usi non abitativi, siamo sopra i rendimenti finanziari. Forse questo ritorno sarà la vera novità, col risparmiatore che tenderà a metterei al riparo, prima di bruciarsi con un ciclo basso in Borsa».

Persone citate: Giuseppe Roma, Marco Breglia

Luoghi citati: Milano, Roma