«I miei reni, arma da guerra contro chi mi ha fatto fallire»

«I miei reni, arma da guerra contro chi mi ha fatto fallire» Parla il commerciante di Cuneo: «Ho chiesto alla Finanza un'ispezione sulle banche che mi hanno rovinato» «I miei reni, arma da guerra contro chi mi ha fatto fallire» Brunella Giovara inviata a CUNEO «Fino a due anni fa io qui (lenirò ci vosi ivo 500 sposo all'anno. E adesso, guardi qua». Manichini nudi, polvere, lucchetti e catene all'ingresso di questo enorme negozio sulla provinciale che porta a Mondovi, a Beinette, profondo sud del Piemonte, ex regno di un signore in pantaloni corti che si chiama Giovanni Fermento e per salvarsi da un fallimento ormai dichiarato ha messo in vendita sette reni sette: «Uno mio, uno di mia moglie, più quelli di mia figlia e di suo marito, e i tre dei nipotini. Con uno a testa si vive lo stesso, dicono». Ma Valentina, !t anni, dice che il rene vuole tenerselo. E quasi piangerebbe, se non fosse che i Pormonto non piangono mai, e che questa famiglia di ex grossi commercianti ha ancora una speranza: la Manca d'Italia. «(ìli ho scritto, ho chiesto alla Finanza un'ispezione sulla mia contabilita e sull'operato delle banche che mi hanno messo in questa crisi». E la Banca d'Italia che dice? «Per ora ho in mano la ricevuta di ritorno della raccomandata», dice il capo di questa piccola dinastia cominciata a inizio secolo da ambulanti di fili e bottoni, e finita a febbraio al tribunale fallimentare di Cuneo. «Un "buco" di 8 miliardi e mezzo, debiti accumulati in dieci armi di attività. Abbiamo latto il possibile, ma ò finita coki», spiega sospirando il legale di famiglia, l'avvocato milanese ( Mietano Tasca. L'ufficiale giudiziario ha messo le catene al negozio. Terreni e appartamenti, un albergo con night club («Numbor One») sono sotto sequestro. «A me hanno ipotecato questo», fa Valentina: il lampadario con perline che la nonna le ha regalato per la Comunione. Nel garage sono rimaste le insegne dipinte della l'emiri e la doppia H della Kolls Koyce. Ma la Testa Rossa e la Silver Shadow sono state vendute o svendute, per far posto a tuia Tipo usata. «La "'festa Ròsa" ini piaceva tanto, e se n'è andata. La Rolla mi seiviva più chi; altro per le spose. Oliando compravano il vestito facevo l'omaggio del viaggio con l'autista. Mah, cosa vuole che le dica, sono un fallito». Pallilo ma deciso a dare la sua personale battaglia alle banche e a tutti quelli «che mi hanno rovinato». La lista è lunga e comprende avvocati, commercialisti, ex amici («gelosi, invidiosi»), ex (cattivi) consiglieri, sparsi tra Cuneo e la provincia. Che fa, Pormonto, li denuncia? «Voglio giustizia, io. I debiti li pago, ma non capisco perché mi devono portare via lutto, anche l'idromassaggioTeuco da (i milioni. Sono una brava persona, chieda in giro». Pino a due anni la Pormonto mirava «a fari} i 1(1 miliardi di fatturato, Stavo per riuscirci, ero ricco, entravo in paese con la "Testa Kìisa", ero l'elice». E poi? «Mi è venuta l'idea di ritirarmi. Ho sessant'anni, volevo lasciare l'attivila ai miei», La figlia Giuseppina, che prima vestiva le spose («quasi tutte dalla Liguria, tante piemontesi, persino torinesi!») e adesso fa le pulizie a casa d'altri. Il genero Domenico Grisotto, che gestiva «il negozio più bello della via Maestra, in Alba», e adesso asfalta strade, da operaio. I nipoti: Valentina, quarta elementare, che non vuole vendere neanche un'unghia. Elisabetta, 13 anni, che ha scritto una lettera alla Stampa: «qualcuno sta distruggendo le nostre vite». E Marco, 17 anni, che studia da ragioniere e «appena finita scuola correva in negozio, si metteva il vestito di Tasinanian e il cravattino per servirei clienti». Ma il sogno di ritirarsi in Costa Azzurra assieme alla moglie Michelina è svanito il giorno in cui una delle casse rurali che gli avevano prestato soldi ha chiesto indietro qualche centinaio di milioni. «Avevano paura che gli facessi il bidone, che scappassi in Francia, solo perché avevo appena venduto un appartamento a Chiusa Pesio. Ma cosa credevano, che scappassi lasciando i miei qui?». «L'attività commerciale ha attraversato un periodo di crisi», interviene l'avvocato Tasca, «poi sono arrivate le ingiunzioni di pagamento. A catena». A fine '97 Forrhento decide di fare una super svendita: 2 miliardi di roba. Una mossa che suona come un campanello d'allarme: «Che gli affari stiano andando così male?», cominciano a domandarsi in tanti tra Cuneo e Mondovi. E tanti vanno a battere cassa. «Io ero tranquillo - dice Formento Avevo un patrimonio di 12 miliardi». «Purtroppo il consulente del giudice li ha valutati cinque, e il concordato preventivo è saltato. Paradossalmente, la sfortuna dei Formento è stata proprio il fatto di avere dei beni immobili. Le banche non hanno fatto sconti», dice il legale. E allora, Formento, questi reni? «Mah, ho sempre venduto vestiti, adesso vendo le mie frattaglie». Anche quelle dei nipoti? «Ormai ci hanno portato via tutto, la Ferrari, il negozio. Il night...». Perduto anche quello, il Mocambo di Beinette, per colpa di un curatore fallimentare che non gli ha offerto neanche il caffé,

Persone citate: Brunella Giovara, Domenico Grisotto, Formento, Giovanni Fermento, Silver Shadow, Tasca

Luoghi citati: Beinette, Cuneo, Francia, Italia, Liguria, Piemonte