Colombia, collage di narcoguerra

Colombia, collage di narcoguerra UNA POLVERIERA ALLE PORTE DELL'AMERICA Colombia, collage di narcoguerra // traffico di droga in mano alla guerriglia analisi Domenico Qulrlco MARINO, MORO EST DEUA COLOMBIA. Era una cittadina tranquilla, la gente passeggiava sulla via principale con "iriu di chi vuol perdere tempo lenza sapere come, la periferia che subito sfuma verso le piantagioni di calle e di zucchero. Adesso la cittadina sembra un formicaio scoperchiato. Le case hanno messo a nudo le viscere, esibiscono in strada oggetti beni ricordi. La scuola, la banca, l'ufficio del sindaco in bello stile coloniale sono rovine bruciacchiate su cui l'umidità dela notte deposita un fumo sottile. Sulla caserma la distnizione si è affaccendata con particolare violenza. Dentro stavano trentacinque poliziotti con i loro vecchi mitra. Quando i guerriglieri delle l'are, le forzo armate rivoluzionarie, hanno cominciato a scendere sparando dalle montagne, i poliziotti si sono barricati nel loro fortino. Tre giorni hanno resistito agli attacchi sempre più furiosi dei guerriglieri, decisi a trasformare Narino in un altra città liberata. Da Bogotà ci sono centosessanta chilometri, i rinforzi sarebbero arrivati in fretta, pensavano. Tre giorni hanno impiegato i soldati della prima divisione, martirizzati dalle imboscate. Quando sono entrati nel villaggio hanno trovato morte e distruzione; cadaveri di civili straziati dai micidiali ordigni usati dai guerriglieri che hanno saccheggiato un deposito di bombole del gas. Guanto restava della caserma era vuoto, i ribelli si sono portati via i poliziotti sopravvissuti. Ora sono in qualche campo di prigioniu nella giungla insieme ad altri cinquecento militari rastrellati in operazioni analoghe. La Colombia e un posto dove quotidianamente il caos si diffonde, dove ormai è impossibile decifrare tra guerriglia narcotraffico delinquenza comune, dove il bello e la speranza mancano di ogni seguito mentre il brutto è animato da una appassionata intensità. Javier Calderòn 6 il portavoce delle Fare, la più antica guerriglia del continente, gente che ha integrato il concetto della lotta di classe con la sinistra indicazione che il fine giustifica ogni mezzo, compreso il narcotraffico. 11 presidente colombiano Pastrana pensava che l'unico modo per scrollarsi di dosso questa maledizione fosse di coinvolgerli finalmente in un negoziato di pace. E' saltato già tutto, i guerriglieri non vogliono commissioni internazionali che controllino la pacificazione e sono passati all'assalto finale. «Controllia¬ mo il sessanta per cento del territorio - spiega soddisfatto Calderon siamo uno stato nello stato e la nostra lotta è la guerra di un esercito regolare contro un altro esercito regolare». Non è una vanteria, è vero. E il povero Pastrana, che pensava di portarseli dietro come il pifferaio di Hamelin, osserva sconsolato i suoi indici di popolarità che in tre mesi sono scesi dal 69 al 33 percento. (Ali. L'arcivescovo Isaias Duarte ha parlato con le parole dure della scomunica. Qualcuno sorride pensando che i guerriglieri dell'Eln, l'altra branca dela rivolta marxista, di fede guevarista, non devono essersi spaventati molto. Ma il loro peccato era troppo grave per tace¬ re. La messa era appena cominciata il trenta maggio quando i guem- Slieri nascosti tra la folla dei fedeli ella domenica tirarono fuori i mitra e cominciarono a rastrellare tutti: centoquaranta persone compreso il prete, tutti portati via, sequestrati, rapiti. Sono migliaia gli scomparsi in Colombia: i colpevoli? Guerriglieri, squadroni della morte di destra, banditi comuni, difficile capire. Ancora trentasei sono nelle mani dell'Eln che nel frattempo ha scritto al Papa per scusarsi. Ma il loro capo, Nicolas Rodriguez detto «Gabino», ha chiesto un riscatto per completare il favore della liberazione. MDflWL La camionetta dove era nascosto l'esplosivo è ancora lì, davanti alla sede di una unità di élite dell'antiterrorismo. Gli operai stanno ancora riparando i fili della luce e del telefono spazzati via dalla esplosione di cento chili di tritolo che hanno ucciso dieci soldati e alcuni passanti, ma il resto delle rovine è sempre accartocciato nella polvere come un monito Era dagli anni ottanta, quando a Medelhn regnava Pablo Escobar e il suo cartello dei narcos, che non c'erano attentati così. I narcos continuano a fare buoni affari, ma ormai il controllo del traffico passato nele mani della guerriglia che trasforma i dollari in armi nuove fiammanti. mUVKBKM COLOMBIA MERIDIONALE, frontiera con l'Equador. Elicot teri Black Hawk senza segni distin tivi scendono sulla pista della base militare. Ne esce un rivolo di soldati con mimetiche diverse da quello dei militari colombiani. Sono ranger, specialisti della Dea, hanno rastrellato per giorni le foreste che coprono come una pelle il monte Pastacoy. Dall'elicottero scopri macchie di un verde più chiaro, le piantagioni di coca controllate dalle milizie armate delle Farp. Sul monte c'è uno squarcio più grande, presidiato da un relitto. E' quanto resta del sofisticatissimo RC7 DeHavilland, un gioiello della antiguerriglia elettronica. A bordo c'erano apparecchiature sofisticatissime, le stesse impiegate nella guerra del Golfo e in Kosovo, in grado di leggere anche nella giungla più fitta i santuari della guerriglia. Lo pilotavano cinque militari americani, ufficialmente «istruttori», l'avanguardia della guerra che l'America sta per dichiarare al narcotraffico rivoluzionario. L'aereo non si sa perchè è caduto: forse una carta difettosa del territorio, sussurrano i giornali. Ma non ci crede nessuno, la contrarerea dei guerriglieri ha fatto progressi. Adesso negli aeroporti nascosti nella giungla scendono brigate di commandos: devono addestrare millecmquecento rambo antidroga dello scalcagnato esercito colombiano. Clinton ha appena dichiarato che «la situazione interna colombiana mette in pericolo la sicurezza nazionale». In Vietnam cominciò così. A Narino, i ribelli hanno distrutto la città e sequestrato uomini e poliziotti I gruppi rivoluzionari hanno strappato il monopolio della coca ai vecchi cartelli Da sinistra: un soldato colombiano osserva le rovine di Narino, la cittadina distrutta da tre giorni di feroci combattimenti tra regolari e guerriglieri delle Fare Un gruppo di miliziani dell'Eln, la seconda formazione della guerriglia marxista colombiana, di ispirazione guevarista

Persone citate: Calderon, Clinton, Domenico Qulrlco Marino, Isaias Duarte, Javier Calderòn, Moro Est, Nicolas Rodriguez, Pablo Escobar, Pastrana