«E' tregua, ma continuiamo a lottare» di Giovanni Bianconi

«E' tregua, ma continuiamo a lottare» IL PÒPOLO DI FERMA TRATTORI «E' tregua, ma continuiamo a lottare» // leader dei Cobas: non ci fermerà il codice penale personaggio Giovanni Bianconi ROMA D ICONO che il capo sia Giacomazzi Vilmare da ^Vallcse di Oppeano, provincia di Verona, di anni 51. E' il presidente del Cospa, Comitato spontaneo produttori agricoli, e all'uscita da palazzo Chigi tocca a lui - che ha lasciato a Torrimpietra il cappellino con la scritta «Milk warriors», guerrieri del latte, por una giacca verde chiaro e una cravatta regimental in tinta, mentre il suo collega Cauzzi Franco non ce l'aveva e gliene hanno imprestata una che ha dovuto infilare sulla polo chiusa fino al collo annunciare la tregua. «Abbiamo avuto la possibilità di illustrare alla presidenza del Consiglio le motivazioni delle manifestazioni promosse dal Cospa...», attacca Giacomazzi davanti alle telecamere e sotto la canicola. E' soddisfat¬ to, ora tornerà a Torrimpietra per dire ai suoi uomini che per adesso la protesta è sospesa. Finalmente un po' di vacanza, signor Vilmare? «Veramente a casa mi han detto che io le mie ferie le già fatte». E ride: «Per noi agricoltori, ogni giorno che passi lontano dalla terra è un giorno di vacanza, anche se stai trottando col governo». Di terra Giacomazzi e i suoi fratelli - il gemello Wilmo o Fausto, di dieci anni più giovane - non ne hanno molta, «venti ettari, non di più». Il lavoro e il reddito vengono dalle vaccho, «quasi centocinquanta capi da cui tiriamo fuori 13.000 quintali di latte ogni anno, un miliardo di fatturato». Lui ha cominciato a mungerò con suo padre a di ciott anni, subito dopo il diploma di perito commerciale, «nella stalla c'erano sette o otto vacche», ora in azienda lavorano pure suo figlio e un nipote: «Noi difendiamo il futuro delle nostre famiglie; quando raggiungi un certo benessere non puoi star lì a fartelo portar via sotto il naso». E' dall'ottobre del '96 che Vilmare Giacomazzi guida la rivolta del «Cobas del latte» contro i super-prelievi e le multe: «Decisi che non era giusto pagare, perché nel mercato globale non possono esserci limitazioni». Organizzò gli uffici legali per presentare i ricorsi in tribunale, i primi blocchi stradali a Milano: «Mi hanno rinviato a giudizio, non so bene per quali reati». Ieri mattina, in questura, gli hanno spiegato che se continuavano a bloccare la via Aureiia o come minacciavano - s'azzardavano a «marciare su Roma», lui e gli altri allevatori avrebbero avuto altre grane con la giustizia. Ma non è col codice penale che s'è convinto Vilmare: «Dei reati non t'importa niente quando devi difendere la tua sopravvivenza e il tuo reddito». A convincere quest'uomo dal volto rubizzo, capelli brizzolati e grandi mani contadine è stato «T'impegno assunto dalla presidenza del Consiglio a valutare con estremo rigore l'illegittimità dall'applicazione retroattiva del regime delle quote», come ha scritto nel comunicato. «Mi sarebbe piaciuto incontrare D'Alo ni a - confida - perché mi sembra uno che ragiona, ma purtroppo non c'era. Spero di poterlo vedere quanto prima». Ma poli ticamente come la pensa il Giacomazzi? «Sono per la tute¬ la della democrazia e del diritto», risponde diplomatico. Cioè? «Mi pare chiaro, ai due estremi degli schieramenti queste posizioni non ci sono». Quindi? «Sono un moderato, ma non le dirò per chi ho votato alle ultime elezioni». Non era la prima volta che entrava a palazzo Chigi, il signor Vilmare. «C'ero già stato nel '96 - racconta -, quando abbiamo incontrato Prodi. Speravamo che bastasse un incontro, invece no. Il problema con i politici è che se pure si convincono di una cosa, poi sono bloccati dai tempi della burocrazia, troppo lenti rispetto a quelli dell'economia e della produzione. Io ogni volta che vengo a Roma penso che devo sbrigarmi per tornare alle mie stalle. Di politici e potenti ne ho visti parecchi, il ministro De Castro anche la scorsa settimana. Con i trattori siamo andati a Bruxelles, abbiamo incontrato i commissari europei Monti e Bonino. E poi i parlamentari, non so più quanti; sembra incredibile, ma abbiamo dovuto spiegare a loro che fanno le leggi le conseguenze di quelle leggi, loro che le scrivono mica le sanno». Non sarà che il capo dei «Milk warriors» sta gettando le basi per una futura carriera politica? «Ma noooo... - ride lui -, io devo far bene l'allevatore. Solo che se altri non ci rappresentano lo dobbiamo fare noi. Io sono contro il sindacalismo andato al potere, compreso quello degli agricoltori. E sono contro la concertazione, perché ci vuole sempre la controparte, sennò è finita la democrazia. A volte bisogna avere il coraggio di alzarsi dalla sedia e rompere, gli italiani in Europa devono puntare i piedi!». Naturalmente questa è solo una campana della guerra del latte e dei trattori, quella di chi ha guidato la rivolta sulle strade e voleva portarla fino al centro di Roma, tra i palazzi della politica già assediati dai lavori per il Giubileo. Stavolta hanno rinunciato, ma Giacomazzi avverte: «Noi rimaniamo vigili; ci bastano quattro telefonate per ricominciare daccapo. L'abbiamo dimostrato in questo periodo, mentre nelle aziende c'è tanto da lavorare, ma tutti han capito che è inutile a raccogliere il fieno o dare acqua al mais se poi arriva lo Stato imprenditore e □i prende tutto». A Torrimpietra rimarrà un mini-presidio, domani una delegazione di 50 allevatori e 5 trattori andrà dal Papa a Castel Gandolfo. Giacomazzi Vilmare si sente vittorioso e proclama: «Ci dispiace per i disagi provocati ai cittadini con i blocchi, ma noi lottiamo anche per loro; se non difendiamo i nostri prodotti, agli italiani resteranno solo mucche pazze e latte alla diossina».

Luoghi citati: Bruxelles, Castel Gandolfo, Europa, Milano, Oppeano, Roma, Verona