Anche i prodiani contro il divieto di spot di Fabio Martini
Anche i prodiani contro il divieto di spot | Berlusconi insiste: è un inganno, il governo vuole solo distrarre l'attenzione degli italiani Anche i prodiani contro il divieto di spot Ora il provvedimento sulla «par condicio» rischia di slittare Fabio Martini ROMA Per primi, seppure senza clamori, si erano sfilati i Verdi. Poi, la sorpresa: con un comunicato un po' criptico, ieri sera i Democratici di Prodi hanno fatto capire che anche per loro non ha senso vietare gli spot televisivi durante le campagne elettorali. A quel punto, ecco la novità: sugli spot si era creata una saldatura - indiretta ma chiara - tra il Polo e una parte della maggioranza. E così, nel giro di poche ore la fretta di Palazzo Chigi ha lasciato il campo ad una maggiore prudenza, tanto è vero che forse slitterà a fine mese la presentazione del disegno di legge sulla par condicio, inzialmente prevista per il Consiglio dei ministri di domani. Certo, sull'urgenza di regolare la questione degli spot, negli ultimi giorni si erano esposti sia il presidente del Consiglio Massimo D'Alema sia il vicepresidente Sergio Mattarella. Il capo del governo, è intenzionatissimo ad andare avanti, ma è pur vero che l'accelerazione impressa da D'Alema e da Mattarella non sembra sia stata accompagnata da una consultazione capillare di ministri e partiti di maggioranza. Prova ne è che i ministri interessati alla questione (Cardinale per le Comunicazioni, Jervolinoper l'Interno, Maccanico per le Riforme istituzionali e Mattarella per la presidenza del Consiglio) si riuniranno soltanto oggi per discutere di un provvedimento che, per quanto molto sobrio nell'articolato, in linea teorica potrebbe essere approvato domani dal Consiglio dei ministri. Dice il ministro delle€omuniCcreioni Salvatore Cardinale: «Non mi risulta ci siano problemi sericina della questione finora non si è discusso». In definitiva sarà D'Alema a decidere se approvare domani il disegno di legge o far decantare le polemiche e ritoccare lo schema del ddl. Certo, nelle ultime ore si è venuto creando uno scenario inatteso per Palazzo Chigi: un asse Berlusconi-Prodi a difesa del diritto di spot. Sicuramente un'intesa non contrattata tra i due, ma è un fatto che accanto alle prevedibili proteste del Polo (ieri Berlusconi ha definito «un grande inganno» il ddl governativo), si sono schierati contro il divieto degli spot due tra i movimenti più antiberlusconiani della maggioranza: i Verdi e i Democratici di Prodi. Dice Rino Piscitello, capogruppo alla Camera dei Democratici: «Occorre una legge che diversifichi, riducendole notevolmente, le tariffe elettorali da quelle commerciali. E sarebbe riduttivo concentrare l'attenzione solamente sugli spot degli ultimi 30 giorni perché il pluralismo va garantito 365 giorni all'anno». Come dire: sì agli spot, purché costino poco. Dai Verdi era venuta già nei giorni scorsi una proposta analoga, come spiega Mauro Paissan: «O si vietano gli spot a tutti, o come sarebbe preferibile, si permettono a tutti, abbattendone i costi». In parole povere, sia pure senza ammetterlo, i movimenti medio-piccoli sono rimasti colpiti dall'exploit della lista Bonino, che ha costruito il suo successo anche grazie ad una campagna di spot e a questo punto non vorrebbero rinunciare ai possibili benefici della propaganda televisiva a pagamento. Eppure, al di là delle obiezioni di merito di Verdi e Democratici, per il governo l'insidia più imbarazzante consiste in questo: ambientalisti e prodiani non dicono a D'Alema di non presentare il ddl, anzi lo invitano ad andare avanti, salvo poi riservarsi di ridiscutere la materia. «Abbiamo molto apprezzato il segnale venuto dal presidente del Consiglio - spiega ancora Piscitello annunciare un provvedimento sulla par condicio e poi passare all'azione. Naturalmente trattandosi di un disegno di legge e non di un decreto, avremo tempo di discuterne come maggioranza. A settem- bre». L'ultima parola spetta ora al capo del governo che terrà conto degli umori complessivi, tanto più che nelle ultime ore Berlusconi ha rincarato la vis polemica, arrivando a dire che il conflitto di interessi e la par condicio «sono problemi che non esistono» e un governo «che naviga senza poter governare, vuole distrarre l'atten¬ zione degli italiani». E con un certo candore, il Cavaliere conferma la sua doppia veste, raccontando a Paolo Liguori di «Fatti e misfatti»: «Per evitare che soltanto Forza Italia, Udeur e lista Bonino fossero presenti sulle reti Mediaset, telefonai agli esponenti dei principali partiti dopo Forza Italia e domandai perché non utilizzassero gli spot...». Verdi e Asinelio favorevoli alla pubblicità elettorale purché sia a prezzi scontati | Silvio Berlusconi: questi sono problemi che non esistono
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