Per Maastricht tutti più poveri di Raffaello Masci

Per Maastricht tutti più poveri La Confcommercio : dal '91 al '98 il carico tributario è aumentato del 45,6%, il reddito è sceso del 4% Per Maastricht tutti più poveri Caro servizi e stangate hanno frenato i consumi Raffaello Masci ROMA Gli italiani sono più poveri rispetto al '91 e non hanno più soldi da spendere: né per l'abbigliamento, né per i beni durevoli (auto, elettrodomestici, mobili) e nemmeno per gli alimentari. I consumi ristagnano perché il reddito complessivo si è ridotto del 4,4% dal '91 ad oggi, fagocitato dagli impegni di Maastricht che hanno indotto una economia di ristrettezze ma, soprattutto, da una politica che se per un verso imponeva una pressione fiscale esosa ai limiti del rapace (lievitata di quasi il 45% sempre dal '91 a oggi), per l'altro offriva servizi pubblici carenti e quindi imponeva agli italiani di andarli a cercare sul mercato invece che presso lo Stato. E cosi i bilanci delle famiglie sono stati completamente stravolti, con grave ricaduta sulle persone, ma anche sulle imprese per effetto del rallentamento della domanda interna. La tesi è di Confcommercio la massima organizzazione delle imprese del commercio e dei servizi - che torna su un antico cavallo di battaglia, quello della dura opposizione a questo sistema fiscale considerato un freno per lo sviluppo e per la ripresa economica. Tra il '91 e il '98 - dice una ricerca della confederazione presentata ieri - il reddito disponibile delle famiglie in termini reali è sceso del 4,4%, i consumi sono cresciuti del 6,8% (meno dell'1% l'anno), mentre le imposte correnti sul reddito sono aumentate addirittura del 45,2%, «ben 10 punti in più della variazione cumulata dell'inflazione, riducendo in tal modo la capacità di spesa delle famiglie in termini di potere di acquisto di beni e servizi». Inoltre, sempre nello stesso periodo, mentre lo Stato riduceva l'erogazione diretta di alcune prestazioni e ne apriva alla concorrenza altre, i prezzi reali del «pacchetto» dei servizi essenziali (affitto, acqua, luce, telefono, servizi sanitari e sociali, trasporti, istruzione e assicurazione) è aumentato del 9,3% «in sostanza le famiglie per acquistare questo mix di servizi per i quali nel '91 spendevano 100 lire, nel 1998 erano costrette ad utilizzarne, in lire equivalenti, quasi 110». E dato che la cassaforte delle famiglie sempre quella era, il risparmio (tradizionale punto di forza degli italiani) si è fortemente eroso, aggredito dall'impennata della spesa sanitaria (che nel '91 incideva per il 2,3% sul reddito, e ora se ne mangia una fetta pari al 3,2%), da quella dei servizi sociali (+13%), e perfino dall'erogazione idrica (+9,2%). Insomma il senso è chiaro: Lo Stato doveva tagliare la spesa pubblica e l'ha fatto, doveva stoppare il deficit e rientrare gradualmente del debito pubblico accumulato (e lo sta facendo), ma si è limitato ad una politica punitiva, esercitata solo agendo sulla leva fiscale, senza lasciare agio alle famiglie e alle imprese di rivitalizzare la dinamica produzione-consumi, unica via per uscire dalle secche congiunturali. «C'è una costante - denuncia Confcommercio - nella recente storia economica italiana degli Anni Novanta: l'assenza di una politica economica efficace a favore della crescita e dell'occupazione». Né, in questo frangente, la politica delle liberalizzazioni ha dato i risultati sperati, infatti, per una liberalizzazione che ha funzionato - quella delle comunicazioni, che ha portato ad una diminuzione dei prezzi reali del 21,1% - un'altra è andata a ramengo - quella delle assicurazioni - che, senza forme di controllo sui prezzi, non solo non ha portato ad un vero aumento della concorrenza, ma non ha neppure spinto le compagnie a migliorare la gestione, consentendo loro di scaricare sui cittadini i maggiori oneri del servizio. Risultato: il costo reale è aumentato del 20,7%. E in soccorso di Confcommercio è venuto anche il consiglio nazionale dei dottori commercialisti che, attraverso il suo presidente Francesco Serao, ha fornito i dati di una propria indagine sulla pressione fiscale. Secondo questa fonte l'ammontare delle tasse cui l'Italia è sottoposta, sfiorerebbe addirittura il 55% del pil, un livello assai superiore alle stime ufficiali che invece indicano per il '98 il 45,6%. CHI HA GUADAGNATO, CHI HA PERSO LA DINAMICA DEI PREZ2I REALI DI ALCUNI BENI E SERVIZI 1991-1998 (VARIAZIONI %) IMPOSTE CORRENTI SUL REDDITO +45,2% CONSUMI (A PREZZ11995) +6,8% REDDITO DISPONIBILE -4,4% PREZZO COMUNICAZIONE -11,1% PREZZO ENERGIA, GAS, COMBUSTIBILI -11,2% PREZZO ISTRUZIONE .4,0% PREZZO SERVIZI TRASPORTI -1,9% PREZZO SERVIZI MEDICI NON OSPEDALIERI +4,9% PREZZO SERVIZI MEDICI OSPEDALIERI +8,3% PREZZO FORNITURA ACQUA +9,1% PREZZO SERVIZI SOCIALI +13,1% PREZZO ASSICURAZIONI +20,7% PREZZO TV, HI-FI, COMPUTER -22,5% PREZZO ELETTRODOMESTICI -9,0% PREZZO ALIMENTARI E BEVANDE .9,0% PREZZO VESTIARIO E CALZATURE -5,1% | PREZZO TABACCHI +32,9% OTTO ANNI DI MANOVRE 5y NELLA TABELLA L'AMMONTARE DEGLI INTERVENTI DECISI NEGLI ULTIMI OTTO ANNI DAI VARI ESECUTIVI (DATI IN MILIARDI DI LIRE) 03.200 44.400 •12.400) 70300 (•16.000) 55.000 (•5.000) 53.500 (•20.000) 40.000 (•15.000) 15.000 ANDREOTTI AMATO CIAMPI BERLUSCONI DINI •COMPRESA MANOVRA CORRETTIVA D'ALEMA

Persone citate: Andreotti, D'alema, Francesco Serao

Luoghi citati: Italia, Prezz11995, Prezzo, Roma