Par condicio, i Verdi non ci stanno

Par condicio, i Verdi non ci stanno 11 governo sta per varare la legge. Berlusconi annuncia battaglia ma pensa già a «nuove forme di comumeazione» Par condicio, i Verdi non ci stanno Il governo D'Alema è pronto: dodopomani, salvo ripensamenti dell'ultima ora, varerà il disegno di legge per vieterò gli spot durante le cempegne elettorali. Lu sorpresa semmai è che Silvio Berlusconi sostanzialmente rassegnato ul provvedimento si prepara sì ad una dura opposf zinne, ma non alle barricate contro la legge sulla par condicio, destinata a cancellare «propaganda e spot a pagemento» nei 30 giorni di campagna elettorale. Certo, il fuoco polemico del Polo continuerà ad investire palazzo Chigi fino a mercoledì e poi proseguirà lungo tutto l'itinerario parlamentare del disegno di legge governativo. Eppure, in cuor suo Berlusconi sembra aver messo nel conto la novità, tanto è vero che ha spiegato ai suoi di aver già allo studio «nuove forme di comunicazione» in vista delle elezioni regionali del 2000, che il Cavaliere considera le prove generali in vista delle prossime Politiche. Berlusconi, chiacchierando con i suoi parlamentari, ha fatto capire che oltre agli spot nei 2-3 mesi precedenti le elezioni, d'ora in poi punterà molto sua ramificazione della propaganda: Internet, radio private, televisioni locali. Ma prima di ammainare ban- diera (e rinunciare agli adorati spot), Berlusconi cercherà di capire se è destinata a diventare contesa politica la dialettica apertasi nelle ultime ore dentro la maggioranza. I verdi insistono con sempre maggiore forza per evitare una legge 'proibizionista' e per la prima volta Alfonso Pecoraro Scanio fa capire che su questa materia potrebbe esserci una dissociazione dei Verdi dalla maggioranza: «Spero che il governo ci eviti una duro confronto parlamentare, proponendo invece un'ipotesi che allarghi le possibilità di comunicazione senza comprimerle». E spiega: «Gli spot sono ia versione moderna dei manife¬ sti elettorali, criminalizzarli è una misura retrograda». In parole povere: sì agli spot, ma a buon mercato. Una soluzione che, guarda caso, non dispiace a Forza Italia: «Sulle condizioni più vantaggiose sui canali privati il confronto è possibile», dice Claudio Scajola. E l'apertura di un fronte interno alla maggioranza induce il sottosegretario alla Comunicazione, il diessino Vicenzo Vita a puntualizzare: «E' sbagliata la contrapposizione tra una cultura cosiddetta 'proibizionista' e un'altra 'libertaria': nessuno immagina di impedire l'accesso ai mezzi di comunicazione nelle campagne elettorali: sono gli spot a pagamento a fare la differenza, dividendo i soggetti in base alla capacità di spesa». Ma i distinguo dei Verdi non sembrano fermare il governo: «La decisione politica è stata presa e il provvedimento dovrebbe essere varato dal Consigbo dei ministri di mercoledì _ spiega ancora Vita, che segue personalmente il provvedimento e le uniche incertezze riguardano i tempi tecnici preparatori necessai i per licenziare qualunque testo governativo». In attesa di vedere come si muoverà il governo, da parte del Polo ci sarà una dura opposizione ma non l'ostruzionismo. Vincenzo Vita (Ds) sottosegretario alle Comunicazioni «Sbagliato contrapporre una cultura cosiddetta "proibizionista" a un'altra "libertaria"» Dopo il fuoco di sbarramento dei giorni scorsi e un moderato sondaggio sul Capo dello Stato, Berlusconi ha capito che il governo è intenzionato ad andare avanti. E la conferma che anche negli ambienti istituzionali si considera matura una legge sulla par condicio, viene dalle parole del presidente della Camera Luciano Violante: «Il problema non è tanto farla o non farla le legge, ma farla in modo che non appaia vendicativa nei confronti di nessuno». Come dire: si eviti una normativa fatta solo per imbrigliare Berlusconi, ma una leggo va fatta. E intanto nei prossimi giorni il Polo intensificherà la battaglia contro il provvedimento che il Consiglio dei ministri dovrebbe varare dopodomani. E infatti Scajola, plaudendo a Violante (eparole di buon senso »), tuona contro la legge: tSul divieto agb spot il nostro no, un no a tutto tondo, non siamo disposti a cedere». E anche il presidente della Commissione di vigilanza Rai Francesco Storace che dentro An è schierato tra gli anti-berlusconiani _ dice che «se di regole c'è bisógno, queste si concordano e non si impongono» e in ogni caso «se i Ds pagano qualche lira a Mediaset, gii italiani ne pagano 2500 miliardi a loro per il canone Rail». (f.mar.l Violante: il vero problema è fare un provvedimento che non appaia vendicativo nei confronti di nessuno