Semilibertà per Toni Negri, è polemica
Semilibertà per Toni Negri, è polemica Critiche di An al provvedimento: «Un errore, mentre rinascono le Br». Il verde Cento: «Si è rispettata solo la legge» Semilibertà per Toni Negri, è polemica Ma lavorava fuori dal carcere già da un anno ROMA Toni Negri libero, anzi semi-libero. Lo ha stabilito ieri il Tribunale di sorveglianza di Roma. La decisione di concedere la semilibertà all'ex leader di Autonomia Operaia era attesa, anche se rispetto alla richiesta degli avvocati di Negri, la procura generale avevu dato pareri; negativo. Già un anno fa, infatti, Toni Negri era stato ammesso al lavoro esterno fuori dal carcere. Lavora in una cooperativa intitolata a Don Di Liegro, «Il Samaritano». Dopo un anno, visto che il detenuto si era comportato bene, i giudici hanno deciso di concedergli la semilibcrtà. Dovrà comunque scontare la pena fino al 2004. Toni Negri, considerato l'ideologo del terrorismo «rosso», era rientrato in Italia nel 1997, dopo un lungo periodo di latitanza a Parigi, per saldare il suo debito con la giustizia italiana. Deve scontare una condannila per fatti di terrorismo. Nel 1979 viene arrestato insieme a Oreste Scalzune, Franco Piperno ed altri. Ma nel 1983 Negri viene eletto deputato nelle liste del partito radicale, beneficia dell'indennità parlamentare e si trasferisce in Francia. Nel 1984, al processo «7 aprile» arriva per lui la prima condanna per una lunga serie di reati: 30 anni, ridotti poi a 12 dalla sentenza d'appello del 1987 e confermati dalla Cassazione l'anno dopo. Su Toni Negri pende anche una condanna per un attentato al carcere di Bergamo e una tentata evasione di due detenuti politici dal carcere di Perugia. La sentenza d'appello del 1990 ha ridotto la condanna già stabilita nel 1986 dai 10 anni iniziali a 1 anno e 8 mesi. In tutto, Negri doveva scontare 13 anni e 8 mesi. Ha già passato in carcere più della metà della pena. Di qui la concessione del lavoro esterno lo scorso anno, cui segue adesso l'ammissione al regime di semilibertà. La procedura è consueta. Peraltro, fra le due misure la differenza non è molta: rispetto al lavoro esterno, con la semilibertà gli itinerari fra il carcere e il posto di lavoro sono più liberi, ad esempio non è prefissato il luogo della pausa-pranzo. Ma ogni sera Toni Negri dovrà tornare a dormire in carcere. La decisione dei giudici di Roma ha suscitato reazioni nel mondo politico, e in particolare nella destra. Si scatena, ad esempio, Maurizio Gasparri, di Alleanza Nazionale, che la definisce una «decisione sconcertante», criticando i magistrati. Per Gasparri «chi ha concesso la semilibertà a Toni Negri evidentemente non si è accorto del ritorno delle Brigate Rosse, che poco tempo fa nanno ucciso D'Antona, o non si è accorto del coinvolgimento di terroristi nella rapina di Milano nella quale è stato ucciso un poliziotto. Aspettiamo adesso la festa del terrori¬ smo agostano, quando uscirà dal carcere anche Adriano Sofri». A Gasparri risponde il verde Paolo Cento: «La semilibertà concessa a Toni Negri rispetta le leggi vigenti, così come i benefici cui sono stati ammessi poche settimane fa i terroristi "neri" Mambro e Fioravanti». E così al battibecco, al gioco delle parti, partecipano anche Mirko Tremaglia, An, e Oreste Scalzone, capo storico di Potere Operaio, l'uno preoccupato, 1 altro felice per la semilibertà concessa al vecchio amico. Alle accuse di Alleanza nazionale replica indirettamente anche l'interessato, tramite le parole della sua compagna: «Gasparri doveva protestare un anno fa, quando fu concesso il lavoro autonomo. Per il resto quanto dice è da diffamazione. Le insinuazioni di Gasparri sono state smentite nei processi, l'Autonomia non era uguale alle Br». U- arb.] L'ex leader di Autonomia Operaia rientrò in Italia nel '97 dopo lunga latitanza Toni Negri, uno dei leader storici di Autonomia Operaia
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