Un supertestimone nel giallo del neonato «Ho visto una donna caricarlo sull'auto»

Un supertestimone nel giallo del neonato «Ho visto una donna caricarlo sull'auto» Ma la morte di Dominique, il bimbo di sette giorni trovato in un canale del Milanese, resta ancora un mistero per gli inquirenti Un supertestimone nel giallo del neonato «Ho visto una donna caricarlo sull'auto» MILANO E ancora un mistero la morte di Dominique, il bambino di sette giorni trovato nel canale Villoresi, vicino a Musate. Un mistero, dopo che per duo giorni si era i pensato che dietro all'omicidio del neonato, ci fosse una storia fatta di tradimenti, faide famigliari, di un bambino non voluto e per questo soppresso dal padre e dal nonno, due italiani da tempo residenti in Francia. Neanche il confronto tra Francois Imbalzano e suo padre Alfredo, ieri mattina al Tribunale di Monza, ha fornito la soluzione dell'omicidio. Anche se i due, scarcerati solo venerdì notte, per ora restano indagati. «Abbiamo delle piste su cui lavorare», ammetti! il magistrato Angelo Renna, senza ovviamente svelare quale, dopo aver detto di essere d'accordo con la decisione del gip che non ha convalidato i fermi. Le indagini ripartono da capo, allora. Ogni ipotesi viene valutata. Anche quella che porta ad Ayla. Nessuno sembra credere che questa giovane donna possa aver ammazzato suo figlio. Ma una equipe di psichiatri la tiene sotto controllo, sia per aiutarla a superare lo shock di quella notte, sia por accertare se dal suo racconto emerga qualche elomento utile alle indagini. Un racconto che per quanto la riguarda finisce giorni fa, quando soia in casa viene svegliata dal temporale. Quando arriva alla culla e la trova vuota. Quando urla dando l'allarme ai vicini che avvertono i carabinieri. All'inizio le indagini sono per il presunto rapimento del bambino. E ancora nessuno sa che il piccolo Dominique è già stato buttato via come un oggetto, perché affoghi nelle acque sporche di un canale vicino a Milano. Solo un super testimone, un vicino di casa di Nova milanese lancia un sospetto. «Quella notte ha visto qualcuno gettare un fagotto in un'auto. Sembrava un fagotto, ma poteva essere un bambino», dice l'uomo alle telecamere del «Tg 1». «Sembrava una donna. Non posso dire con certezza che fosse Ayla, la conosco solo di vista», si sbilancia il giovane. E il magistrato non vuole neanche dire se la pista passi attraverso un testimone, senti¬ to nel pomeriggio. E' un uomo di sessanta anni, un amico della coppia, di Frangois e di Ayla, la ragazza franco turca che ha dato alla luce il bambino poi soppresso. E' lui che aiuta la coppia a trovare un modesto alloggio a Nova milanese, è lui che accompagna Frangois e Ayla in un viaggio in Calabria, poco prima delle doglie. E' ancora lui che sparisce, quando il bambino nasce e pochi giorni dopo viene soppresso, gettato nel canale come un fagotto di cui sbarazzarsi. «E' stato necessario sentirlo, per chiarire il contenuto di una telefonata», non specifica altro il magistrato. Ma è chiaro che la telefonata a cui si riferisce è quella ricevuta sul cellulare di Frangois Imbalzano, al valico del Frejus, al ritorno dalla Francia. Quando qualcuno provoca la violenta reazione del giovane, che dopo la chiamata fracassa l'apparecchio. E allora il mistero continua, anche dopo il confronto tra padre e figlio. Un'ora di faccia a faccia, gli avvocati accanto. «Quella pista investigativa era priva di fondamento. E' stato chiarito tutto», assicura l'avvocato Roberto Beretta, difensore di Alfredo. «E' stato tutto un equivoco. Il mio cliente era sconvolto dalla notizia del sequestro e dalla perdita del figlio e ha reso dichiarazioni in una situazione di spavento», conferma l'altro legale, Paola Andreoni, che difende Frangois, già sposato in Francia con un'altra donna e padre del piccolo avuto da Ayla, anche se ufficialmente mai riconosciuto. Ma che si tratti comunque di una vicenda legata proprio a quel figlio non voluto, è convinto Pasquale Imbalzano. «Mio padre e mio fratello però non c'entrano. Bisogna guardare all'altra famiglia. Frangois aveva ricevuto minacce da loro...», punta il dito senza messi termini sui parenti della giovane franco turca. «Io non so assolutamente chi abbia ucciso Dominique», si difende Alfredo Imbalzano, adesso libero dopo il carcere e quell'accusa di aver soppresso il nipote. [f. poi.] Nessuna svolta dal confronto tra padre e nonno del piccolo I due uomini sono indagati ma liberi A lato Francois Imbalzano, il padre del neonato morto A destra, il nonno Alfredo

Persone citate: Alfredo Imbalzano, Angelo Renna, Francois Imbalzano, Imbalzano, Paola Andreoni, Roberto Beretta, Villoresi

Luoghi citati: Ayla, Calabria, Francia, Milano, Monza, Nova Milanese