Il Pkk obbedisce a Ocalan

Il Pkk obbedisce a Ocalan e Washington invita Ankara ad accettare il dialogo. Ma la magistratura ribadisce: eseguite la condanna a morte Il Pkk obbedisce a Ocalan «A settembre ci ritiriamo dalla Turchia» ISJANBUJL Il Partito dei lavoratori curdi (Pick) accoglie «in pieno» l'appello del leader Abdullah Ocalan, imprigionato e condannato a morte da Ankara, e rinuncia alla lotta armata. La decisione del consiglio direttivo del Pkk è stalo annunciata in un un comunicato, diffuso dall'agenzia stampa curda «Dem» che ha sede in Germania, che definisce la richiesta di Ocalan «un punto di svolta nella storia dei popoli curdo e lineo» e annuncia il ritiro delle forze curde dalla Turchia. «D'ora in poi la nostra organizzazione politica e le nostre attività militari - continua il comunicato - saranno portate avanti nel rispetto della dichiarazione del nostro presidente». Martedì scorso, il leader curdo dalla prigione aveva chiesto al Pkk di rinunciare alla lotta armata e di ritirarsi, a partire dal prossimo primo settembre, «per il bene della pace». Il consiglio del Pkk, che esorta tutti i suoi membri a .sospendere ogni attività separatisi;!, chiede ora alla leadership turca di «fornire una sensata, responsabile e rispettosa risposta» a questo gesto, sottolineando che «ò un diritto fondamentale del nostro popolo e di tutti i popoli chiedere alla Turchia un approccio responsabile e pragmatico!. Ma le prime dichiarazioni che vengono da Ankara non sembrano proprio andare in questa direziono. Gelida la reazione del presidente Sulcmiman Demirei che ieri ha affermato: «Lo Stato non ha bisogno di aiuti in questa lotta». Parole che riecheggiano quelle pronunciate mercoledì dal primo ministro Bulenl Ecevit il quale ha escluso ogni ipotesi di colloqui di pace con i curdi: «Lo Stato non negozierà con nessuno, con nossuna organizzazione, su nessun argomento». Quanto alla richiesta di conferma della pena capitale inflitta a Ocalan, l'agenzia «Anadolu» riferisce che ossa viene motivata nella valutazione espressa dal procuratore generale con il fatto che il leader curdo si è reso responsabile centinaia di volte del reato di tradimento, come capo della «più sanguinaria organizzazione terrorista del XX Secolo». Sulla questione iori sono intervenuti anche gli Stati Uniti che hanno esortato la Turchia ad affrontare la questione curda attraverso il dialogo politico, maggiore democrazia e «il pieno rispetto dei diritti di Lutti i cittadini turchi». L'appello è giunto dall'assistente segretario di Stato Usa per la democrazia e i diritti umani Harold Koh, al termine di una visita in Turchia, dove si è recato nel Sud-Est. del Paese, a maggioranza curda. «La maggior parte dei curdi in Turchia - ha detto Koh vogliono restare cittadini tur¬ chi, beneficiando dei fondamentali diritti umani, inclusi quelli culturali, la libertà di esprimersi nella propria lingua e di formare partiti politici che rappresentino i propri interessi». Una tale poltica da parte di Ankara - ha sottolineato Koh «lungi dal minare l'integrità territoriale della Turchia, rafforzerebbe lo Stato turco fornendo alla comunità curda un genuino interesse nel futuro del proprio Paese». La soluzione alla questione curda «non è puramente militare» ha sottolineato Koh, ag¬ giungendo di «avere avuto l'impressione che il problema della sicurezza è stato in gran parte risolto col processo ad Ocalan e attraverso le operazioni sul terreno». Intanto da Roma l'associazione «Azad per la libertà del popolo kurdo» ha denunciato ieri - citando l'agenzia filocurda «Dem» - che lavoratori curdi provenienti dall'Italia vengono torturati e incarcerati al loro arrivo in Turchia, «da quando, il 12 novembre 1998, il presidente del Pkk Abdullah Ocalan fece ingresso in Italia». La Dem cita i nomi di tre curdi, Ibrahim Karatut, Saiman Taskiran e Ibrahim Taskiran, «trattenuti in stato di fermo all'aeroporto di Istanbul e poi rilasciati dopo aver ricevuto proposte di collaborazione con la polizia». I tre, sono poi «stati nuovamente arrestati e sottoposti a tortura per una settimana» dopo essere giunti alle loro case in un villaggio vicino alla città di Pazarcik. «Riteniamo indifferibile - commenta Azad - un intervento del governo italiano a tutela di persone regolarmente residenti nel nostro Paese». le. st] Guerriglieri del Pkk in un «santuario» degli indipendentisti curdi nel Nord della Turchia Ocalan ha ordinato ai suoi seguaci di abbandonare la lotta armata a partire dal primo settembre per avviare trattative con il governo di Ankara