Peres: «Ho fiducia in Arafat»

Peres: «Ho fiducia in Arafat» «L'UTOPIA REALISTA» DI UN GRANDE COMBATTENTE PER LA PACE Peres: «Ho fiducia in Arafat» «Libertà e prosperità anche per inostri vicini» intervista Alain Eikann TEL AVIV AL nono piano di un edificio moderno nel centro di Tel Aviv c'è una porticina con una piccola placca, si suona, una guardia in borghese apre la porta e fa una discreta perquisizione, un po' come all'aeroporto. Shiinon l'eros aspetta sorridente con pantaloni marroni scuri, una camicia blu elettrico senza cravatta, il viso abbronzato. Nella biblioteca biografi!! di celebri statisti, l'olografie eli Pores con i presidenti americani e soprattutto con il suo maestro David Ben Gurion. Loi è ministro por la Cooporaziono Regionale nel nuovo governo Barak. Come giudica i primi passi del nuovo governo? Uopo tre anni di glaciazione c'è una nuova apertura verso la pace, cosa che di per sé è un gran cambiamento. Secondo lui Barak si muove bene come primo ministro? Si muove a modo suo nella direzione giusta. Ognuno ha diritto ai suoi nuovi successi o nuovi errori. Cosa significa? Significa che Barak pensa che gli americani debbano avere un ruolo diverso: non l'orza di polizia, ma intermediari che facilitino la pace. E lei cosa ne pensa? Io penso che gli Stuti Uniti non cerchino di lavorare da soli o come una forza di polizia. E non vedo difficoltà con loro finché avanzu il processo di paco. Gli Stati Uniti hanno un ruolo enorme nelle trattative tra Israele, palestinesi e altri Paesi del Medio Oriente. Certo, nessuno può rimpiazzarli. Quali presidenti degli Stati Uniti secondo lei sono stati più importanti nel cammino verso la pace? Io non sono qui per dare voti. Posso dire che Clinton è un presidente molto ben informato e il suo cuore batte nel punto giusto per Israele e per i palestinesi. In un certo senso per il processo di pace è il migliore di tutti i presidenti. E l'epoca di Netanyahu? E' stata uno spreco. Il tempo purtroppo non torna mai indietro: abbiamo senz'altro perso tre anni. Lei non ha conosciuto As- sad, il presidonte siriano, mentre probabilmente Barak lo incontrerà. Cosa pensa di lui? Assad non vuole incontrarci prima della pace e questo è uno sbaglio perché lui è necessario per la pace. Quando io ero primo minstro sembrava che anche Assad volesse concludere la pace. Disse che potevamo incontrarci ma cho non poteva ancora darmi un appuntamento! Dicono che Assad in Siria e, da un altro lato, l'Algeria, vogliano la pace con Israele per raggiungere la pace con gli Stati Uniti. Secondo lei è vero? In un certo senso sì. Da quando non c'è più lo strapotere russo loro non hanno più scelta. Non hanno più soldi né armi. E' normale che Paesi come la Siria, l'Algeria o altri vogliano entrare nella nuova era e che quindi cerchino una strada per Washington. La Siria ha visto che la Giordania e l'Egitto hanno nuove armi, non hanno solo, come loro, vecchie armi russe e in più sono meno poveri di loro. E dell'Iraq che cosa ne pensa? Penso che abbiano uno psicopatico come leader, un pazzo. Ci sono alcuni Paesi con leader di questo genere, come per esempio la Corea del Nord e la Jugoslavia. Non credo però che Saddam durerà a lungo. La sua gente vive in uno stato terribile e non si può governare per sempre un Paese con la polizia segreta. Cosa pensa di quanto succede in Iran? Gli ayatollah non hanno risposte per i veri bisogni dell'Iran. Dove comincia la santità finisce la ragione. Ma dicendo che sei santo finisce che non cambi niente. I giovani non possono sopportare l'oppressione che c'è in quei Paesi. Non so quanto prenderà il cambiamento, ma so che le preghiere degli ayatollah non danno risposte. E' vero che il fondamentalismo islamico sta diventando meno forte? Sì, perché è un elemento di autodistruzione. Sta diminuendo certamente in Algeria, in Sudan, perché anche lì la gente vuole soprattutto due cose: cibo e libertà. E i fondamentalisti in Israele? Sì, ci sono, ma non hanno armi e non sono al potere. Però hanno ucciso Rubiti. E' stato un individuo, non un'organizzazione ad uccidere Rubili. La società è molto cambiata dall'Israele di Ben Gurion a oggi? Ben Gurion era una grande personalità. Forse senza di lui Israele oggi non esisterebbe. Ma quando Ben Gurion è diventato primo ministro eravamo seicentomila, oggi siamo sei milioni. Lui faceva la guerra prima di avere un esercito. Oggi Israele è una grande democrazia con un grande esercito e un'importante economia. Insomma Israele ha vinto contro il comunismo, e per questo gli ebrei russi vengono in Israele e non sono gli israeliani ad andare in Russia. Senta, ma è rimasto qualcosa dell'epoca dei pionieri? Lo spirito democratico dei pioli ieri è rimasto. Il grande sforzo di mettere insieme gli ebrei e di farli convivere in un Paese democratico è stato di per sé un grandissimo successo. E perché Israele secondo lei è così importante oggi? Perché se ne parla continuamente sui giornali, soprattutto negli Stati Uniti? Perché è un'eccezione, è una visione. Nei secoli, precedenti, negli anni precedenti, tutti dicevano che questo era impossibile, e invece è successo. Io penso che Israele sia un po' come una commedia di Shakespeare, qualcosa di quasi irreale. Dopo duemila anni di esilio gli ebrei sono tornati alla loro terra, alla loro lingua e hanno costruito una democrazia. E' più una commedia, un dramma, che un Paese. Forse è il Paese più drammatico di tutti. Un buon dramma non dipende dal numero degli attori ma dalla loro qualità. E i palestinesi? Bisogna aiutarli a costruire un Paese prospero, democratico. Gli israeliani devono pensare che meglio staranno i palestinesi, meglio sarà per loro. Devono ottenere anche loro la libertà e la prosperità. Ma è un'utopia? Anche Israele è un'utopia, però è un'utopia che può diventare realtà. Arafat è un grande leader? Sì, anche se ha commesso degli errori. Lei ha molto rispetto per lui? Senz'altro, molto. Si fida di lui? Certo non è diventato un sionista! Però i palestinesi devono credergli. Secondo lei Arafat ha un successore? Anche se questo non ci piace, tutti hanno un successore. La vita va avanti così. E il nuovo re di Giordania? Si descrive come un uomo di Internet. Spero che rappresenti una vecchia tradizione nel nuovo mondo. Il padre era senz'altro un grande re. E la nuova generazione? Il nuovo re del Marocco, per esempio? La nuova generazione è più professionale, più orientata globalmente. I giovani non vogliono frontiere e muri. L'economia di oggi è il risultato della scienza e della tecnologia, che non hanno certamente frontiere. E pensa che il futuro sia la pace? Sì, pace e competizione. E credo cho la nuova generazione voglia un mondo senz'altro più democratico. Pensiamo alle magliette e ai blue-jeans. Sono una dichiarazione di uguaglianza, e così i terribili McDonald's, i computer. I giovani non imano le frontiere, non capiscono perché debbano uccidere o essere uccisi. Però c'ò sempre un grande esercito qui In Israele. Anche in Giordania c'ò un grande esercito. Senta, il futuro non significa che il passato sia finito. Il futuro è sempre una minoranza e il passato una maggioranza. Ma come mai Moshe Dayan, il generale Rabin, lei stesso, oggi Barak, tutti uomini di guerra, sono quelli che cercano più di ogni altro la pace? Ma perché è venuto il tempo di fare la pace. Le guerre hanno chiaramente fallito. Siamo stati attaccati cinque volte e abbiamo vinto cinque volte. Adesso basta. E come la prendono i ragazzi di oggi. Continuano a voler fare il servizio militare o sono reticenti in Israele? Finché ci sarà una situazione difficile, finché esisteranno l'Iran e l'Iraq come problemi politici e militari, bisognerà fare il servizio militare, non c'è scelta. Cosa pensa del Kosovo? Che manca una soluzione politica. Non si può bombardare la Jugoslavia tanto per bombardarla. Se non si vuole balcanizzare l'Europa bisogna europeizzare i Balcani. Penso sia stala una guerra molto speciale. Gli americani hanno combattuto per questioni di principio, però è stata una guerra senza vittime militari da parte di chi attaccava, senza un esercito di terra. E non credo che abbia creato delle soluzioni. E come vede la visita del Papa in Israele? Pensa che sarà possibile? Penso che questo Papa sia un grande Papa, che usa la sua influenza e non il potere della Chiesa. Ha combattuto moltissimo contro l'antisemitismo, è stato il primo Papa a recarsi in una sinagoga e il primo Papa che ha detto che Gesù non fu ucciso dagli ebrei. Ha cambiato il carattere della Chiesa, su questo non c'è dubbio. Io ero ministro degli Esteri quando con il Vaticano abbiamo stabilito relazioni diplomatiche che oggi sono senz'altro ottime. La visita del Papa qui in Israele sarebbe importante. Guardi io voglio dirle questo: vorrei un mondo di turisti e pellegrini e non un mondo di militari, di soldati. Però restano delle grandi difficoltà. Nulla può essere grande senza grandi difficoltà. E qual è il suo segreto Shimon Peres? Senta, la vita è troppo corta per essere pessimista. L'essere pessimista non ti salva dal pericolo. Se sei ottimista, passando puoi cogliere cose importanti. La gente acida non è mai finita bene. Molti leader che hanno lottato per la pace però sono stati uccisi. Come mai? E' vero, ma altri sono rimasti vivi. Lei cosa pensa veramente del nuovo governo israelia no? Lo sta appoggiando? Io sono in favore (Tel governo perché si batte per la pace, e mi ha sempre appassionato di più la politica che non il governo. Quindi non è vero che tra lei e Barak ci sono delle frizioni, delle gelosie? Io lavorerò per la pace. Se questo governo lavorerà per la pace lavorerò con il governo. «Il mio rapporto con il nuovo esecutivo? Io lavorerò per l'intesa Se il governo farà lo stesso lo sosterrò Ma a tutti deve essere chiaro che Clinton non è un poliziotto» ra dellintranse, firmando ti anti-israei anni, da o strenua¬ con la nuova leadership israeliana e riguadagnare spazio nelle vicende mediorientali. Una visita a sorpresa, quella di Barak, che fino di un edificio centro di Tel porticina con ca, si suona, rghese apre la reta perquisie all'aeropor aspetta sorrialoni marroni a blu elettrico viso abbronzaca biografi!! di lografie eli Ponti americani e l suo maestro n. por la Cooponale nel nuoBarak. Come mi passi del o? glaciazione c'è tura verso la di per sé è un to. arak si muove primo miniodo suo nella . Ognuno ha uovi successi o ? rak pensa che bbano avere un n l'orza di poliiari che faciliti«L'UTOP Yasser Arafat leader dell'Anp è tornato a Gaza dopo aver concluso un primo accordo con I falchi palestinesi Ma II clima con il premier israeliano Barak è cambiato e le trattative in corso tra Erekat e l'inviato del premier si sono interrotte