«Fascista», la parola che divide

«Fascista», la parola che divide Il sindaco non cita l'aggettivo sulla lapide e tornano i dubbi «Fascista», la parola che divide Giovanni Bianconi Mi OLTI se l'aspettavano, e così è stato. La prima commemorazione della strage del 2 agosto con uri*' sindaco di Bologna non comunista né diessino ha riaperto una disputa che va avanti da diciannove anni: fu un eccidio fascista quello che provocò 85 morti e 200 feriti? E' bastato che Giorgio Guazzaloca, nel suo discorso, non pronunciasse quella fatidica parola per fare rinascere i dubbi. Il sindaco del centro-destra ha tralasciato l'aggettivo, ma sulla lapide di marmo nella sala d'aspetto della stazione il lungo elenco delle vittime porta ancora quel marchio: «Vittime del terrorismo fascista». Significa che Guazzuloca la pensa diversamente, e non condivide la sentenza definitiva che ha condannato all'ergastolo due terroristi «fascisti» di allora, Valerio Fioravanti e Francesca Mumbro? «Mi occupo di questioni istituzionali, non giudiziario», taglia corto il primo cii i .idinu. Con quei due condannati definitivi (anche se loro, rei confessi di tanti altri crimini che gli sono valsi svariati ergastoli, per quell'attentato continuano a proclamarsi innocenti), tecnicamente la strage del 2 agosto 1980 si può definire «fascista». E il presidente dell'Associazione familiari delle vittime può legittimamente protestare come ha fatto - perché «i terroristi fascisti Mumbro e Fioravanti godono della semilibertà», unche se in realtà sono ammessi al lavoro esterno, un beneficio più restrittivo. Su questo punto lo stesso Guazzaloca sombra dargli ragione quando afferma che bisognerebbe riflettere su certi «automatismi» di legge che aprono i portoni delle carceri anche ai condannati per i reati più gravi. Ma il punto centrale rimane l'altro, quello della strage «fascista» al di là di un verdetto di colpevolezza arrivato dopo sentenze controverse e al termine di un processo nel quale, delle decine di imputati che c'erano in partenza, sono rimasti impigliati solo due ex-ragazzi che all'epoca avevano 22 e 21 anni. Mancano i mandanti, molti passaggi intermedi si sono persi per strada, ed è uscita assolta perfino l'unica persona della quale fu accertata la presenza sul luogo dell'eccidio. Dunque, con tutto il rispetto per la sentenza definitiva, i dubbi restano. L'ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, quando sedeva al Quirinale, si scusò coi parlamentari missini per aver definito «fascista» lu strage nell'inmediatezza dei fotti. Lui all'epoca era capo del governo, e fece ammenda in un periodo nel quale vigeva un'altra sentenza - successivamente annullata e ribaltata - che aveva assolto Mambro e Fioravanti. Poi la giustizia ufficiale ha preso un altro corso, ma senza spiegare tutto. Tanto che il nuovo sindaco di Bologna, 19 anni dopo, ha buon gioco a mettere da parte l'aggettivo della discordia e battere, invece, su un altro tasto: «Per dare giustizia a chi ne aveva diritto non è stato fatto ancora abbastanza». Sono state pronunciate due.condanne definitive r ma la vicenda resta oscura

Persone citate: Fioravanti, Francesca Mumbro, Francesco Cossiga, Giorgio Guazzaloca, Giovanni Bianconi, Guazzaloca, Mambro, Valerio Fioravanti

Luoghi citati: Bologna