Cambio dell'erede alla corte di Saddam

Cambio dell'erede alla corte di Saddam Cambio dell'erede alla corte di Saddam // cadetto Qusay, 33 anni, alposto del fratello maggiore la storia Maurizio Mannari inviato a WASHINGTON Saddam Hussein ha designato il suo secondo genito Qusay a succedergli «in caso di emergenza» nel tentativo di ricompattare un regime in difficoltà e di proiettare l'Iraq nella partita sugli equilibri regionali del prossimo secolo che sta iniziando fra i nuovi leader trentenni del inondo arabo: dal designato erede siriano Bashir Assad al nuovo re giordano Abdallah, a Sidi Mohammed appena incoronato in Marocco. La notizia della designazione di Qusay, 33 anni, è stata rivelata ieri dall'autorevole "quotidiano saudita edito a Londra «AlShaq al-Awsat», trovando subito conferme in Giordania e negli Emirati del Golfo. Qusay verrà affiancato da un «Gran Consiglio» in cui siederanno i più fidati collaboratori del Raiss di Bagdad: il vicepremier Tareq Aziz, i ministri degli Interni e della Difesa, i capi del Mukhabarat (il serviziio segreto) e del Consiglio del comando della Rivoluzione. Il nuovo organigramma del regime potrebbe essere formalizzato entro la fine del mese in occasione dell'imminente congresso del partito unico al potere, il «Bath». La scelta di Qusay segna una nuova tappa nella lunga, sanguinosa faida per il potere nella famiglia di Saddam Hussein - gli al-Takriti, dal nome del villaggio natale del Raiss - che alcuni documenti di intelligence occidentale descrivono così: «E' una famiglia che assomiglia ai Borgia senza il Rinascimento e ai Cesari senza il buon governo». Lo sconfitto è il fratello maggiore Uday, 35 anni e 1300 automobili sportive in garage, caduto in disgrazia da quando le sue due sorelle Raghdad e Rana nell'agosto del 1995 seguirono i rispettivi mariti Kamel (a loro volta cugini di Saddam) nella precipitosa fuga verso Amman (dove raccontarono alla Cia che l'arsenale non convenzionale iracheno era quasi intatto). La partecipazione di Uday in prima persona all'esecuzione dei Kamel «traditori» - a colpi di missili anticarro - dopo il loro ritorno a Bagdad, servì a riscattare l'onore delle sorelle e della madre Saida (prima moglie di Saddam) ma il prestigio del designato erede era oramai compromesso. Ma Uday non gettò la spugna e ricorse ai suoi famigerati metodi per risalire la china nel Palazzo del Raiss. Per farsi notare dal padre prese in mano le redini della guerra contro la «Dawaa Islamica», l'organizzazione clandestina sciita irachena. Uday colpì subilo al cuore gli sciiti (che in Iraq sono la maggioranza della popolazione) facendo assassinare il grande ayatollah Mertadha Ali Mohammed nel centro della città santa di Najaf nell'aprile del 1996. La vendetta fu immediata: nel dicembre seguente Uday e la sua auto sportiva vennero travolti da un diluvio di fuoco in piena Bagdad. Uday si salvò per miracolo, fu costretto ad una lunga degenza e ricomparve in pubblico dopo due anni. Deciso a non gettare la spugna Uday - ancora convalescente - fece sequestrare e frustare l'intera nazionale di calcio, colpevole di aver perso contro il Kazakhstan la qualificazione ai mondiali di calcio in Francia. Poi, una volta guarito, rilanciò all'inizio di quest'anno la «sporca guerra» contro gli sciiti facendo uccidere un altro grande ayatollah, Mohammed Sadek al Sadr. Ma la guerriglia è anco¬ ra attiva e anzi non cessa di minacciarlo a colpi di fatwa (decreti religiosi). Solo avendo ragione degli sciiti ribelli Uday avrebbe; forse riscattato il disonore delle sorelle (ed il sospetto che fosse a conoscenza dei loro piani). Ma così non ò stato. La disgrazia di Uday è slata la fortuna di Qusay. Il secondo genito non è meno spietato del fratello ma più riservato) abile, attento ad evitare gaffe e passi falsi. Non a caso è lui che guida l'apparato di sicurezza che protegge la Saddam, la sua famiglia e i più stretti collaboratori: il servizio di intelligence, il corpo di miliziani «Feddayn di Saddam» e la Guardia Repubblicana dell'esercito. Qusay diede prova di grande abilità nelle «operazioni clandestine» quando - eseguendo gli ordini del padre entrò in contatto nel Nord dell'Iraq con il partito democratico curdo dì Massud Barzani raggiungendo un accordo a sorpresa che tre anni fa fece precipitosamente fuggire migliaia di «collaboratori» dei servizi americani con le loro famiglie verso l'isola di Guam. Solo con grande difficoltà Usa e Turchia riuscirono a recuperare il rapporto con Barzani. Se la promessa di Saddam sarà mantenuta e Qusay uscirà designato dalle assisi del Baath a lui toccheranno due compiti. In primo luogo dovrei compattare il regime, rimettere ordine in un clan famigliare lacerato dal le faide e ridare fiducia alla stretta fascia di collaboratori rimasti accanto al Raiss. Qusay può essere l'uomo giusto per rimettere assieme il regime: è sposato con la figlia di Bar/.an al-Tikriti, il fratellastro di Saddam da anni in esilio polemicoo e volontario in Svizzera (dove però è sospettato di acquistare armi di distruzione di massa). Stretto fra la guerriglia sciita e l'autonomia de facto dei curdi nel Nord, bombardato quasi quotidianamente dagli aerei anglo-americani, isolato dalla comunità internazionale a causa delle sanzioni imposte dalle Nazioni Unite a seguito dell'invasione del Kuwait di nove anni fa, l'Iraq ha bisogno di una leadership unita e salda per tentare di uscire dall'isolamento sfruttando al meglio due occasioni politiche imminenti: la ridefinizione del sistema di ispezioni Orni e quindi la possibilità ottenere una revisione le sanzioni; l'annunciata visita di Giovanni Paolo II per il Giubileo a Ur dei Casdei, città natale di Abramo, che l'Amministrazione Clinton ha invano tentato di evitare. Ma c'è. dell'altro. Saddam scegliendo Qusay come erede ha ripetuto il gesto compiuto dal presidente siriano Hafez el Assad nei confronti del figlio Bechir. Le capitali più immobili del Medio Oriente si accorgono che una nuova stagione politica è alle porte. Re Abdallah di Giordania e Mohammed VI del Marocco sono due monarchi trentenni appena insediati che già parlano «ali occidentale» di risanamento finanziario, ampia collaborazione con Israele e investimenti in alta tecnologia. Dietro l'angolo del processo di paoj ancora incompleto c'è un Vicino Oriente che potrebbe diventare il miracolo economico del nuovo secolo. Damasco vuole essere della partila: per questo Assad punta a rioltere subito il Golan da Israele per porre termine al proprio isolamento politico ed alla propria crisi economica. Saddam resta mollo lontano e decisamente ostile a questi sviluppi ma ha ben compreso che in Medio Oriente ò iniziata la «Stagione degli Eredi» e quindi anche l'Iraq, per difendersi, ha bisogno di un giovane leader agguerrito, Guai tuttavia a pensare che a Bagdad i giochi siano del tutto compiuti. La storia della famiglia Saddam ci ha abituato a continue, terrìbili, sorprese. La prossima potrebbe venire dal «figlio che non c'è»: Ali, il terzo genito di Saddam, frutto delle seconde nozze con Samira Shahabadar che Uday ha tenuto finora prigioniero e nascosto in un luogo segreto e che ora potrebbe cominciare a dire la sua. Tareq Aziz potente vicepremier e principale consigliere del Raiss di Bagdad Saddam Hussein