«Aiutateci a cacciare Milosevic» di Francesco Grignetti

«Aiutateci a cacciare Milosevic» L'ex vice premier, diventato oppositore del presidente jugoslavo, ieri è stato ricevuto per un colloquio alla Farnesina «Aiutateci a cacciare Milosevic» Draskovic a Bini: non colpevolizzate tutti i serbi Francesco Grignetti ROMA Magari ha giocato un molo il nome dei rispettivi partiti, Rinnovamento Italiano e Rinnovamento Serbo. O la frequentazione che va avanti da un paio di anni. Ma l'incontro di ieri alla Farnesina tra Lamberto Dini e Vuk Draskovic dicono che sia stato particolarmente «amichevole e franco». Di sicuro è stato molto approfondito. L'Italia sta cercando infatti di pilotare la transizione della Serbia verso un futuro che archivi definitivamuite le follie nazionaliste e gli orrori della pulizia etnica. L'appuntamento con l'ex vicepremier di Jugoslavia - prima oppositore, poi alleato di Milosevic, ora di nuovo oppositore - era importante. Al termine, Dini dice: «Abbiamo confermato chiaramente che il governo italiano vuole vedere un cambiamento in Serbia per avere la democrazia». Draskovic, impeccabile nel completo blu, tiene fede alla sua fama di politico carismatico. Trasforma la conferenza stampa in un piccolo comizio: «Bisogna sostenere la Serbia per ricostruire la Serbia. Noi dell'opposizione voghamo traghettare la Serbia verso la democrazia. Le Nazioni Unite e la Kfor in Kosovo hanno la possibilità in questo momento di mostrare al mondo intero e al popolo serbo in particolare che cosa significa la democrazia, cosa significa costruire una società multietnica basata sulla riconciliazione, sul perdono e sull'uguaglianza.... Ma come possiamo, noi dell'opposizione che vogliamo la democrazia e l'Europa, convincere il popolo serbo, se questo è lo spettacolo in Kosovo?». Formula un po' enfatica, questa di Draskovic, per dire che è davvero molto preoccupato di come vanno le cose in Kosovo. Ha insistito molto con Dini: «I terroristi albanesi non sono stati disarma¬ ti. I serbi sono vittime senza protezione». E Dini, di rimando: «Non possiamo che esprimere il nostro rammarico. Siamo preoccupati per il fatto che Kfor e la presenza civile non sembrano ancora in grado di impedire crimini e uccisioni e di stabilire e mantenere l'ordine. Sono speranzoso che presto possano essere ristabilite le condizioni di sicurezza». A porte chiuse, Draskovic ha spiegato quale aiuti) si aspetta dagli occidentali. Non commettete l'errore - ha spiegato agli interlocutori italiani - di colpevolizzare il popolo serbo «che è cosa diversa» dal regime. Ha fatto l'esempio delle centrali elettriche bombardate. Se gli occidentali, e principalmente gli americani, negheranno i pezzi di ricambio, saranno tutte «munizioni dialettiche» per Milosevic. Se invece certi aiuti arriveranno, quelli che vanno incontro alle esigenze della gente comune, per le opposizioni sarà più facileandare allo scontro con il regime. Draskovic immagina una lenta erosione del consenso a Milosevic, magari incoraggiata da sostanziosi aiuti occidentali per i mass inedia indipendenti e per il milione di rifugiati che bivacca nei campi-profughi della Serbia. Propone un governo di transizioni' per coinvolger!; il presidente montenegrino Djukanovic e al limite anche Rugova «che e elemento di stabilitali. Dini, da parte sua, dopo aver caldeggiato il nome dell'anziano economista Dragoslav Abramovic come possibile leader della opposizione (e incassato un sostegno anche da Draskovic), ha sottolineato che la Serbia si trova di fronte al difficile cammino della transizione versola democrazia. Un cammino che non deve avvenire in modo traumatico. «Ci vuole una linea di opposizione morbida». 11 governo italiano appoggerà le iniziative dei partiti di opposizione che faranno lagrande manifestazione a Belgrado il 19 agosto. Quanto alle ipotesi di governo tecnico, Dini ha dato dei suggerimenti che parevano riecheggiare la sua esperienza di «tecnico» che guidò il governo del dopo-Ribaltone nel 1993. «Siamo favorevoli alla creazione di un governo di transizione che duri im anno, dove parteciperebbero tecnici e non esponenti politici per preparare le elezioni. Questo governo di transizione dovrebbe riaprire le relazioni con l'occidente e creare un patto di stabilità per la Serbia». Il ministro Lamberto Dini ha sottolineato che il cammino verso la transizione in Serbia non deve avvenire in modo traumatico