Pensioni, sfuma la verifica d'autunno

Pensioni, sfuma la verifica d'autunno Bassanini: se ne riparlerà nel 2001. Sul tappeto una serie di misure per fare quadrare i conti Pensioni, sfuma la verifica d'autunno La Corte dei Conti: debito occulto da300 mila miliardi Vanni Cornerò ROMA Sulle pensioni il governo pensa ad una correzione di retta, piuttosto che arrivare ad uno scontro in campo con i sindacati, anche perchè, a quanto risulta dal buon andamento dei conti Inps nei primi sei mesi dell'anno, di una guerra sul wolfare non c'è bisogno. A inaugurare la linea morbida dell'esecutivo è stato il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Franco Bassanini, che ha parlato di una riforma «sul tappeto», ma senza alcuna intenzione di aprire la «caccia al pensionato», insomma se anticipare la verifica sulla spesa pensionistica proprio vuol dire sollevare allarmi o preoccupazioni allora la si farà nel 2001. E le correzioni di rotta che il governo sta elaborando paiono improntate su interventi limitati nella portata e negli effetti economici: giro di vite su fondi speciali e pensioni privilegiate, omogeneizzazione dei trattamonti pubblici e privati, scambio cumulo anzianità per autonomi. Questo mentre sembrano farsi più lontane le ipotesi di introdurre subito il contributivo pro-rata per tutti e quella tìi una maggiore stretta sulle anzianità dei lavoratori dipendenti. Certamente la decisione di non insistere su blitz pensionistici è stata corroborata dai conti dell'Inps: a fine giugno, infatti, l'andamento dello entrate dell'Istituto di previdenza presentava un aumento di 600 miliardi rispetto alle previsioni, parallelamente ad una diminuzione di circa lo 0,3 per cento delle spese per prestazioni. Un risultato raggiunto in buona parte grazie all'andamento delle pensioni di anzianità, che, tra gli artigiani, hanno fatto registrare 13.488 uscite in meno di quelle previste e tra i commercianti 10.338. L'unico peggioramento rispetto alle previsioni viene dal fondo lavoratori dipendenti, con 8000 pensioni d'anzianità in più del previsto, ma il saldo finale resta positivo. Ecco allora l'ipotesi di intervenire, per oro, eliminando alcune sacche di privilegio, come quello che riguardano lo pensioni dei parlamentari, dei consiglieri regionali, dei membri della Corte costituzionale e delle Authority o del personale della Banca d'Italia. Un esempio per tutti: Camera e Senato non hanno mai fornito all'Inps i dati sulle pensioni dei parlamentari. Altra area di possibili interventi potrebbe essere quella dei fondi di telefonici, elettrici, personale di volo, enti pubblici creditizi e l'ex fondo trasporti, che complessivamente totalizzano un passivo di 2228 miliardi fra i 7863 miliardi che incassano e i 10.091 che erogano: un rapporto tra saldo e prestazioni del 22,1 per cento contro il 5,9 di quello del fondo lavoratori dipendenti. Diverso il discorso per i lavoratori autonomi: i conti dei loro fondi sono sostanzialmente in linea, visto che i commercianti hanno un attivo di 708 miliardi e gli artigiani un passivo di 553, ma la loro aliquota contributiva è intorno al 19 per cento, contro il 33 dei lavoratori dipendenti. Improbabile quindi che, se per mantenere l'equilibrio si pensasse ad un inasprimento dell'aliquota, queste categorie possano concordare con il governo di eliminare le pensioni di anzianità in cambio dell'abolizione del parziale divieto di cumulo. Ma da un magistrato della Corte dei Conti giunge un'ipotesi allarmante sulle pensioni: «Nei conti pubblici italiani viene occultato un maxi-debito previdenziale che, in base a stime prudenziali fatte dalla stessa Ragioneria generale, può essere quantificato in circa 300 mila miliardi, come conseguenza del mancato inserimento nel conto patrimoniale dello Stato degli oneri già maturati o in corso di maturazione per pagare le pensioni dei dipendenti statali», dico Angelo Buscema, autore della pubblicazione «Pa¬ trimonio pubblico», in cui ha fatto il punto sulle carenze della struttura del conto del patrimonio statale. In pratica, stando a Buscema, succede che le ritenute a carico dei dipendenti siano regolarmente acquisite in entrata nei bilanci finanziari di ciascun esercizio, ma non vengano registrati gli oneri che gravano sulla finanza pubblica, a titolo di riserve matematiche per i trattamenti già maturati o in via di maturazione. Lo Stato, in altre parole, si limita semplicemente a tener conto nel bilancio dei flussi di sposa effettivi che servono a pagare le pensioni in ciascun esercizio, ma omette di operare regolarmente degli accantonamenti, nell' ambito del conto patrimoniale, per fronteggiare il debito previdenziale, come invece sarebbe indispensabile se si obbedisse ad una logica privatistica. «Situazione quest'ultima tanto più grave - conclude Buscema - considerato l'allarme per le pensioni di anzianità». E' allo studio un giro di vite su fondi speciali e privilegi Slitta l'ipotesi della pro-rata E per i lavoratori autonomi si profila uno scambio tra il cumulo e l'anzianità

Persone citate: Angelo Buscema, Bassanini, Buscema, Franco Bassanini

Luoghi citati: Roma