«Stop alla schizofrenia delle leggi»

«Stop alla schizofrenia delle leggi» IL PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE MAGISTRATI REPLICA ALLA JERVOLINO «Stop alla schizofrenia delle leggi» «Oscillazione eccessiva tra rigore e clemenza» intervista Francesco Grignettl ANTONIO Martone, presidente dell'associazione nazionale magistrati, il ministro dell'Interno Rosa Russo Jervolino dice che voi giudici rischiate di demotivare i poliziotti? «Noi?». Sì. E' tornato in auge un vecchio cliché: loro arrestano e voi scarcerate. «Guardi che non è affatto così. Pure i magistrati, che sicuramente faranno i loro errori, hanno la sensazione di pestare acqua nel mortaio. Che la pena sia effettiva è una richiesta anche nostra». Richiesta a chi? «Ma al legislatore! Io chiedo innanzitutto questo, alla politica: basta con la schizofrenia delle leggi. C'è un'oscillazione eccessiva tra il massimo del rigore e il massimo della clemenza. Adesso, poi, con questi dati sulle pene che non si eseguono, si rischia l'ennesima ondata emotiva. Io dico che al ministero di Grazia e Giustizia sono stati quantomeno imprudenti nel diffondere dei dati così malamente aggregati». E in che senso, scusi, andrebbero letti? «Si dice che c'è un milione e 200 mila sentenze definitive non eseguite. Un numero enorme. Se si toglie la Cina, tutto il resto del mondo non raggiunge così tanti carcerati. Qualcosa non funziona. Non credo proprio che quel milione e 200 mila fossero tutte pene detentive. Ci saranno nelmazzo sanzioni pecuniarie che non si sono incassate». Lei dice, insomma, che si è giocato con i numeri. «Senz'altro. Comunque io per primo penso che la situazione della giustizia penale è grave. Prendiamo il caso delle rapine: ecco, io avrei voluto sapere dal ministero quanti rapinatori non scontano la pena. E poi ci ragioniamo. L'effettività della pena la vogliamo anche noi magistrati. Sennò ci rendiamo conto che il nostro lavoro è inutile». E torniamo così all'allarme della Jervolino. Siete frustrati anche voi giudici? «E' per questo che io parlo di schizofrenia del legislatore. Da una parte si fanno le leggi Gozzini, oppure la Saraceni-Si¬ meone, che impongono determinate decisioni alla magistratura. Dall'altra ci si chiede un atteggiamento di particolare rigore. Faccio un altro esempio: i termini di carcerazione preventiva. Una volta vengono allungati; un'altra accorciati. Se passerà il referendum, che prevede una durata massima di custodia cautelare di sei mesi estensibile a un anno, solo in casi eccezionali a due anni, nei fraudi processi per mafia sarcherò tutti a piede libero». Per questo lei parla di schizofrenia di chi fa le leggi. «Sì. Basta oscillazioni. E certe cose, invece che dirle, vanno fatte». Tipo? «I braccialetti elettronici: è da tempo che io dico di essere d'accordo. Se la Telecom vuole sapere dove mi trovo con il mio cellulare, riesce a saperlo. E volete che sia privazione della privacy se uno che sta agli arresti domiciliari ha un braccialetto che consente alle forze dell'ordine di sapere dove si trova? Questa è una cosa che va fatta e immediatamente». Altri esempi? «Prendiamo la legge sui malati di Aids. C'è un atteggiamento di particolare sensibilità da parte del legislatore. Incompatibilità con il carcere? Bene. Ma quale è il problema che ci troveremo ad affrontare? Che questi sono soggetti disperati. Se non ci sono strutture di accoglienza e di reinserimento nella società, questi saranno dei disperati che molto probabilmente commetteranno altri reati. E poi nascerà il proble¬ ma. Perché di fondo il problema è la prevenzione. Primo, pensare al reinserimento di chi esce dal carcere. Secondo, dare maggiore autonomia alla polizia». Lei quindi è d'accordo sul punto di dare più spazio alla polizia, come prevede il pacchetto-sicurezza del governo? «Sicuro. C'è tutta una attività preventiva da parte della polizia che adesso viene trascurata. Dov'è il poliziotto di quartiere? Ci si deve rendere conto che ci vuole un'efficace attività di prevenzione. Se c'è un poliziotto che fa il giro del quartiere, si rende conto presto di qualcosa che non va. Ma io vado anche più in là. Sono d'accordo per tracciare meglio il confine tra polizia e pm. Sono per un ampliamento di spazi anche in sede indagini da parte della polizia come dei carabinieri. I vecchi confidenti, ad esempio. Ora ci si è un po' impigriti. Ma il vecchio confidente, per quella criminalità che oggi preoccupa di più, funziona egregiamente. Il pm deve sorvegliare che la polizia non vada oltre certi limiti. Ma l'attività di indagine e di prevenzione spetta alle forze dell'ordine». Forse questo nostro codice, dopo dieci anni di applicazione, va rivisto. «E infatti noi magistrati, a ottobre, esattamente dieci anni dopo l'entrata in vigore del nuovo codice, ci vedremo per un seminario di tre giorni a porte chiuse. Sarà l'occasione di una riflessione su cosa ha funzionato e cosa no». «il Parlamento dica sì al braccialetto elettronico» ■pw Una immagine della operazione «Milano sicura» nel centro della citta

Persone citate: Gozzini, Jervolino, Magistrati, Rosa Russo Jervolino, Saraceni

Luoghi citati: Cina, Milano