Quel mare colorato di cemento di Nico Orengo
Quel mare colorato di cemento Favola-simbolo di una famiglia in Riviera: una spiaggia di sassi che rischia di scomparire Quel mare colorato di cemento La costa minacciata da porti e alberghi Nico Orengo A loro piaceva queir «Beach In», perché era proprio sul mare. Vero che dietro c'era la ferrovia, ma i treni non erano troppi e poi, dopo tanti anni, anche loro facevano parte ormai del paesaggio. E sul paesaggio non c'era nulla da dire: una spiaggia di sassi non troppo acuminati, un anfiteatro di rocce dalle quali spiovevano pini d'Aleppo, belle ville con oleandri e fichi a chiudere la baia. Il «Beach In», a conduzione familiare, era composta da una torre saracena, allargata e soprelevata negli Anni 50, attorniata da più recenti bungalow, di due, tre camere.con il loro angolo cottura e un barbecue sotto una verandina coperta da buganvillea blu e sorretta da foglie di banano. Mario e Luisa ci andavano ogni estate, da quando si erano sposati, prima portando, ad anni aitemi, i rispettivi genitori, poi, via via che erano morti, i figli che erano arrivati. Erano passati dalle stanze che davano sulla ferrovia a quelle di fianco, con vista mezzo-mare. Poi, passati gli anni, dimostrata ai Lorenzi, i proprietari, la loro fedeltà al luogo, la simpatia per il «Beach In», avevano prima ottenuto una grande stanza con balconcino a vista mare, poi un bungalow in prima fila e non troppo vicino alla_ rampa d'accesso alla spfaggia" Si stava proprio bene al «Bea- eh In», luogo riservato, se si amava la privacy, festoso e socializzante se si sceglieva di salire alla piscina con ristorante o scendere fra gli ombrelloni. Anche per Luciana e Gioacchino, i figli, che ormai avevano quattordici anni, era un luogo piacevole, c'erano altri ragazzi, la Francia vicina, qualche pizzeria in paese, pochi pericoli se si escludeva i motorini che abbondavano. Insomma: vacanze serene fra gente tuttosommato tranquilla e però conviviale con la quale, la sera, combinare partite o andare ad una delle tante feste nelle valli o lungo la costa, da quella per le cozze, per il coniglio, per la pizza più lunga. Così loro quattro ai primi d'agosto si erano installati nel bungalow quattro, «La Magnolia». E avvertirono subito qualcosa di cambiato. Già scendendo la vecchia via Romana avevano percepito un che di trasandato: era caduto un lungo pezzo di muro, alte sterpaglie invadevano la strada, sferragliare di ruspe arrivava da oltre i muri calcinati. Colsero un imbarazzo nel sorriso dei Lorenzi, nel suono del loro «Benvenuti». E quando aprirono le finestre della «Magnolia» si ritrovarono davanti ad un mare di fango. «Cosa succede?», chiede Luisa, «c'è un mare color terra». Mario, che tende a minimizzare risponde: «Ci sarà stato un po' di Mistral. Con una nottata di Ponente s'aggiusta tutto e domattina potrai farti la tua bella nuotata.». Sì, perché a Luisa più che stare sulla spiaggia piace infilarsi cuffia e pinne e risalire verso la punta delle Palme e andare a prendere un po' di sole sulle piatte rocce a pelo d'acqua. A Mario va bene così, lui è per un bagno sottoriva, su e giù, magari dove non si affonda troppo. A Luciana e Gioacchino del mare fangoso non sembra importare granché, loro son capaci di farsi dieci giorni filati di piscina. La prima sera, come sempre, vanno al ristorante del «Beach In», un po' perché non han avuto tempo di far spesa, un po' per rivedere gli amici estivi, i Furlan di Trento, i Lavarotti di Brescia, i Piras di Nuoro. Così alle otto salgono al ristorante «Rosmarino & Salvia» e iniziano a salutare Roberto e Laura, Francesca e Pino, Manfredo e Giovanna. E subito vengono avvolti dal nodo del problema, dalla triste novità. «Noi partiamo dopodomani», dice Piras, «così è una estate insostenibile». «Noi abbiamo chiesto una riduzione di prezzo: siamo al mare e non c'è il mare, quest'anno », dice Furlan. «Come, non c'é mare?», chiede Luisa. «Non c'è, non c'è proprio», dice il Lavarotti. «solo fanghiglia, pantano». Mario chiede di chiarire. Ma prima si siedono tutti a un tavolo e ordinano del riso con polipo e dei gamberoni al calvados. Solo Laura chiede degli zucchini ripieni e del coniglio con olive e patate. Poi il Lavarotti chiarisce. Dice che anche quel posto lì, dove si slava bene ed era un po' un angolo di paradiso «è finito». Sono arrivati i «pescecani», gli «squali del tempo libero». «Qui niente sarà più così», dice. «Vogliono fare porti, alberghi, cancellare ulivi, rose, cancellare tutto. Vogliono fare, poveretti, una piccola Montecarlo. E non arriveranno neppure alla periferia di Rimini». «Con la scusa di quelle leggi sulle "opere socialmente utili", "i patti d'area", si son messi insieme imprenditori, sindacati, istituzioni e voilà, ti cancellano chilometri di bellezza. Per carità mica che non si debba costruire, ma con cognizione, criterio». «Sì, ma», chiede ancora la Luisa, «cosa succede del mare? Perché non c'é più?». «Vogliono che la spiaggia diventi di sabbia, così han steso una lunga salsiccia che attraversa la baia. Ora con le correnti e gli sbarramenti qui davanti è impraticabile. Non è più possibile un tuffo, ma neppure un piede a bagno.». Mario, proprio perché tende sempre a minimizzare, dice: «Ma poi passerà». Il Furlan è categorico: «Non certo per quest'anno. E comunque se quella follia di porto, alberghi e quant'altro dovesse prender piede per qualche anno di "questo posto" meglio non parlarne. E che «comunque» dopo sarà diverso, «più facile peggio» che «meglio», o «uguale» a tanti altri. «Una bellezza antica che scompare». E proprio in un momento in cui «non solo dal governo si dice: attenti al paesaggio». Il riso con polipo è ottimo, anche i gamberoni sono buoni. Mario e Luisa si guardano negli occhi come a volersi chiedere: «Che estate sarà?». Ma anche a dirsi: «Cerchiamo di non farci rovinare le vacanze». «Vogliono cancellare ulivi e rose, e trasformare la costa in una piccola Montecarlo o Rimini» «Hanno anche stravolto il litorale, non è più possibile fare un tuffo mettere un piede in acqua» «Sono arrivati i pescecani, gli squali del tempo libero E il nostro paradiso non ci sarà più» VACANZE ITALIANE «Beach In», avevano prima ottenuto una grande stanza con balconcino a vista mare, poi un bungalow in prima fila e non troppo vicino alla_ rampa d'accesso alla spfaggia" Si stava proprio bene al «Bea- lia». E avvertirono subito qualcosa di cambiato. Già scendendo la vecchia via Romana avevano percepito un che di trasandato: era per un bagno sottoriva, su e giù, magari dove non si affonda troppo. A Luciana e Gioacchino del mare fangoso non sembra importare granché, loro son capaci di farsi dieci giorni filati di alle otto salgono al ristorante «Rosmarino & Salvia» e iniziano a salutare Roberto e Laura, Francesca e Pino, Manfredo e Giovanna. E subito vengono avvolti dal nodo del problema, dalla triste novità. «Noi partiamo dopodomani», dice Piras, veretti, una piccola Montecarlo. E non arriveranno neppure alla periferia di Rimini». «Con la scusa di quelle leggi sulle "opere socialmente utili", "i patti d'area", si son messi insieme imprenditori, sindacati, istituzioni e voilà, ti cancellano chilometri di bellezza. Per carità mica che non si debba costruire, proprio in un momento in cui «non solo dal governo si dice: attenti al paesaggio». Il riso con polipo è ottimo, anche i gamberoni sono buoni. Mario e Luisa si guardano negli occhi come a volersi chiedere: «Che estate sarà?». Ma anche a dirsi: «Cerchiamo di non farci rovinare le vacanze». 4 A destra una veduta dei Balzi Rossi Sotto un'immagine della città vecchia aVentimiglia
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