Gettata in mare dagli scafisti Muore a 30 metri dalla costa
Gettata in mare dagli scafisti Muore a 30 metri dalla costa Gettata in mare dagli scafisti Muore a 30 metri dalla costa Sandro Tarantino LECCE Tau Zohrd, una donna curda di 43 anni, è l'ultima vittima del mare dei profughi. Gravemente malata, veniva in Italia per curarsi. Dopo una traversata nel canale d'Otranto con il suo bambino di 7 anni, altri tre figli e con il fratello, è stata gettata in acqua dagli scafisti a 30 metri dalla riva. Ha battuto la testa sul bordo del gommone ed è annegata. 11 mare non era molto agitato, qualche bracciata a nuoto e avrebbe potuto farcela a raggiungere terra e i suoi compagni viaggio, tredici profughi saliti sul gommone per attraversare l'Adriatico di notte. Ma, stordita, non ce l'ha fatta. Ne hanno ripescato il corpo gli uomini della guardia di finanza. La speranza di Tau è finita nel mare italiano di Torre Veneri. Tau aveva una ferita alla testa. Nessuno si sarebbe accorto della sua scomparsa se il fratello, quando sulla spiaggia di Torre Veneri sono arrivati i finanzieri per prestare i primi soccorsi, non avesse lanciato l'allarme: «Mia sorella non c'è» ha detto indicando il luogo in cui tutti erano stati costretti a gettarsi in acqua. Così i militari hanno recuperato il corpo. La tragedia è avvenuta ieri mattina, sulla costa di Lecce, prima delle 6. Il gommone, partito dall'Albania, era ormai sotto costa, ma probabilmente per evitare di insabbiarsi e per accelerare la fuga evitando l'intervento delle forze dell'ordine, gli scafisti hanno costretto tutti gli extracomunitari imbarcati a gettarsi in acqua. Non è lo prima volta che capita: il 26 luglio scorso anche una bambina serba di 5 anni, gettata in acqua a pochi metri dalla riva, venne salvata dalla polizia ad Otranto. Tau Zohrd si era imbarcata sul gommone a Valona con l'obiettivo di arrivare nel Salento per poi andare a Roma. Doveva curarsi, era mollo malata. Era partita dal Kurdistan perché sapeva che, se vi fosse rimasta, non ce l'avrebbe fatta. Un lungo Il drammgli occhVeniva per c ma sotto dei figli n Italia rarsi annegata, fratello si viaggio fino in Albania con la sua famiglia, poi l'imbarco su un nominone. Agli scafisti aveva consegnato i soldi del «biglietto» e la speranza per lei e i suoi bambini. Il viaggio si è concluso a 30 metri dalla Puglia. Gli scafisti hanno gettato tutti in mare e Tati, ferita alla testa, è 1 suoi connazionali ed il sono sbracciati per dare l'allarme, ma quando, via terra, sono intervenuti i finanzieri, era troppo tardi. In un primo momento si pensava che insieme alla donna fossero annegate altre due persone, che poi sono state però rintracciate sul litorale. Tutti i superstiti sono stati trasferiti nel centro di accoglienza di Otranto. Della vicenda si sta occupando il sostituto procuratore Nicola D'Amato, lo stesso magistrato leccese che indaga sulla morte dello scafista albanese - avvenuta tre giorni fa - per una collisione con una motovedetta delle fiamme gialle dopo un inseguimento successivo allo sbarco dei clandestini. Proprio quell'inseguimento che ieri gli scafisti, abbandonando in acqua il carico, hanno evitato, accelerando la fuga. Ma in zona non c'erano motovedette della guardia di finanza. Ieri sono stati in totale 130 gli arrivi in Puglia. Extracomunitari sono stati intercettati non solo sulla costa snlentina, ma anche a Monopoli (Bari), dove sette albanesi avevano trovato rifugio su treni in sosta. Se il dato conferma la solidità di un esodo che non accenna a fermarsi, altri quattro arresti eseguiti dalla magistratura brindisina fanno capire una volta ancora quale sia il ruolo degli italiani nel traffico di uomini. I carabinieri hanno arrestato a San Pietro Vernini co tre persone, anche una donna. E al figlio di questa, già recluso, l'ordinan za di custodia è stata notificata in carcere. Secondo gli investigatori, la banda trafficava droga e forniva agli albanesi l'appoggio logistico organizzando le traversate e assicurando un primo rifugio ai profughi e il trasporto a terra - dalla Puglia in altre località italiane - dopo lo sbarco. Il dramma sotto gli occhi dei figli Veniva in Italia per curarsi
Persone citate: Nicola D'amato, Sandro Tarantino, Tati, Torre Veneri, Vernini
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